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Torino 33 - Lo scambio

Pubblicato il 30 novembre 2015 da Anton Giulio Onofri

VOTO:

Torino 33 - Lo scambio

Sulla mafia il cinema ha più o meno già detto tutto quello che c’è da sapere (o è permesso sapere), e il fatto che un eccellente documentarista come Salvo Cuccia si sia per la prima volta accostato al lungometraggio di finzione con una storia di mafia lascerebbe intuire una scelta indotta, quando non costretta, dagli enti finanziatori del film (tra i quali la Rai), e dettata da esigenze di puro mercato. Per fortuna non è vero. Le cose sono andate ben diversamente, infatti, e Salvo Cuccia, che è di Palermo, e di Palermo e della sua Sicilia ha sempre raccontato “altro”, cioè tutto il resto che di magnifico e sconvolgente la sua terra meravigliosa ha da offrire all’immaginario dei cineasti, stavolta ha voluto per sua scelta convinta e personalissima misurarsi con una storia di mafia, una “vera” storia di mafia. E non lo ha fatto con gli occhi di chi è “venuto da fuori”, come tanti registi che sono venuti “dal continente” e che hanno firmato film o sceneggiati televisivi con risultati di varia qualità, ma con lo sguardo di chi con la mafia, accanto alla mafia, dentro la mafia è nato, cresciuto, e abituato a conviverci quotidianamente, avvertendola come un sapore amarognolo nell’aria, un rumorino di sottofondo nel vento, una presenza invisibile eppure ingombrante: come la morte. Al di là dell’ottima “trama”, che è bene non svelare per non togliere agli spettatori il gusto della sorpresa di ritrovarsi vittime di uno “scambio” che non è solo quello del ragazzo confuso per errore e destinato comunque a restare impigliato nei tentacoli di una piovra onnivora e consustanziale alla vita di ogni singolo privato cittadino dell’isola, il maggior valore del film di Salvo Cuccia sta nella sua straordinaria, livida eleganza formale, di una qualità che dal cinema approda alla migliore produzione contemporanea di altre arti della rappresentazione visiva, insieme alla diffusa sensazione del peso di un mercurio liquido grondante su persone e cose, che le costringe a muoversi verso direzioni involontarie e coatte, sotto la soffocante incombenza della campana di un cielo immobile e impassibile osservato dal basso come un altrove dove forse, forse, la vita riesce a volare libera da catene e zavorre. Alla sua prima prova con la finzione e con attori da impostare e contenere nei toni algidi e misurati richiesti dalla sua regia cadenzata e implacabile, Salvo Cuccia si dimostra narratore potente, maturo, consapevole di non dover concedere niente ad eventuali sbavature drammatiche che spezzerebbero la trance “lynchiana” che come un dèmone invisibile circola, condita qua e là di glaciale ironia, tra i fili di questo desolato e spettrale teatro di marionette.


CAST & CREDITS

(Lo scambio); Regia: Salvo Cuccia; sceneggiatura: Salvo Cuccia, Marco Alessi, Alfonso Sabella, Federica Cuccia fotografia: Clarissa Cappellani; montaggio: Letizia Caudullo; musica: Domenico Sciajno; interpreti: Filippo Luna, Paolo Briguglia, Barbara Tabita, Vincenzo Pirrotta, Maziar Firouzi; produzione: Abra&Cadabra, Rai Cinema; origine: Italia, 2015; durata: 93’


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