La vita per l’ispettore John Luther è sempre stata un inferno e tale continuerà a essere. Tutto brucia intorno a lui: follia omicida, sentimenti impossibili da decifrare, un anima feroce imprigionata tra le maglie di una società passiva e indifferente. Basterebbe questa breve descrizione per lasciarsi ammaliare dal travolgente ispettore impersonato da Idris Elba, nato dal brillante spunto di Neil Cross, qui giunto alla sua quarta stagione, o primavera, perchè questo fa John Luther ogni volta che il network britannico BBC One prova a esaudire i desideri dei molti fan della serie: rinasce a nuova vita.

Il filo della storia riprende a scorrere tra le dita di Cross qualche tempo dopo dove lo avevamo abbandonato, anche se non sembra passato nemmeno un giorno dall’ultimo saluto. John Luther ha deciso di abbandonare la sua vita da ispettore della omicidi, rifugiandosi in una casetta isolata sulle pendici di una scogliera: Luther non pensa al passato, vuole solo fuggire via, assieme ad Alice (Ruth Wilson) e ai diamanti che lei ha sottratto a un pericoloso e facoltoso ladro, per poter ricostruire una vita caduta in pezzi. Ma John ha perso da più di qualche giorno notizie di Alice e la venuta dell’ispettore Theo Bloom (Darren Boyd), accompagnato dall’agente Emma Lane (Rose Leslie) peggiorerà di netto la situazione: in centrale sono preoccupati per John e tutti si chiedono cosa stia architettando. Ma la comparsa di un feroce serial killer cannibale costringerà Luther a ritardare la sua partenza, rimettendo in discussione la sua carriera. Mentre ciò che trapela sulla scomparsa di Alice rende l’indagine di John più impervia del previsto...

Ogni volta che la BBC One riesce nella straordinaria operazione di produrre una nuova stagione (per quanto esse siano brevi e nel corso degli anni siamo passati da un totale di quattro-sei episodi ai soli due di quest’ultima), il risultato è sempre lo stesso: Luther è un cazzotto nello stomaco, un prodotto elaborato con palpabile e viscerale passione da lasciare tramortiti. L’immediatezza e lo sviluppo per sottrazione di archi narrativi sempre nuovi esalta alla perfezione i lineamenti dei protagonisti (seppur pochi), semplicemente aggiungendo una costante, il serial killer di turno, spingendo la crescita/regressione psicologica di questi a una velocità disarmante; in Luther il male non è mai centro nevralgico dell’azione, ma strumento necessario per spezzare le pastoie che tengono a freno (in tutti i sensi) l’ispettore John Luther, che dovrà lottare per non essere sopraffatto dalle sue passioni, da se stesso, dal mondo che lo circonda: non è il cattivo prescelto a far sprofondare il mondo nel buio, perchè la società è già un inferno così com’è, e così non c’è scampo, bisogna lottare, divincolarsi finchè ce n’è, e solo l’uomo virtuoso può emergere dalla tenebra, giocando senza badare a false regole, consapevole, tuttavia, di correre il rischio di restare schiacciato dal peso della propria ombra.

La quarta stagione di Luther è già una novità di per sè, inattesa, magari, parlando di una serie che per ogni mini-ciclo chiuso viene data per conclusa; tuttavia gli eventi narrati in quest’occasione lasciano qualche briciola di speranza per il futuro, grazie a un finale splendido e graffiante, aperto quel che basta per intravedere l’ispettore John Luther col suo passo dinoccolato, mani nelle tasche e schiena curva, allontanarsi tra la bruma londinese. E non resta che sperare in un ritorno dell’ispettore caratterizzato ad hoc da Idris Elba, per il quale sembra cucitogli addosso, attore spesso sottovalutato, ora nel pieno della sua maturazione artistica.

Apprendiamo che la Fox ha già ordinato un remake in salsa americana, che verrà scritto dallo stesso Neil Cross e prodotto da Idris Elba. C’è chi non vorrebbe poterne mai vedere la nascita, consapevole di esser poi costretto a salutare una volta per tutte l’ispettore più trasgressivo e caparbio della tv britannica. Ma anche il mondo dietro il piccolo schermo è un inferno, si sa. Proprio come la vita del buon vecchio (e mai domo) ispettore Luther.