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Mr.Jones - Concorso

Pubblicato il 12 febbraio 2019 da Matteo Galli

VOTO:

Mr.Jones - Concorso

Uscendo dal film di Agnieszka Holland intitolato Mr. Jones, prima di mettersi a scriverne, bisogna leggere. Potenzialmente ci sarebbe molto da leggere, perché si scopre che l’argomento è assai controverso, sul tema non regna affatto unanimità. Il tema in questione è il cosiddetto “holodomor”, parola composta che in russo e in ucraino significa uccisione per fame. Dell’ ”holodomor” - la carestia pianificata (ma già sull’uso di questo participio passato le opinioni divergono) dai vertici del partito bolscevico fra il 1932 e il 1933 sotto Stalin, ai danni dell’Ucraina costretta a consegnare la stragrande maggioranza delle derrate alimentari a Mosca in modo tale da fornire soprattutto grano per l’esportazione e ricevere in cambio tecnologia tale da produrre una convulsa e rapidissima industrializzazione del paese – si parlò o meglio si cercò di parlare in tempo reale, ma l’Unione Sovietica fece di tutto perché non trapelassero notizie, impedendo ai giornalisti stranierei di visitare l’Ucraina per constatare di persona la tragedia che stava accadendo e raccontarlo ai media occidentali. Illustri esponenti del mondo giornalistico, fra i quali nella realtà come nel film spicca il corrispondente del “New York Times” nonché vincitore del Pulitzer, Walter Duranty fornirono il proprio avallo a quest’operazione di censura sostenendo che era tutta una montatura della stampa anticomunista. Di “holodomor” si tornò a parlare in modo sistematico solo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, dagli anni ’90 in poi il tentativo di (ri)stabilire una verità, pur essendo molti degli archivi ancora chiusi a doppia mandata, è diventato parte integrante dell’identità ucraina, con alterni risultati: il numero delle vittime ha una forbice di oscillazione grandiosa – da tre milioni e mezzo a quattordici milioni, una cifra comunque enorme -, il Consiglio d’Europa, in una risoluzione del 2010, negò di definire quei crimini come un genocidio, malgrado la richiesta di Kiev, un recente pronunciamento del Parlamento Europeo sembra andare nella direzione opposta. Nel novembre di ogni anno, l’Ucraina ricorda le vittime. Uno dei personaggi che con più tenacia tentò di raccontare in tempo reale quello che stava accadendo fu il consulente di Lloyd George e giornalista gallese Gareth Jones (salito alle cronache internazionali per essere stato il primo a intervistare Hitler dopo la presa del potere), a questa figura eroica, idealista e per certi aspetti ingenua, scomparsa in Mongolia in circostanze non chiare – probabilmente ucciso dai servizi segreti sovietici in segno di rappresaglia - a soli trent’anni nel 1935 è dedicato il film di Agnieszka Holland, un onesto film storico, ambientato fra l’Inghilterra, Mosca e la desolazione dell’Ucraina innevata e affamata. I personaggi storici con cui Jones ebbe a interagire ci sono tutti: Lloyd George appunto, il viscido e perverso Duranty, il diplomatico Maksim Litvinov, l’ambiguo burattinaio del riconoscimento dell’URSS da parte della Società delle Nazioni e dell’allacciamento di relazione diplomatiche fra USA e URSS. Il film presenta anche alcuni elementi fictional: il personaggio di Ada Brooks, una giornalista americana con cui Jones ha un accenno di relazione che, disgustata lascerà Mosca finendo, per così dire dalla padella nella brace, nella Germania hitleriana, i parties moscoviti, all’insegna dell’eccesso organizzati da Duranty, che fanno venire in mente analoghe scene del Moka Efti, il locale di Babylon Berlin e, soprattutto, la cornice che esplicita un assunto condiviso nella critica letteraria e politica degli anni ’30, ossia che dalla ricerche di Jones sia nata l’idea di George Orwell di scrivere Animal Farm. Del resto, Mr. Jones, il padrone della fattoria a cui gli animali si ribellano, che peraltro nell’allegoria rappresenta lo zar Nicola II, a detta di molti, è un omaggio proprio al giornalista gallese. Molto, troppo lungo, il film, un po’ televisivo e con un production design rivedibile, è, come detto, un film onesto, e a nostro avviso vale più per l’indiscutibile valore memoriale e di testimonianza che per intrinseci meriti cinematografici, attoriali etc. Ma ci vogliono anche questi film. Resta da chiedersi se Agnieszka Holland e la sceneggiatrice esordiente abbia inteso alludere anche a circostanze di più stringente attualità, certamente non così gravi, ma comunque su cui mette conto vigilare, vicende relative al suo paese di origine, ossia la Polonia, si scrive Stalin ma un po’ si legge anche Kaczyński.


CAST & CREDITS

(Mr. Jones ); Regia:Agnieszka Holland; sceneggiatura: Andrea Chalupa; fotografia:Tomasz Naumiuk; montaggio:Michał Czarnecki; interpreti:James Norton (Gareth Jones), Vanessa Kirby (Ada Brooks), Peter Saarsgard (Walter Duranty), Joseph Mawle  (George Orwell), Fenella Woolgar (Miss Stevenson), Kenneth Cranham (Lloyd George), Krzysztof Pieczyński  (Maxim Livtinow); produzione: Film Produkcja / in association with NEM Corp, Varsavia; origine: Polonia, Gran Bretagna, Ucraina, 2019; durata: 141’.


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