X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Las niñas - Concorso

Pubblicato il 21 novembre 2020 da Matteo Galli

VOTO:

Las niñas - Concorso

Presentato alla Berlinale nella sezione “Generation” e già uscito in Spagna ai primi di settembre, Las niñas è l’opera prima della quarantenne regista spagnola Pilar Palomero, originaria di Saragozza, città dove il film si svolge, solo a giudicare dalle targhe delle macchine (una “Z”) perché per il resto, in realtà, si svolge tutto in interni: casa anzi case e scuole. Si è soliti utilizzare per questo tipo di film il termine inglese “coming of age”, storia tutt’altro che indolore del passaggio dall’infanzia all’adolescenza di un gruppo di ragazzine di un’età fra gli undici e dodici anni, proprio quelle di cui al titolo, con l’obiettivo puntato in particolar modo sulla protagonista che si chiama Celia, ben interpretata dalla giovanissima Andrea Fandos.

Celia vive da sola con la madre, e uno dei grandi eventi, forse il principale, che segnano il passaggio appunto dall’infanzia all’adolescenza è proprio la scoperta tardiva del fatto che la narrazione veicolatale dalla madre nel corso degli anni, secondo cui il padre sarebbe morto d’infarto quando lei ancora doveva nascere, è una grandissima fandonia, la donna che l’ha tirata su è molto semplicemente una ragazza madre. In una Spagna retriva e ancora cattolicissima all’altezza degli anni ’90, periodo in cui si svolge il film, questa è evidentemente ancora una verità scomoda che, anche nel momento della massima vicinanza fra madre e figlia, la genitrice non ce la fa proprio a rivelare, malgrado la figlia abbia ormai appreso tutto.

Abituati alla rutilante movida almodovoriana di quegli anni, ma, tornando indietro, anche ai film del periodo franchista e postfranchista di Carlos Saura (fra tutti l’indimenticato Cria cuervos del 1976, di cui in certi momenti Las niñas appare solo una brutta copia), si fa fatica a immaginare che esistesse, appunto negli anni ’90, una costellazione familiare così arretrata nonché istituti religiosi in cui nell’ora di cinema si faceva ancora vedere Marcellino pane e vino, come nei cinema parrocchiali italiani degli anni ’60. Sarà senz’altro così, per carità, forse basta uscire dalle grandi città spagnole e la situazione è stata davvero questa. Fatto sta che il film, pur pregevole per certe piccole scelte di sceneggiatura (la vetta restano la sequenza iniziale con le prove del coro obbligatoriamente muto per scelta della suora-direttrice e quella finale con l’esibizione in cui è Celia a compiere la scelta di non cantare, segno di consapevolezza e di autonomia ormai raggiunte), resta tutto sommato un po’ monotono, un po’ claustrofobico (tutto certamente voluto al fine di mostrare l’atmosfera illibertaria e omertosa in cui vive la ragazza), parecchio ripetitivo nel raccontare gli innumerevoli incontri pomeridiani fra queste ragazzine, con le prime allusioni pruriginose, i primi rossetti, le prime sfumacchiate e la scoperta dei primi preservativi nascosti. Troppo insistita risulta tutta questa parte della narrazione, come troppo insistite le scene all’interno della scuola con le suore di fatto ridotte a macchiette, e troppo insistita, in fondo, anche l’incomunicabilità fra madre e figlia. Anche i modelli femminili potenzialmente alternativi e deflagranti, come la ragazza orfana di Barcellona, risultano personaggi fondamentalmente inespressi. La regia che indugia molto sui primi piani delle ragazze, contribuisce a comunicare questa sensazione di asfissia ma non si configura per una particolare originalità stilistica. Nell’insieme si tratta di un film poco più che dignitoso, con poco materiale per i quasi cento minuti della sua durata.


CAST & CREDITS

( Las niñas ); Regia e sceneggiatura: Pilar Palomero; fotografia:Daniela Cajías; montaggio: Sofia Escudé; interpreti: Andrea Fandos (Celia), Natalia de Molina (Adela), Zoe Arnao (Brisa), Julia Sierra (Cristina); produzione: Inicia Films, BTeam Prods; origine: Spagna 2020; durata: 97’.


Enregistrer au format PDF