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Torino 33 - Lamb

Pubblicato il 27 novembre 2015 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Torino 33 - Lamb

Questo film rappresenta una grande novità, è un tentativo particolare: raccontare la pedofilia dalla parte di un buono, trattata come una storia d’amore in cui il sesso, il possesso, la voluttà sono esclusi, trasposti, dove non c’è abuso né violazione di minorenne, solo amore (come dice Tommie, la bambina protagonista di Lamb, nell’ultima, infinitamente commovente, conversazione d’addio in macchina con Gary-David. Grande coraggio nel voler raccontare una vicenda così delicata; estrema sensibilità di visione, di linguaggio, di taglio delle scene. Un rapporto tra un 47enne e una 11enne puro e così pieno di sfumature è raro vederlo al cinema. Il personaggio maschile, di ambiguità sottocutanea, dopo un divorzio e un lutto, conosce una ragazzina in un parcheggio di un centro commerciale: sono due individui diversi, speciali, che in qualche modo si riconoscono in un modo di comunicare diretto, senza paure né pregiudizi. La sfera della sensualità viene soddisfatta da David con una donna del suo ufficio, Linny, di cui però non è innamorato. Progetta di partire con la non quasi più bambina Tommie ("capirai un giorno che undici anni è la tua età più bella") verso le Montagne Rocciose, dove il padre gli ha lasciato una capanna diroccata. Le vuole mostrare la bellezza dei paesaggi, il fiume, l’ampiezza delle valli. Sa che il pericolo è in agguato, sa che rischia la galera, ma fra loro è tutto chiaro, tutto esplicito, tutto detto: per chi li incontra sono zio e nipote, il loro viaggio durerà una settimana e poi lui la riporterà a casa e non si rivedranno mai più, Tommie dovrà raccontare di essere scappata di casa e poi di essere tornata, nulla più. Tommie non è Lolita, non c’è malizia da parte sua nemmeno quando lo vede fare sesso con la rivale adulta e dopo gli dice: "tu mi tratti come una bambina!". Riuscire a far accettare ad uno spettatore un rapporto del genere senza schierarsi contro l’uomo, anzi, riuscire a generare empatia e solidarietà per una forma di rapporto così lieve e impalpabile come il loro, è opera di sapienza attoriale, registica, di fine scrittura. Scoperta fondamentale: il regista è anche il protagonista, Ross Partridge: viso intenso, sguardo vissuto che conosce le cose, nel complesso un artista le cui molteplici qualità sono da ricordare.


CAST & CREDITS

(Lamb); Regia: Ross Partridge; sceneggiatura: da un romanzo di Bonnie Nadzam; fotografia: Nathan M. Miller; montaggio: Chris Donlon; musica: Daniel Belardinelli; interpreti: Oona Laurence, Ross Partridge, Lindsay Pulsipher, Scoot McNairy, Jess Weixler, Joel Murray; produzione: El Rancho Road; origine: USA, 2015; durata: 96’


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