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Roma 2015 - Monster hunt

Pubblicato il 17 ottobre 2015 da Stefano Colagiovanni

VOTO:

Roma 2015 - Monster hunt

Il film d’apertura della decima edizione della Festa del Cinema di Roma giunge direttamente dalla Cina. Quella “medievale”, fantastica, terra di miti e folklore, dove i sentieri sterrati sono battuti da cacciatori di mostri esperti nelle arti marziali e creature bitorzolute, munite di zanne e artigli, braccate per essere rese schiave, vendute o, peggio ancora, cucinate. Sono mostri e i mostri vanno eliminati, anche quando non sembrano intenzionati a voler ferire nessuno.

Moster hunt, diretto da Raman Hui (papà di storie d’animazione convincenti, quali Shrek 1 e 2, Z la formica e Madagascar), e ideato dallo stesso Hui, assieme ad Alan Yuen, si presenta al mondo come il film di produzione cinese con il più alto incasso di tutti i tempi. Ma, che dir si voglia, i più maliziosi o esperti sanno già che l’incasso al botteghino non è sempre proporzionale alla qualità e alla buona resa del prodotto stesso. E Monster hunt non rappresenta un’eccezione perchè, una volta svelato l’arcano, si rivela per quel che in realtà è: semplicemente un buon film (solo) per i più piccini.

Ancora una volta ci ritroviamo a fare i conti con i soliti umani cinici e violenti (spesso più violenti dei mostri) che, dopo aver invaso il territorio dove le fantastiche creature vivono apparentemente in pace e armonia, si rimboccano le maniche per render loro la vita difficile, ma una serie di casualità e l’avvento di un giovane dall’animo puro (Boran Jing), riusciranno a salvaguardare l’esistenza delle mostruose creature, sradicando il male (almeno quello fisico), per riportare la pace. Un plot trito e ritrito, ma non certo il punto debole del film, perché si sa che originalità è anche saper riutilizzare vecchi standard e cliché, rileggendoli in chiavi e direzioni differenti. Piuttosto, il suicidio tecnico e formale perpetrato da Raman Hui risiede nell’aver considerato un’ottima scelta quella di realizzare un connubio tra wuxia classico, fantasy e demenzialità: il risultato è un’accozzaglia pasticciona di generi, che riesce altresì ad accendere la curiosità dello spettatore e a strappare più di qualche sorriso, ma nel contesto generale dell’opera, il tentativo di trasformare un genere nobile come il wuxia in una strampalata fiaba d’azione per grandi e piccini disorienta e irretisce in più di qualche sequenza. Stonano anche un paio di sequenze stile musical, che finiscono con l’appesantire (e allungare) il dispiegamento della narrazione, che resta altalenante dall’inizio alla fine, mosaico composto da scene dinamiche e altre soporifere, che distruggono il climax originato nelle precedenti. Inoltre Il design digitale dei mostri non stupisce, anzi, delude, rappresentando un’occasione mancata in malo modo di modellare forme mostruose diversificate e uniche in ogni dettaglio: in Monster hunt, i mostri paiono tutti fratelli e sorelle e finiscono col distinguersi soltanto attraverso il colore o le dimensioni.

Ma non è tutto da buttare quel che si vede in questa nuova pellicola di Raman Hui: il film cova un messaggio da prendere a cuore, ovvero il rispetto per il prossimo diverso, la virtù di non giudicare il diverso dall’aspetto fisico che, spesso e volentieri, non fa di lui un essere cattivo, ma cattivo è chi cede alle debolezze e alle paure di non approfondire la conoscenza di ciò a cui non siamo abituati a vedere e convivere; non esistono uomini buoni e mostri cattivi, ma uomini e mostri buoni o cattivi.

Monster hunt finirà col piacere ai più piccoli e, con ogni probabilità, si rivelerà un macigno troppo grande da sopportare per gli adulti; ma se l’intoppo si concretizza esclusivamente nell’accezione più formale dell’opera, quella sostanziale non merita di essere bistrattata. Forse, in questo caso, sarebbe meglio non condannare il film di Raman Hui per il suo aspetto, ma per il messaggio che nasconde al suo interno.


CAST & CREDITS

(Monster hunt); Regia: Raman Hui; sceneggiatura: Alan Yuen; fotografia: Anthony Pun; montaggio: Kai-Fai Cheung; musica: Leon Ko; interpreti: Wei Tang, Baihe Bai, Eric Tsang, Boran Jing, Wu Jiang, Chen Yao; Cina, 2015; durata: 111’


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