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NATURAL CITY

Pubblicato il 6 febbraio 2005 da Armando Chianese


NATURAL CITY

Secondo il regista coreano Min Byung-cheon, autore di diversi spot e videoclip e di Phantom: The Submarine (1999), tra 75 anni esatti (nel 2080) la tecnologia sarà oramai il punto di rottura e d’incontro tra nuove culture e nuovi orizzonti che con l’evoluzione, come cliché marcusiano vuole, determinerà in modo drammatico il futuro della razza umana. Natural City è un film stilisticamente perfetto, curato nei minimi dettagli. Ma è inevitabilmente il frutto di una mente che ha rielaborato (orientalizzato?) il complesso rapporto tra creatore e creatura presente nei romanzi di Philip K. Dick e quindi in Blade Runner di Ridley Scott. Il vero scopo della tecnologia non è rendere più facile la comunicazione o svolgere lavori pesanti, ma rimpiazzare quello che la società non riesce umanamente a dare. Curare a suo modo, grazie alla logica dell’intrattenimento, il male del secolo: la solitudine. L’intelligenza artificiale dei cyborg di Natural City si spinge ovviamente oltre la pura funzionalità della macchina, al di la del semplice optional, arrivando all’amore come problema assoluto. I robot hanno un’anima, l’imprinting del sentimento come croce e delizia. Ecco quindi un tutore della legge, che di giorno combatte contro i temuti cyborg, invaghirsi della bella ballerina robot di turno. Lei ovviamente ha un problema: come per il latte, una data di scadenza di tre giorni, dopo i quali morirà. Al “mad doctor” l’arduo compito di innestare un chip nel cervello di una povera ragazza dei bassifondi che possa sostituire l’amato giocattolo del poliziotto. Siamo lontani anni luce, dati questi fattori, dall’happy end più classico e consolatorio, ma il paragone col film di Scott sembra effettivamente impossibile. Qui ci sono belle coreane dagli occhi a mandorla e dal corpo bianco che sembra fatto di lattice, ombrelli trasparenti e tute nere attillate. Non c’è quella tecnologia “sporcata”, banalizzata e logora che primeggia in Blade Runner, non c’è il sax triste di Vangelis a squarciare il cielo grigio sopra una smorta umanità. Servirà, Natural City, a qualche teen ager per riscoprire il capolavoro del regista di Alien? Di certo non farà finire la sua epoca prossima, il mito di un futuro in cui l’amore sembra universale e in cui aleggia la presenza della morte, come un non compreso accidente ma anche come sinonimo di profonda umanità. Talvolta necessaria. Mai poetica.

In memoria di Fernaldo Di Giammatteo (1922 - 2005) Come posso... [febbraio 2005]

Regia, sceneggiatura, fotografia: Min Byung-chun. Montaggio: Kyung Min-ho. Musica: Lee Jun-kyu. Interpreti: Yoo Ji-tae, Seon Rin, Lee Jae-eun, Yoon Chan, Jung Eun-pyo, Shin Gu, Um Chun-bae. Produzione: Lee Jun-dong per Jowoo Entertainment. Origine: Corea del Sud 2003. Durata: 98’. Distribuzione: Moviemax. Web info: sito del distributore

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