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Nel corso del tempo (DVD)

Pubblicato il 3 ottobre 2012 da Alessandro Izzi


Nel corso del tempo (DVD)

Nel corso del tempo, vuole la leggenda, nasce quasi come una scommessa di quelle che si fanno senza starci troppo a pensare su. Armato, infatti, solo di una cartina geografica a fargli da sceneggiatura, Wenders comincia a camminare pensando che la storia, quella che il cinema chiede a gran voce, verrà da sé.
Il regista chiede, quindi, ai nomi dei posti di fargli da dialoghi, alla strada di fargli da copione e allo spazio di diventare letteralmente film. La libertà sperimentata dalla macchina da presa è un po’ quella delle Nouvelle Vague che pretendono un cinema libero dai teatri di posa e scevro da ogni sovrastruttura borghese. La vertigine che ne deriva segna col fuoco ogni inquadratura, ogni momento, ogni passaggio di una pellicola che si scrive mentre si costruisce. Ma la nostalgia che si sperimenta ad ogni passo, ad ogni tramonto, ad ogni tentazione di altre storie incontrate per caso è quella per il cinema classico americano, magari per la lezione aggiornata del western di frontiera che, nel frattempo s’è fatto road movie.
E di frontiera ce n’è tanta in Nel corso del tempo. Respira nei luoghi che il caso mette sul cammino, si annida triste nel destino di personaggi che non sanno bene cosa fare della loro vita, si infiltra nell’interstizio tra un’immagine e l’altra diventando una condizione esistenziale. In fondo, l’uomo tedesco nato dalle ceneri del secondo conflitto mondiale, ancora incapace di scrollarsi di dosso le tentazioni del pensiero hitleriano (il superbo inizio col vecchio proiezionista che ricorda con nostalgia, dopo i fasti del muto, anche le bellezze del cinema durante il nazismo) è decisamente un uomo di frontiera. La capitale stessa della Germania è già frontiera per persone che non sanno dire esattamente cosa sia essere tedeschi e a stento si riconoscono nelle storie che di loro raccontano all’estero.
Neanche, però, possono negare l’orrore del passato, né possono accontentarsi del colpo di spugna di Adenauer che, dando la colpa a pochi, lascia al potere personaggi come il Laertes del precedente film wendersiano, quel Falso movimento che il viaggio lo nega quando ogni posto è, in fondo, frontiera e nessuno è mai casa.
Per questo lo spazio del racconto si trasforma in Tempo, ma conserva di quello spazio che prima era, una caratteristica: che lo puoi attraversare. Nello spazio (è il caso di dirlo) di poche ore (che tanta è la durata del racconto anche se a esperirlo pare duri mesi tanto il senso di frontiera dilata le attese) si attraversa tutta la difficoltà del rapporto dell’uomo tedesco col proprio passato. Sia esso politico che esistenziale.
Robert ha un padre. Non lo vede da anni. Scendere a patti con lui, parlargli, confrontarsi è il vero dramma che mette in strada il personaggio. La sua personale ricerca di una Heimat sta tutta qui: nell’impossibilità di risolvere un legame e, una volta risolto, riuscire a dire al mondo che, sì, “io sono”.
Bruno da parte sua è in strada per lavoro e il suo lavoro è il cinema. Di piazza in piazza, sempre sulla strada, ripara proiettori nei cinema che ne hanno bisogno. Il cinema se lo porta impresso sulla pelle ed è anche per questo che una casa non la trova se non nel suo furgone sgangherato che solo per un po’ condivide con Robert, incontrato per caso e presto amico anche se per poco.
Wenders compone quello che forse è ancora il suo capolavoro più vero. Un film splendido e perfetto che chiude in gloria la trilogia del viaggio, ma non la voglia di viaggiare di un cinema che, come quello dei Lumiere, vuole essere mille occhi sul mondo anche se spesso questi mille occhi si asservono ad un Mabuse (ed è lì che bisogna stare attenti!). E in questo film complesso e sfaccettato proprio per la sua estrema semplicità, il regista nasconde un omaggio al cinema tutto da riscoprire: quello dello spettacolo d’ombre su uno schermo. Il cinema non era mai stato così bello.

La qualità audio-video

Eccellente su tutti i fronti. Il DVD resitituisce al bianco e nero wendersiano l’invidiabile profondità che aveva in sala. Neri carichi, bianchi potenti e tutti i grigi in mezzo a far da gradi ad una fotografia ispirata quant’altre mai.
Ottimo anche l’audio, nitido, pulito, ben distribuito a valorizzare la colonna sonora mozzafiato e i lunghi silenzi di cui è intessuta la pellicola.

Extra

Il commento audio del regista è certo la cosa più notevole di questa proposta in doppio disco di un film seminale per il cinema contemporaneo. Wenders, del resto, ama sempre molto parlare dei suoi film ed ascoltarlo, nel suo inglese cadenzato, è sempre un notevole piacere.
Interessante anche l’intervista a Hanns Zischler, il Robert del film, mentre le Scene tagliate risultano un’affascinante proposta.


(Im Lauf der Zeit); Regia: Wim Wenders; interpreti: Hanns Zischler, Rudiger Vogler, Lisa Kreuzer; distribuzione dvd: Ripley Home Video;
formato video: 1.77:1 - 16/9; audio: tedesco (Digital 5.1); sottotitoli: italiano;
Edizione in due DVD

Extra: 1) Commento audio del regista 2) Intervista a Hanns Zischler 3) Scene tagliate 4) Trailer


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