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Marinella Rocca Longo: come nasce il Girl Power?

Pubblicato il 14 luglio 2016 da Giuseppe Giulio


Marinella Rocca Longo: come nasce il Girl Power?

Dal primo atto fino al tramonto, verso gli anni del Girl Power, la vicenda del musical di Mary Frith meglio conosciuta come Molly Cutpurse, torna di recente in auge con la scrittrice e drammaturga Marinella Rocca Longo. Un’opera che ha attraversato la storia del costume del Regno Unito, con i suoi colori, le sue suggestioni coreografiche, i suoi dialoghi, molti dei quali hanno rappresentato per molti anni e descrivono ancora oggi, un punto fermo nella storia del West End di Londra.

Paladina della trasgressione, Molly la Mariuola veste da uomo, fuma la pipa e brandisce la spada, aggirandosi per le strade della Londra del ’600 per difendere il diritto all’autonomia e alla libertà per sé e per tutte le donne. Totalmente al di fuori della convenzione sociale che vuole la donna del tutto assoggettata al potere maschile, sovverte anche la convenzione teatrale, che vede i personaggi femminili meno attivi e approfonditi sia nell’azione che nelle capacità linguistiche. Molly si muove agevolmente in tutti gli ambienti sociali, dei quali riesce a comprendere e a interpretare linguaggi e azioni, divenendo il centro di tutte le vicende della commedia, e ponendosi come modello di un’emancipazione femminile ancora oggi non totalmente raggiunta.

L’autrice romana, accompagna il lettore in questa affascinate avventura culturale in cui il mito femminista si è rispecchiato, con risultati, il più delle volte, di particolare coinvolgimento, anche per merito dei grandi protagonisti del genere. Marinella Rocca Longo ci affida una versione ipnotica, dotata di una luce che ti fucila alle spalle, che avanza con la sua folle e anticonformista di una narratrice che rivendica il diritto di trasformare la diversità in bellezza.

Il diritto di Molly è di risvegliarci lasciandoci nello stupore di un fragoroso sogno. Perché il vero scandalo alla fine di un viaggio sarebbe non aver cercato se stessi. E alla fine sappiamo che ognuno di noi può essere soltanto quello che è. E il vero splendore è la nostra singola, sofferta, diversità….


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