Un film minimalista che ci fa sospettare a momenti di assistere a uno struggente e toccante documentario come Essere e avere. invece abbiamo dinanzi un film umile e semplicemente bello. Protagonista assoluta la natura incontaminata di un’isola siciliana abitata da pochi abitanti e detenuti del carcere. Il paragone con Respiro di Crialese, che rappresentava un habitat simile, è spontaneo, ma mentre Crialese idealizzava una natura ferina in modo stucchevole e un po’ retorico, qui invece respiriamo a pieni polmoni la brezza marina fresca e pura con tutta la sua forza ed anche virulenza. In sintonia i protagonisti, in primis la bambina e la nonna, sono assolutamente veri, e strepitosamente diretti dalla regista Costanza Quatriglio. La Quatriglio ci fa osservare il mondo, la vita quotidiana dei pescatori fatta di piccoli rituali con gli occhi pieni di gioia della bambina protagonista, e ci fa vivere il suo delicato passaggio dall’infanzia alla pubertà. La bambina è piccola ma già molto forte e sicura di sé: una bambina che sta diventando ragazzina. La storia del passaggio dall’infanzia candida e spensierata alla pubertà insidiata dai primi turbamenti amorosi diviene pretesto per un’analisi della società siciliana (e ancora quella italiana) e il ruolo subordinato della donna. Il maschilismo della cultura siciliana, incarnato dal fratello possessivo e geloso, tenta di tarpare le ali alla bambina ragazzina, di soffocarne la personalità, di metterne in crisi la sicurezza ma il temperamento fiero e prepotente della ragazzina sarà più forte.