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LA PASSIONE DI GIOSUE’ L’EBREO

Pubblicato il 17 ottobre 2005 da Edoardo Zaccagnini


LA PASSIONE DI GIOSUE' L'EBREO

Scimeca ha guardato Le crociate di Scott e La passione di Gibson. Resta da capire se non gli ha fatto bene l’esperienza o se il bravo regista di Placido Rizzotto si è visto sopraffatto dalle autoritarie leggi di mercato. Si parte dal pilgrim-movie a “fette”, tra miracolosi naufragi ed innevate vette, e si arriva faticosamente allo splatter pasquale prima della pioggia e delle donne inginocchiate. Poi un giorno sarebbe bello capire perché, nei naufragi al cinema, il protagonista si ritrovi sempre addormentato su una spiaggia piena di sole e un mare meravigliosamente calmo. Vederlo bello riposato e di nuovo pronto all’avventura, ci sta tutta, se il film è d’avventura, ma se questo si propone come documento d’indagine storica e pedagogica, la furbata ci sta male e l’abuso genera incredulità. Comunque, Orlando Bloom lo fa Marcello Mazzarella, imbragato nelle ferraglie tardo quattrocentesche ed obbligato ad un vocione da orco, abbastanza innaturale. Jim Caviezel, invece, tocca all’esordiente Leonardo Cesare Abude, sulla cui interpretazione sorvoliamo per educazione, e soprattutto per descrivere più dettagliatamente il personaggio che gli hanno regalato: un certo Giosuè, ebreo, figlio di Anna Bonaiuto e di un papà impaurito dalla profezia secondo cui il bimbo sarebbe il messia. Il bimbo inizia a crederci e a studiare come un diavolo per imparare i testi sacri approfonditamente. Sfiora l’autismo nella sua puntualità e nei trionfi ottenuti nelle gare di memoria coi coetanei. La cornice della storia moderna lo vede costretto ad abbandonare le terre di Spagna, in cui è nato, per dirigersi verso Napoli, città del sole e, in quegli anni, anche della peste. Insieme a Mazzarella lo accampagnano due islamici illuminati e un cristiano discreto. Scimeca si inventa un "Porta a porta" da venti e cinquanta in cui tutti hanno ragione e ognuno è libero di adorare il Dio che meglio conosce. Il regista si dice personalmente interessato all’argomento e noi, d’accordo con lui, vorremmo chiedergli se questo dibattito, attuale ed interessante, non avrebbe potuto svilupparsi su basi migliori, meno costose e di maggiore impatto. Perché al posto dei costumi pesanti e dell’impalcatura rinascimentale non abbia puntato su idee originali e magari toni da opera compatta. La televisione, forse, garantirà alla didascalia scolastica di Giosuè l’ebreo un futuro migliore di quanto possa fare il cinema. Pazienza, ancora una volta.

[Settembre 2005]

Regia: Pasquale Scimeca,sceneggiatura: Pasquale Scimeca, Nennella Bonaiuto, montaggio: Babak Karimi, musica: Miriam Meghnagi, interpreti: Leonardo Cesare Abude, Marcello Mozzarella, Anna Bonaiuto, produzione: Rosa Scimeca, Rosario Macchio, distribuzione: Istituto Luce


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