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Lynchweb. Ovvero il frammento necessario

Pubblicato il 22 marzo 2008 da Daniele Dottorini


Lynchweb. Ovvero il frammento necessario

«In una città sconosciuta bagnata da una pioggia incessante... tre conigli convivono con un terribile mistero».
David Lynch, presentazione di Rabbits

Il cinema e la rete, o meglio, il cinema nella rete. Uno dei luoghi che più rappresentano l’attuale mutamento del cinema (delle sue forme di fruizione, come dei discorsi che nascono intorno a esso) è sicuramente il web, il gigantesco luogo ipertestuale che senza dubbio ha contribuito (ed è perfino banale ripeterlo) a una ridefinizione del cinema, della sua immagine e del suo statuto. Non si tratta semplicemente di riconoscere la presenza massiccia, ridondante di siti, portali, scritti e immagini, news e gossip, saggi critici e recensioni dedicate al cinema; né semplicemente evidenziare quanto – dalla diffusione della banda larga – il peer to peer (lo scambio di file via Internet) abbia permesso a milioni di utenti della rete di scambiarsi, ritrovare, rintracciare film spesso introvabili attraverso i normali canali commerciali, di creare cioè, circuiti alternativi a quelli tradizionali (solipsistici certo, completamente diversi dal rituale collettivo della sala). Trionfo del cinema, allora, sua glorificazione suprema attraverso la diffusione totale, capillare delle nuove tecnologie? Non si tratta di questo o, meglio, non è questo il tema che affronteremo qui.Si perché, in un certo senso, ciò che ci interessa non è tanto fare il punto su una trasformazione in atto (che, come tale, è difficilmente definibile se non attraverso sguardi parziali) che, da oramai molti anni, riempie le pagine di riviste e saggi critici (on e off line) di dichiarazioni riguardanti la “fine” del cinema (perlomeno del cinema così come lo si è conosciuto nel corso del Novecento). No, l’obiettivo qui è più delimitato, parziale, ma non meno importante. Non si tratta di vedere come e quanto il cinema sia stato assorbito (quasi vampirizzato) dalla rete, frammentato e ridotto a icona di se stesso, o diffuso capillarmente in ogni casa; si tratta di vedere in che modo il cinema abbia pensato la rete come luogo ulteriore di sperimentazione, delle forme e della fruizione. Si tratta cioè di rintracciare le forme attuali di un cinema che si muove lungo i suoi stessi confini, pronto a ripensarsi, di vedere come il cinema abbia sperimentato la rete, abbia pensato a Internet come possibilità più che come sua negazione.

L’articolo prosegue sul numero 22 di Close-up

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