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LIBRI: DI DIASPRO E DI CORALLO

Pubblicato il 13 aprile 2002 da Giovanna Quercia


LIBRI: DI DIASPRO E DI CORALLO

Testo arduo da affrontare per chiunque sia a digiuno della produzione letteraria o cinematografica africane, ma anche indispensabile per chi, da profano, si accinga ad esplorare la storia del cinema più giovane di questo pianeta. Arduo, perché Di diaspro e di corallo, sceglie un approccio scientifico ed approfondito che non trascura mai di dimostrare con numerosi esempi e riferimenti le tesi asserite, indispensabile perché colma una lacuna pressoché totale della pubblicistica italiana sul tema. Basta dare un’occhiata all’accurata bibliografia, infatti, per accorgersi che i testi di riferimento sono al 90% di lingua francese. In italiano esistono solo raccolte di saggi curate, ad esempio, da studiosi come Sergio Toffetti o Lino Micciché, oppure gli immancabili cataloghi di Alessandra Speciale sul Festival del Cinema Africano che dal 1991 si incarica - con sempre maggior successo - di presentare una ricca selezione di film al pubblico italiano. Detto questo, gli unici precedenti italiani di sceneggiature originali sul cinema del continente africano sono i lavori di Giuseppe Gariazzo (Poetiche del cinema africano, Breve storia del cinema africano) e il testo di Francesca Calais (Il cinema africano dalla parola all’immagine), tutti usciti dal 1998 a oggi. La nostra autrice ha scelto un punto d’osservazione particolare, ovvero la rappresentazione del femminile, e ha ristretto il campo d’indagine alla cosiddetta Africa nera (i paesi a sud del Sahara) e alle ex colonie francesi, tuttavia il suo lavoro è piuttosto esaustivo poiché il riferimento ai miti orali, e quindi alla sostanza stessa della cultura africana tutta, è costante e dettagliato. Fermo restando questo punto imprescindibile di partenza, scrivere un libro sull’immagine della Donna nel Cinema Africano coincide praticamente con l’esame della contaminazione di questi miti ancestrali con la cultura occidentale. Come ribadisce più volte l’autrice, infatti, il cinema come tecnica è un portato delle dominazioni europee ma i registi africani l’hanno usato come arma di riscatto, mentre l’impervia storia dell’emancipazione delle donne africane corrisponde - anzi ne è un simbolo efficace - con l’altrettanto impervia e contraddittoria storia della conquista dell’indipendenza da parte degli stati africani. La struttura del libro, d’altronde, è lo specchio perfetto di questa consapevolezza: una prima parte dedicata alle donne nell’immaginario orale e letterario, una seconda, indubbiamente la più riuscita, che analizza i personaggi femminili alla luce di categorie trasversali - VOCE CORPO IMMAGINE - accuratamente tagliate su misura per la cultura africana, e infine un excursus storico del cinema africano attraverso l’analisi testuale delle opere principali di grandi pionieri come Ousmane Sembène, Safi Faye (unica donna africana ad aver girato un lungometraggio!), Souleymane Cissé, e Cheik Oumar Sissoko. Forse eccessivamente dettagliato per un pubblico di non addetti ai lavori, Di diaspro e di corallo ha il merito di testimoniare un appassionato sforzo di immersione in una cultura radicalmente altra - anche se, in certi casi, e lo si scopre anche leggendo, sorprendentemente vicina - senza per questo rinnegare gli strumenti interpretativi della nostra bistrattata tradizione occidentale.

Maria Coletti DI DIASPRO E DI CORALLO - L’immagine della donna nel cinema dell’Africa nera francofona. Biblioteca di Bianco & nero, Roma 2001. pp. 255, 18,59 euro

[Aprile 2002]


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