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L’INTRUS

Pubblicato il 18 settembre 2004 da Antonio Pezzuto


L'INTRUS

Un cuore: una cosa abbastanza sporca, di competenza della tavola anatomica o della macelleria. Preferisco il tuo corpo. Questa frase di Marguerite Yourcenar ben si adatta a L’intrus, film di cuori trapiantati, di viaggi e di lande desolate, presentato in concorso qui al Lido. Una lunga poesia, la cui suggestione nasce da un racconto autobiografico del filosofo Jean-Luc Nancy , una testimonianza che Derrida ha definito straziante, ammirabile per lucidità, sobrietà, precisione e probità, una riflessione che parte da quando, nel 1991 Nancy subì un trapianto cardiaco, vivendo grazie al cuore di un altro, forse di una donna, l’intruso nel proprio corpo. Ma che cosa significa il proprio corpo dopo che le nuove tecnologie mediche ne rendono scambiabili componenti essenziali? In che modo l’identità personale è toccata da interventi del genere? Qual è il confine tra me stesso l’altro? Temi che già il cinema aveva trattato con, per esempio, il Greenaway di Lo zoo di Venere, dove il corpo di Alba Bewick veniva mutilato per ragioni estetiche e lei, alla amputazione della seconda gamba si chiedeva: “Che cosa devo perdere per non essere più io?”. Il film di Claire Denis parla di questo, parla dei corpi e della carne (uno dei temi più cari alla cinquantenne regista francese), parla dei figli, dei rapporti con gli animali visti come una sorta di estensione selvaggia di noi stessi (come già ci aveva mostrato in S’en fuit la mort), della possibilità di ripartire con una nuova vita, di un nuovo cuore, e delle invitabili perdite che questi cambiamenti comportano. L’intrus non è un film lineare, è flusso di immagini e di pensieri, lascia perplessi, pieni di dubbi ed incapaci a comprendere tutto. Un sogno lungo una vita, o forse lungo più vite, quella del nuovo cuore, del figlio da ritrovare e di quello perduto, dei cani e dei cavalli che nuotano nel mare, un viaggio che ci accompagna dal confine tra Francia e Svizzera alla Corea del Sud, lungo fiumi e lungo un cinema fatto di carne e di sogni, di reale ed irreale, di domande senza risposte.

[settembre 2004]

Regia: Claire Denis Sceneggiatura : Claire Denis, Jean Pol Fargeau Fotografia: Agnès Godard Montaggio: Nelly Quettier Interpreti: Michel Subor, Grégoire Colin, Katia Golubeva, Bambou, Florence Loiret-Caille, Beatrice Dalle Produzione: Ognon Pictures, Arte France Durata: 130’

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