X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Mama, I’m Gonna Kill You - Sguardi femminili russi

Pubblicato il 27 giugno 2014 da Giovanna Branca

VOTO:

Mama, I'm Gonna Kill You - Sguardi femminili russi

Impossibile giudicare in termini estetici o comunque propriamente cinematografici un’opera-documento che si confronta con un tema terribile come quello dei soprusi nei confronti dell’infanzia. Allora è forse il caso di rispolverare concetti all’apparenza desueti come quello di rigore, di morale, di etica dell’immagine cinematografica, di coraggio, di utilità. Mama, I’m going to kill You non può che richiedere questo tipo di approccio: frutto di un anno intero passato dalla regista Elena Pogrebizhskaja in un orfanotrofio russo, scopre - e cambia per sempre - la condizione raccapricciante in cui vivono bambini e ragazzi orfani o abbandonati dai genitori in tutta la Russia. Una condizione raccapricciante che non ha niente a che vedere con l’incuria delle strutture in cui vivono – “gli angoli sporchi” unico timore dei funzionari che devono dare i permessi per girare – ma che riguarda la totale mancanza di considerazione dei diritti dei bambini e di quella che più volte la regista definisce la loro anima. L’orfanotrofio accoglie minorenni che sono stati definiti, a loro insaputa e contro ogni evidenza contraria, affetti da una forma di ritardo mentale. Per questo il loro programma di studi è calibrato sulle difficoltà di apprendimento e per questo una volta cresciuti non potranno realizzare i loro sogni – ad esempio Nastja vuole fare la dottoressa per curare la mamma malata, Sasha vuole entrare in marina – perché potranno frequentare solo istituti professionali. A Nastja neanche è stato detto che sua madre in realtà è morta da tempo, e quel che è ancora peggio il personale dell’orfanotrofio ha l’autorità di spedire chi si comporta male in manicomio. Ciò che paradossalmente suscita ancor più orrore sono le interviste al direttore dell’istituto, gli insegnanti, lo psicologo, tutti biechi funzionari che nella migliore delle ipotesi non si sono neanche mai posti domande sulla bontà delle regole che seguono, ma che con rigore le applicano con una diligenza memore della banalità del male del “piccolo uomo” Eichmann che si difendeva dalle accuse della corte di Norimberga.
Lo sguardo della regista indaga questo abominio con rigore, senza abbandonarsi ad un patetismo che sarebbe pleonastico, ma soprattutto con il coraggio di chi non si ferma davanti a nulla. Ad essere sotto accusa non è infatti solo l’orfanotrofio in questione ma l’intera istituzione degli orfanotrofi russa, identica a se stessa dai tempi dell’Unione Sovietica e che etichetta più del 50% dei piccoli internati come ritardati mentali. Un gesto per lei necessario ma nondimeno frutto di vero coraggio, questa sì vera questione di morale. Ma soprattutto un gesto che si è tradotto in una vittoria e una conquista che travalica di gran lunga i limiti del film e del cinema stesso, dato che la legge russa in merito è stata cambiata proprio dopo l’uscita di Mama, I’m Gonna Kill You, e la diagnosi di ritardo mentale è stata revocata per tantissimi bambini.


CAST & CREDITS

(Mama, ja ub’ju tebja) Regia: Elena Pogrebizhskaja; sceneggiatura: Elena Pogrebizhskaja; fotografia: Marina Kuznechenkova, Vlad Marsavin, Elena Pogrebizhskaja; montaggio: Aleksandr Chernyj; musica: ;Aleks Kharlamov origine: ; durata: 51’.


Enregistrer au format PDF