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LA SORGENTE D’INVERNO

Pubblicato il 18 febbraio 2004 da Antonio Pezzuto


LA SORGENTE D'INVERNO

Si preannuncia ambizioso il nuovo progetto del Maestro Angelopulous, che dopo alcuni anni di silenzio annuncia una trilogia, o forse meglio un trittico, trattandosi di un enorme affresco sulla storia della Grecia dal 1919 fino ad oggi, in cui alle vicende politiche (mondiali) si mescolano il mito e la tragedia, Edipo Re e I sette contro Tebe. Non a caso, in questo primo segmento a cui ha dato come sottotitolo Regno ed esilio e che comincia con l’invasione di Odessa da parte dell’Armata Rossa e si conclude venti anni dopo, per la prima volta da Ricostruzione di un delitto (Anaparatassi, 1970), il regista torna a porre al centro di un suo film una figura femminile, dal mitico nome Eleni, amata da un padre e da un figlio in guerra tra loro, il cui rapimento scatena un dramma familiare che riflette la tragedia della guerra mondiale e poi di quella civile. Orfana, esule, detenuta, vedova, Eleni attraversa dalla prima infanzia tutti i possibili stadi del dolore fino quello più atroce della perdita dei figli gemelli, uno soldato e uno partigiano nella guerra fratricida, sui cui cadaveri grida contro il cielo coperta di stracci luttuosi. Malgrado l’encomiabile desiderio di non dimenticare il controverso secolo che abbiamo appena abbandonato, senza per questo essercelo lasciato dietro le spalle, nuoce purtroppo alla pellicola il graduale passaggio dalla novella al romanzo storico: la vicenda umana di Eleni e il suo amato Nikos, la fuga dalla famiglia, il ricovero in un antico teatro affollato di profughi, l’alluvione che devasta il loro villaggio, e soprattutto il funerale sulle barche che da solo vale tutto il film, sono tutte splendide stazioni di una via crucis che giustifica la loro struttura aneddotica, slegata, come le parabole degli antichi testi religiosi. Proprio il desiderio di farne un affresco universale, cedendo ad un simbolismo estremo che scade nel didascalico, ne avvelena invece l’intrinseca poesia visionaria non lontana da quella di Fellini o di Mikhalkov (non esente da eccessi manieristici ma sempre di grande suggestione), e la perfezione del quadro, o addirittura del bozzetto, finisce per perdersi in una enorme scena di battaglia che non è Guernica, ma è buia e caotica come quelle di Paolo Uccello.

[febbraio 2004]

regia: Theo Angelopoulos sceneggiatura: Theo Angelopoulos, Tonino Guerra, Petros Markaris, Giorgio Silvagni fotografia: Andreas Sinanos montaggio: Giorgios Triantafyllou musica: Eleni Karaindrou interpreti: Alexandra Aidini, Nikos Poursanidis, Giorgos Armenis, Vasilis Kolovos produzione: Greek Film Centre, Hellenico Broadcasting Corporation, BAC Film S.A. origine: Grecia 2003 durata: 170’

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