X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



LA COSA PIU’ DOLCE

Pubblicato il 10 novembre 2002 da Alfredo De Giglio


LA COSA PIU' DOLCE

Ignobile commedia, smaccatamente moralistica, che narra le vicende di tre ragazze facili che, per dimostrare la propria indipendenza, la danno a tutti. Solo che il troppo stroppia e così anche le tre disinibite scoprono di avere dei sentimenti e, in fondo, di aspirare al principe azzurro. Cameron Diaz (sciagurata la scelta di questo film) riuscirà a trovarlo, in un finale-ritratto da pubblicità Blockbuster: divano, cane, amici, cassetta. E dire che all’inizio ironizzavano sulla vita di coppia.
La sceneggiatura è un incessante inannelare frasi scurrili e prive di senso (che ci rifiutiamo di riportare), se non quello di significare l’emancipazione femminile, almeno secondo l’arguta sceneggiatrice (poveri noi!). Infarcire i dialoghi di strafica/cazzo/arnese (perdonateci: dovere di cronaca), di sottili allusioni sessuali come Mettilo in buca” (il nome di un campo da golf), di battute coprofaghe, con una scena di fellatio in cui i due protagonisti rimangono incastrati a causa di un piercing, abbassa tale film a livelli di infima qualità, in dolce compagnia con gli exploit casarecci di Alvaro Vitali o della serie Porky’s, solo che lì c’era più goliardia e meno squallore. Ma ciò che maggiormente disturba è la filosofia che il film veicola: le ragazze sono facili, disinibite, perché hanno possesso della loro libertà; i ragazzi sono tutti trogloditi che come unico scopo nella vita hanno rimorchiare e bere birra.
La trama, come se non bastasse, riprende situazioni già viste in altri prodotti: dai film dei Farrelly (uso improprio dello sperma), da Harry ti presento Sally (finto orgasmo in pubblico), da Il matrimonio del mio migliore amico, e da altro commedie che culmina con “e vissero felici e contenti”.
Come la scena centrale del ristorante in cui, accennata una canzone, tutti i presenti vengono coinvolti dal ritmo, fino a formare un solo grande coro: ma se nel film con Rupert Everett e la stessa Diaz, il tema in questione era composto da Burt Bacharach, in questo film la scena si snoda sul ritornello “è grosso e non ci entra”, con l’uso abbondante di surrogati fallici.
Inqualificabile, quindi, su tutti i piani, e stupisce non solo che una star come la Diaz, che rivedremo nell’attesissimo film di Scorsese, ma che sia stato addirittura pensato e prodotto. Possiamo solo lodare il coraggio con cui la sceneggiatrice, già autrice di South Park, abbia il coraggio di firmare tale immonda produzione. Da starne accuratamente alla larga.

[novembre 2002]

(The Sweetest Thing)

regia: Roger Kumble sceneggiatura: Nancy Pimental fotografia: Anthony B. Richmond montaggio: David Rennie musica: Ed Shearmur interpreti: Cameron Diaz, Christina Applegate, Selma Blair produzione: Cathy Konrad origine: USA 2002 distribuzione: Columbia Tristar durata: 84’ web info: sito italiano, sito ufficiale

Enregistrer au format PDF