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Mi hanno rimasto solo

Pubblicato il 27 aprile 2016 da Maria Vittoria Solomita


Mi hanno rimasto solo

Roma. TV, teatro, cinema, pubblicità. La Ginestra lo stiamo vedendo in tutte le salse. In effetti, ai fornelli giudica, almeno per La7, è tra “Cuochi e fiamme”. E poi, una certa pasta gli è valso il premio Charlot per la pubblicità, lo scorso anno. Una sorta di Re Mida del divertimento, ciò che tocca (lo) diverte. Soprattutto a teatro, non solo quello di cui cura la direziona artistica da quasi 20 anni, nei pressi di Villa Torlonia.
Dategli un personaggio e un palco e La Ginestra si trastulla, e trastulla. Mica poco. È stato diretto, fra gli altri, da Garinei&Giovannini, Pupi Avati, Liliana Cavani, Pierfrancesco Pingitore, Fausto Brizzi, Massimiliano Bruno, Luca Miniero e Paolo Genovese.

Quella che prende forma al Teatro della Cometa è una riuscita carrellata di personaggi: dall’ubriaco al prete-da-corso-prematrimoniale, passando in rassegna il mondo delle fiabe e sterminandolo. Come fosse in un sogno personalissimo che finalmente vede realizzarsi, La Ginestra cambia il pubblico ogni sera e interpreta maschere differenti utilizzando registri diversi. Un sogno, spiega sospirando sul proscenio. Lui lo ha sempre desiderato un sogno così.
Certo, nella realtà si chiama teatro, un fantastico meccanismo. E il suo sogno, allora, si è concretizzato in “Mi hanno rimasto solo”. A dire il vero, solo solo proprio non è. Alle spalle del regista/autore/interprete, si agita il pianoforte di Tagliapietra, di concerto con un corposo trio vocale; la musica, più che accompagnare, incornicia alcune scene e ne ritma altre. Poi ci sono la platea e la galleria, vivissime. In alcuni passaggi, lo spettacolo si fa involontariamente interattivo, con il pubblico a contendersi la scena. Lo stesso Petrolini, a cui La Ginestra paga tributo, resterebbe affascinato da certi romani in sala, plaudenti e parlanti: il romano anticipa alcune battute, le chiama, le ripete, le esaspera. Ma La Ginestra non fa cabaret, si sa(ppia). Lui resta dello stile trasognato a cui ci ha abituati, mai volgare. Istrionico, trascina.

A fine serata, poi, trascina nel mondo dell’AIG, Associazione Italiana Glicogenesi, una malattia rara legata al metabolismo. L’impegno sociale è il marchio di molti suoi lavori teatrali. Sarà che, ridendo, certe barriere vengono meno, si ascolta meglio e ci si sente più vicini. Sarà che, “mentre si ride, si pensa che c’è sempre tempo per la serietà”, come scriveva Kafka. Ecco, il tempo è subito, di passaggio nel foyer del Cometa.
Spettacolo valido, godibilissimo anche in solitudine, nel caso in cui “vi avessero rimasti soli”.


Mi hanno rimasto solo; Regia: Michele La Ginestra; drammaturgia: Michele La Ginestra; musica: Paolo Tagliapietra (pianoforte), Alessia Lineri, Irene Morelli e Alessandra Fineo (coro); interpreti: Michele La Ginestra; Teatro della Cometa fino all’8 maggio


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