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Lou - Roma 2010 - Alice nella città

Pubblicato il 30 ottobre 2010 da Donato Guida


Lou - Roma 2010 - Alice nella città

Ancora una volta Alice nella città presenta un film commovente, carico di passione e di dramma; un’altra opera “dedicata ai piccoli” solo per quel che riguarda le sue tematiche adolescenziali, mentre, se si osserva la bellezza delle sequenze, il pathos dei rapporti tra i protagonisti, nonché la crudezza e la pura realtà quotidiana delle immagini e dei dialoghi (e anche, molte volte, il nome altisonante di alcuni attori che prestano la loro bravura a queste opere), si capisce che un film come questo Lou, della regista Belinda Chayko, possa essere mostrato non solo a un pubblico adolescenziale, ma gravitare attorno alle più svariate fasce d’età, ed essere compreso in modo nuovo e diverso.
Lou è una ragazzina di 11 anni che vive con la madre e le sue due sorelle più piccole. Il padre ha abbandonato la famiglia da quasi un anno, lasciando nei guai la moglie (una semplice ragazza di 27 anni). Da quando il padre è andato via Lou ha cominciato a chiudersi in un mondo tutto suo, costruendo attorno a sé una sorta di scudo protettivo capace di respingere qualsiasi tipo di possibile ferita che chiunque potrebbe infliggerle (compresa la madre, della quale la piccola non sembra più fidarsi, né amare). Nella vita di Lou appare però una figura nuova e strana: il nonno Doyle (padre del padre), il quale soffre del morbo di Alzheimer; abbandonato anche lui da sua moglie Anne, l’uomo vive immaginando il suo ritorno. Fin da subito Lou non vuole suo nonno in casa, mostrandosi acida ed infastidita dalla sua presenza. Ma nel momento in cui Doyle rivede nella piccola la sua amata moglie, Lou si sentirà più libera, finalmente amata, e riuscirà così ad abbassare, poco alla volta, quello scudo anti-umanità che era riuscita a costruirsi. Un rapporto, il loro, che diviene del tutto amorevole; un prendersi cura l’uno dell’altra che sembra giungere nel momento più adatto, per entrambi. Un rapporto che però non viene capito e condiviso dagli altri (soprattutto dalla madre della piccola) e, non visto come semplice amore famigliare, ostacolato.
Lou è un ottimo lavoro, una piccola perla in questa edizione festivaliera romana. Aiutato dall’ormai rinomata bravura artistica di un attore come John Hurt (nonché dell’inaspettata grazia e bellezza della piccola debuttante Lilly Bell-Tindley), l’opera di Belinda Chayo risulta perfetta in ogni punto, forse non innovativa nel tema trattato, ma sicuramente fresca nella sua risoluzione. Un piccolo dramma in cui però non mancano gioia, risate ed una tensione che riesce totalmente a coinvolgere gli spettatori. John Hurt, come detto, è ancora una volta sopra le righe nell’interpretare il malato e innamorato Doyle.
La frase che riecheggia sulla locandina del film (Love is all we need) è beatlesianamente adatta. In un mondo (quello della piccola Lou) dove la sofferenza sembra scontata, arriva una malattia (quella del nonno Doyle) a stravolgere, paradossalmente e positivamente, la vita di tutti.
E, a vedere il finale, ce n’era proprio bisogno.


CAST & CREDITS

(Lou); Regia: Belinda Chayko; sceneggiatura: Belinda Chayko; fotografia: Hugh Miller; montaggio: Denise Haratzis; musica: Glenn Richards; interpreti: John Hurt (Doyle), Lily Bell-Tindley (Lou), Emily Barclay (Rhia), Charlie-Rose MacLennan (Leanne), Eloise MacLennan (Lani), Daniela Farinacci (Mrs. Marchetti), Jay Ryan (Cosmo), Jonathan Segat (Blake), Damien Garvey (Colin), Logan Reilly (Jock); produzione: Matchbox Pictures; distribuzione: Bankside Films; origine: Australia, 2010; durata: 82’.


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