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LA SAMARITANA

Pubblicato il 18 febbraio 2004 da Antonio Pezzuto


LA SAMARITANA

Dopo la splendida parentesi di Bom, Yoreoum, Gaeul, Gyeoul, Guerigo, Bom (Spring, Summer, Fall, Winter and...Spring), vergognosamente ignorato dalla giuria della scorsa edizione di Locarno, Kim Ki-duk sembra riprendere le fila proprio dove si era fermato con Bad Guy. In concorso a Berlino nel 2001, si concludeva con l’amore impossibile tra una prostituta e il suo sfruttatore, sublimato attraverso il concedersi agli sconosciuti clienti: Samaria si apre con una leggenda, quella di una antica prostituta indiana che donava tale felicità agli uomini che incontrava, da convertirli al buddhismo. Lo spirito di questa donna sembra rivivere in una ragazzina che dopo il liceo si prostituisce ufficialmente per mettere insieme i soldi per volare in Europa con la sua migliore amica e “manager”, ma in realtà sembra quasi considerare la sua attività un modo per donare amore nel mondo e renderlo migliore. Alla sua tragica morte, l’amica decide di prenderne il posto, ma per riequilibrare le cose sarà lei a pagare i clienti per l’amore che riuscirà a donare loro. Nella sua purezza assoluta e sacrale, attraversa le fiamme dell’inferno dell’infelicità umana senza bruciarsi ma incenerendo tutto quello che tocca, portando dolore dove credeva di recare gioia. Trattandosi di Kim Ki-duk, tutto questo non può che avvenire con una discreta scia di sangue e cadaveri, anche se la violenza delle sue precedenti opere sembra qui essersi rarefatta in una fotografia dai toni gelidi e spenti e in un montaggio “pudico” che non concede nulla agli eccessi grandguignoleschi. Non lontano dalle ossessioni religiose di Dostoevskji (e da quelle mistico-cattoliche alla Von Trier) sull’umiliazione che porta al riscatto dalla colpa, Kim Ki-duk costruisce una fredda sonata divisa in tre precisi movimenti dove, come in un contrappunto, ad ogni episodio d’amore “donato”, corrisponde un evento di morte, ad ogni delitto, un castigo.

[febbraio 2004]

regia e sceneggiatura: Kim Ki-duk fotografia: Sun Sang-Jae montaggio: Kim Ki-duk musica: Park Ji interpreti: Lee Uhl, Kwak Ji-min, Seo Ming-jung produzione: Kim Ki-duk Film origine: Corea 2004 durata: 95’

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