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La désintégration

Pubblicato il 2 settembre 2011 da Giovanna D’Ignazio


La désintégration

Ancora una volta con il suo ultimo film, La désintégration, la sensibilità di Philippe Faucon si dimostra essere colpita dai problemi dell’emarginazione e dai paradossi che caratterizzano una società segnata dalla crescente tensione tra globalizzazione e attaccamento alla cultura d’origine. Centrale è, ovviamente, il conflitto tra islamici e occidentali. Ambientato a Lille, in Francia, il lungometraggio mette a confronto i diversi approcci che i personaggi, tutti musulmani, hanno con la cultura e i costumi del paese nel quale vivono da anni, o nel quale sono addirittura nati e cresciuti. In particolare la famiglia di Ali, il protagonista, è emblematica. La madre del ragazzo si dispera del fatto che nessuno dei suoi tre figli sia un musulmano praticante: il maggiore sposerà una francese, probabilmente con rito cattolico, la femmina veste come un’occidentale e il più piccolo, il giovane Ali, fuma e fa tardi la sera. Il ragazzo è in cerca di uno stage, ma nonostante abbia inviato un centinaio di curriculum e sostenuto numerosi colloqui, non viene mai preso. Scoraggiato da questi continui fallimenti, si arrende all’impossibilità di trovare un impiego in linea di continuità con i suoi studi e, convinto di non avere alcuna possibilità di integrazione, riscopre le sue origini islamiche sino a diventare un aspirante attentatore kamikaze, ambizione in lui alimentata dal suo amico Djamel.

Le principali fonti di informazione rispetto alla cultura islamica sembrano essere i mass-media, macchine creatrici di stereotipi a servizio della strumentalizzazione politica nazionale o internazionale. In un paese come la Francia, dove la comunità islamica è numerosa (ma il problema riguarda chiaramente l’occidente intero), il cinema è sempre più interessato a conoscere e far conoscere le molteplici sfaccettatura di una cultura che non ci si può più permettere di ignorare o appiattire in modo ridicolo. La désintégration rientra dunque a ragione in questo orizzonte cinematografico, che non esclude lo stereotipo (il fanatismo religioso dei fondamentalisti e dei giovani kamikaze), ma lo contestualizza e ne mostra, senza giustificarle, le ragioni e le colpe, ma anche il dolore e l’inevitabile sconfitta.

Sebbene questo film di Philippe Faucon sia in parte ingenuo, palesa con semplicità quelle inquietudini che sono condivise, in un momento di forte crisi del sistema lavoro, oltre ogni cultura e confine geografico o religioso. Il fondamentalismo islamico diventa dunque lo specchio deformante nel quale si riflette ed estremizza il razzismo occidentale. Aggrapparsi morbosamente alla propria cultura senza riconoscere quanti tratti comuni questa abbia con le altre e trasformandola così in una serie di gretti pregiudizi, diventa (auto)distruttivo, significa disintegrare ogni possibilità di salvezza futura.


CAST & CREDITS

(La désintégration) Regia: Philippe Faucon ; sceneggiatura: Eric Nebot, Mohamed Sifaoui, Philippe Faucon; fotografia: Laurent Fénart ; montaggio: Sophie Mandonnet; musica: Pascal Ribier; interpreti: Yassine Azzouz (Djamel), Kamel Laadaili (Rachide), Rashid Debbouze (Ali), Perset Ymanol (Hamza), Mohamed Nachit (Nasser) ; produzione: Screen runner; origine:Francia; durata:80’.


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