X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Libri - Lo sguardo inquieto. Marco Bellocchio tra immaginario e realtà

Pubblicato il 27 ottobre 2009 da Donato Guida


Libri - Lo sguardo inquieto. Marco Bellocchio tra immaginario e realtà

Un libro realmente affascinante, questo di Patrizia Caproni, capace di sviluppare appieno le tematiche tanto amate da Marco Bellocchio e (quasi) sempre presenti nel suo cinema: dal rapporto violento con i padri alla personale rivisitazione della Storia d’Italia che s’intreccia con le vicende personali dei protagonisti, attraversando il continuo rifiuto, ribellione e abbattimento delle tre basi portanti d’Italia, la “santissima triade” Dio-Patria-Famiglia. Sviluppando il discorso sugli ultimi quattro film dell’autore emiliano, lo sguardo dell’autrice si focalizza soprattutto sul contesto immaginario-realtà (senza mai tralasciare, in ogni caso, le tematiche sopracitate).
Immaginario e realtà, dunque, temi che nelle ultime quattro opere di Bellocchio – L’ora di religione (2002), Buongiorno, notte (2003), Il regista di matrimoni (2006), Vincere (2009) – si sviluppano pienamente rispetto al precedente operato dell’autore. Il lavoro di Patrizia Caproni (impreziosito da foto tratte dai film) riesce nell’intento di indirizzare il lettore verso una nuova visione delle opere: una visione che si potrebbe definire “filosofica”; studiare Bellocchio attraverso Sartre, Heidegger, Merleau-Ponty ed ingigantire il discorso sull’immaginario e sulla realtà, fino quasi a farlo esplodere, così da poter permettere ai lettori di essere inondati da nozioni essenziali; sezionare le principali sequenze di ogni singolo film per riuscire nell’intento di accompagnare il lettore attraverso la spiegazione di queste due importanti tematiche bellocchiane. Cosa è reale è cosa non lo è negli ultimi quattro film dell’autore? Dove finisce la realtà e dove comincia il sogno? Quando la storia dei personaggi diviene la Storia del Paese e quando il contrario? Dove finisce la Storia che conosciamo e dove inizia la storia voluta dall’autore? Questi sono gli interrogativi dai quali sembra essere partita l’autrice.

In L’ora di religione qual è la verità? Quella di Ernesto Picciafuoco che sembra velatamente opporsi alla volontà dei suoi familiari di voler avviare il processo di santificazione per sua madre, uccisa da un figlio violento? Oppure quella delle zie e dei parenti del protagonista, i quali vogliono a tutti i costi portare a termine questa operazione religiosa che altro non è se non una meschina messinscena a sfondo economico-pubblicitario? In Buongiorno, notte dove finisce la realtà della storia personale di Aldo Moro, e dove comincia la finzione della storia voluta dal regista? Lo spettatore sembra essere eternamente calato in un sogno: quello di Chiara, la brigatista protagonista dell’opera, capace di immaginare un Aldo Moro che cammina libero, all’alba, per le strade di Roma, mentre in effetti al realtà (quella storica) ha in serbo ben altro finale più dolente. In Il regista di matrimoni lo spettatore riesce realmente a capire se lo sviluppo dell’opera che scorre sullo schermo è avvenuta realmente o è solo frutto dell’immaginazione del protagonista? In Vincere, infine, in che punto preciso la storia di due giovani amanti (Ida Dalser e Benito Mussolini) si interrompe al fine di non essere più storia privata ma storia pubblica, la Storia d’Italia, quella del fascismo, che ha distrutto molte famiglie, prima fra tutte la famiglia che “poteva essere” e che non è mai stata, per volontà dello stesso Duce.

Tra immaginario e realtà, dunque, si inseriscono le stesse immagini: delle immagini reali o delle immagini esclusivamente “immaginate”; l’operato di Bellocchio tende ad eliminare qualsiasi distanza tra passato e presente in questi suoi film; lo spettatore sembra non essere facilmente in grado di comprendere quando il film è votato al presente e quando al passato: dinanzi a lui procedono immagini, ovvero dei blocchi narrativi che lo catapultano immediatamente nel mezzo della storia o delle storie che l’autore racconta (ma che egli stesso sembra osservare nello stesso momento in cui si sviluppano); e allora le immagini divengono reali e voyeuristiche, come quelle continue di un Aldo Moro spiato attraverso il buco della serratura; ma subito dopo divengono immaginifiche, come quando lo stesso statista della DC attraversa libero le strade di Roma.

Quella appena citata è solo un a piccola sintesi di ciò che l’autrice intende sviluppare in questa suo saggio: un lavoro che parte dolcemente, ma che, col procedere della lettura, si sviluppa in maniera violenta, perché violento è il tema trattato e perché violento è sempre stato il cinema del ribelle Bellocchio.
Un cinema che riprende vita nelle pagine di questo libro edito da Le Mani, che, attraverso lo studio delle ultime quattro opere dell’autore emiliano, sembra sempre rievocare rabbiosamente lo spirito de I pugni in tasca (1965), così come alcuni uomini cercano di evocare lo spirito di Aldo Moro.
E ancora una volta, sogno o realtà…?


Autore : Patrizia Caproni
Titolo : Lo sguardo inquieto. Marco Bellocchio tra immaginario e realtà
Editore : Edizioni Le Mani
Collana : Extralights
Dati : 144 pp, brossura, ill. col.
Anno : 2009
Prezzo : 12,00 €
webinfo : Scheda libro su sito Le Mani editore con possibilità di acquisto a 9,60 €


Enregistrer au format PDF