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MTV music awards 2003

Pubblicato il 28 giugno 2003 da Alessandro Izzi


MTV music awards 2003

Gli MTV movie awards hanno sempre occupato una posizione molto eccentrica nel panorama fin troppo vasto dei premi dedicati all’industria cinematografica americana (la manifestazione si rivolge prevalentemente alla produzione anglofona, ignorando quasi del tutto ogni altro tipo cinema). La loro eccezionalità non deriva tanto dal fatto che essi vengano assegnati in base a votazioni espresse liberamente dal pubblico a casa (quello che segue il programma della mitica rete musicale), quanto piuttosto dal gusto iconoclasta ed assolutamente originale che guida la definizione delle varie categorie che vengono premiate. Seguendo una visione molto post moderna, legata ad un gusto videoclipparo e giovanilistico, la galleria degli MTV movie awards riesce, comunque, a fornire quasi sempre un quadro abbastanza attendibile del modo in cui il cinema viene assorbito e digerito dalle nuove generazioni di spettatori. Non si tratta, quindi, di una sorta di check-up volto a certificare la salute dell’industria, ma di una vera e propria radiografia frastagliata ed ironica del pubblico in sala. E’ proprio nella definizione delle varie categorie da premiare che si evidenzia, allora, il senso ultimo di un’operazione che altrimenti non avrebbe molto senso visto che la patrona dell’iniziativa è una rete televisiva che non fa certo del cinema il suo punto di forza. Ed è proprio in questa definizione di nuove categorie che la manifestazione trasmessa ieri in prima italiana alle 21:00 (e domenica 15 giugno 2003 in replica alle 15:00) ha mostrato un po’ la corda. Le categorie selezionate per i premi sono state, bene o male, le stesse viste nelle passate edizioni ed esse sono state calate in un contesto che, pur mantenendo il sicuro pregio di riuscire ancora a sostanziarsi di una profonda carica di autoironia, dà, però, l’impressione di cominciare a prendersi un po’ troppo sul serio e di avviarsi su quella triste ed irreversibile china che conduce alla noia mortifera dei premi tradizionali. Forse la colpa non è solo delle categorie, forse parte del comunque parziale insuccesso è da assegnare anche ai due conduttori (Justin Timberlake e Sean William Scott fanno rimpiangere la Sarah Michelle Gellar della passata edizione), fatto sta che la serata si è svolta, a nostro avviso, in maniera un po’ troppo prevedibile. Eppure il tutto era partito nel migliore dei modi! L’inizio, con la gustosissima parodia di Matrix reloaded si era lasciato apprezzare per il suo buon ritmo comico. E l’idea di utilizzare il fumetto come filo conduttore e tema dominante della serata si prestava a gustose e simpatiche variazioni. Ma, purtroppo, alla lunga, i siparietti a fumetti che precedevano ogni premiazione, anche per il fatto che non erano sempre ottimamente concepiti, hanno ingenerato una fastidiosa sensazione di meccanicità e i premi assegnati hanno brillato per la loro sconfinata prevedibilità. All’interno di uno spettacolo sempre eccellentemente condotto (niente a che vedere con i nostrani David) hanno trionfato, insomma poche cose. Telefonatissima la vittoria di Eminem sia come Breakthrough Male che per la Best Male Performance. Meno scontata la vittoria di Kirsten Dunst per la Best Female Performance (trionfa su candidate del calibro di Reese Witherspoon, Halle Berry, Kate Hudson e Queen Latifah) che ritira il premio anche per il Best Kiss (quello di Spiderman con il povero Tobey Maguire appeso a testa in giù). Simpatica la vittoria di Daveigh Chase che interpreta la non certo piacevole parte di Samara Morgan in The Ring come Best Villain. E il suo è stato il discorso di ringraziamento meno artefatto e più spontaneo che ci sia capitato di vedere. Breakthrough Female è stata, inspiegabilmente la Jennifer Garner di Daredevil mentre più scontate le vittorie di Yoda e Christopher Lee per il Best Fight e di Mike Meyer per la Best Comedic Performance (Austin Powers in Goldmember). Sacrosanta la piccola pioggia che copre Il Signore degli anelli: Le due torri che si porta a casa quattro confezioni di dorati popcorn. La prima per il Best Movie, la seconda per la Best Action Sequence (non premiare l’epica del Fosso di Helm sarebbe stato un controsenso), la terza per il best on-screen team (premiati Elijah Wood, Sean Astin e Gollum) e, infine, novità (unica) della serata, il premio al miglior attore virtuale assegnato a Gollum. Che si cominci a dare un peso al valore dei personaggi virtuali all’interno di un film è sacrosanto ed è triste, in fondo, che si debba aspettare occasioni così eccentriche perché il lavoro fatto venga apprezzato (sia pure tra i fumi dell’ironia). Una tristezza, comunque, abbondantemente ripagata dal bellissimo discorso di non ringraziamento del povero hobbit decaduto. Chi non l’ha visto non può immaginare cosa si è perso! C’è solo da augurarsi a questo punto che questa scena mirabile (che da sola valeva la visione di tutta la trasmissione) sia presto inserita negli extra del DVD del film.

[giugno 2003]


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