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Mickey on the Road - Concorso

Pubblicato il 22 novembre 2020 da Francesca Pistocchi

VOTO:

Mickey on the Road - Concorso

Reduce da recenti esperienze nel cortometraggio e nel tv movie, la regista taiwanese Lu Mian Mian debutta per la prima volta nel lungometraggio di finzione con un bel film tutto al femminile: Mickey on the Road / Mi Zhou Guangzhou ripercorre le strade sconnesse che uniscono e separano diverse nazioni, diverse anime, diversi destini. Nell’oscurità luccicante di una Taipei quasi esclusivamente notturna, due ragazze, Mickey (Yeh Pao-Wen) e Gin Gin (Chang Ya-Ling), vagano cercando una momentanea distrazione in cui rifugiarsi. A prima vista, le due giovani donne sono ciò che potremmo chiamare una (non poi così) strana coppia: ribelle e taciturna la prima, vivace e puerile la seconda.

Fin dall’inquadratura d’esordio, la cinepresa s’immerge negli anfratti variopinti di una cultura e di una spiritualità ormai ridotte a mere superstizioni di consumo, eppure non per questo meno sacre. Nei templi non ci si limita a pregare, quanto a vivere: al loro interno Mickey prende lezioni di arti marziali, chiacchiera con l’amica, discute con l’insegnante e con i compagni, chiede ironicamente un segno a divinità sconosciute. Nel bizzarro microcosmo di una Taiwan solo in apparenza occidentalizzata, perfino una macchinetta del luna park può acquisire poteri magici. Le ombre del passato strisciano fra i colori sgargianti di cui si tingono le strade, insinuandosi nei luoghi più inaspettati: in discoteca, ad esempio, o dietro all’enorme tatuaggio che copre le scapole della protagonista.

Entrambe le ragazze hanno un buon motivo per abbandonare la propria quotidianità e gettarsi nell’ignoto: se, a causa dell’apatia materna dovuta all’abbandono del marito fuggito via, Mickey si sente costretta in una ragnatela da cui non sembra esserci via di fuga, Gin Gin scopre di non poter più continuare a barcamenarsi fra un night club e l’altro. Così inizia il loro viaggio verso la Cina, sulle tracce di un padre e di un fidanzato meno evanescenti di quanto non sembrino. Fra una peripezia e l’altra, le nostre due eroine dovranno dunque fare i conti con l’età adulta e con la dolorosa acquisizione di una nuova, amara consapevolezza. In fondo, Guangzhou (Canton) dove approdano, non è poi così diversa dalla loro Taipei: anche qui domina incontrastata la logica del compromesso fra i due sessi, mentre la religiosità popolare e scaramantica dell’ormai lontano Paese natale s’infrange contro il cinismo con cui la gente distorce le antiche formule a proprio piacimento.

Interessante è il rapporto di interdipendenza che incatena le protagoniste ad una sfera maschile tanto indistinta quanto opprimente, ci si chiede infine se la loro emancipazione forzata non sia in realtà un fantasma volto a riempire vuoti lasciati da terze persone. Il pellegrinaggio si trasformerà in una sorta di grottesca via crucis costellata da figure ridicolmente crudeli e da maschere familiarmente estranee: al termine di un percorso tanto sofferto quanto irreale, le due donne dovranno recidere i legami con un’infanzia artificiale, preconfezionata e fabbricata fuori tempo massimo.

Lo sguardo policromo e disilluso con cui Lu Mian Mian dipinge i propri paesaggi è sicuramente originale, l’intenzione è buona, ma spesso l’immagine e i dialoghi si disperdono in una retorica a volte percepita come sovrabbondante. La cinepresa s’impegna a costruire universi visivi di cui, in fondo, non abbiamo bisogno: basterebbe, invece, osservare la reazione delle due amiche alla banalità squallida e minacciosa di un paio di aforismi pronunciati per sedurle. Basterebbe notare i gesti controllati con cui Mickey trattiene e sprigiona una rabbia che ha radici forse a noi sconosciute. Basterebbe gettare un occhio sul volto inerme della madre mezza alcolizzata, impegnato a passare in rassegna sempre le stesse fotografie, mentre il mondo intorno lentamente si disfa e sprofonda nel buio. Basterebbe, infine, riaccompagnare le ragazze a casa, tratteggiando sul loro viso una rassegnazione ormai priva di illusioni – eppure, proprio perché ormai tradita e frustrata, più coraggiosamente consapevole.

Mickey on the Road - Regia e sceneggiatura: Lu Mian Mian; fotografia: Fan Shen-Siang; montaggio: Lei Chen-Ching; interpreti: Yeh Pao-Wen (Mickey), Chang Ya-Ling (Gin Gin), Miao Ke-Li (madre di Mickey), Time Liu (Fu Yu), Hsu Yu-Chieh (Chieh); produzione: Friendly Life Film; origine: Taiwan 2020; durata: 95’.


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