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Nessuno muore

Pubblicato il 12 maggio 2015 da Maria Vittoria Solomita


Nessuno muore

Roma, Teatro della Cometa. Otto personaggi divisi in due scatole: mini androceo e gineceo da quattro teste, anche se, a ben guardare, la storia omosessuale spariglia un po’ le carte.

Luca De Bei si è fatto apprezzare per Le mattine 10 alle 4, ottenendo il Premio Le Maschere, quattro anni fa, come migliore novità italiana. Da allora ha investito su sentimenti e ricerca della Verità: «la strada giusta per raggiungere il cuore degli spettatori è quella di affrontare temi importanti e urgenti», ha detto. I temi che esaminano gli otto personaggi, variamente accoppiati in scena, passano dall’aborto all’omosessualità, all’ odi et amo filiale-materno-fraterno, all’amore coniugale, vendicativo, egotistico, autolesionista, incestuoso.

Nessuno muore è il titolo e il refrain che ritorna in ogni quadro. Non si muore se si resta nel cuore di chi ci sopravvive. Eppure non sembra esserci molto spazio per la speranza, in questi duetti. Se i personaggi sono tutti in cerca dell’amore giusto (o in fuga da quello sbagliato), alle volte sembrano raminghi, toppano strada o modi, finiscono con l’approdare all’amore criminale più ampiamente inteso, verso se stessi o il prossimo.

Otto solitudini, di fatto connesse secondo schemi che si dispiegano nel corso della messinscena; due atti per fare chiarezza sulle relazioni di questi nevrotici: Teresa (notevole Federica Bern, già in alcuni dei precedenti lavori di De Bei), la psicologa ex-moglie di Sandro; Sandro (Andreapietro Anselmi), agente immobiliare violento; Claudia (Arianna Mattioli), sceneggiatrice di soap opera e sorella di Marco; Marco (Michele Balducci), in contatto con gli alieni e fidanzato con Lidia; Lidia (Maria Vittoria Argenti), commessa in un supermercato per mantenersi agli studi, sorella di Francesca; Francesca (Chiara Augenti), tossicodipendente, ex di Guido; Guido (Giulio Forges Davanzati), poliziotto ex amante di Francesca, ora compagno di Federico; Federico (Alessandro Marverti), collega di Claudia, dialogista di soap opera che paga con l’HIV una fugace scappatella.

Quasi tutti i personaggi sono sopra le righe, dominati da una certa schizofrenia che li porta, ad esempio, a fare battute acide in attesa di un aborto, o di una terapia al SerT. L’amore sembra agitare tutto, smuovere gli animi, produrre cortocircuiti ed esasperare i toni. Il registro bascula tra il drammatico e il surrealmente ironico, infilzando temi mainstream: censura, violenza, omosessualità, malattia, alienazione, solitudine, metasoap (ci saremmo aspettati forse un metateatro, i dietro le quinte delle soap ci riportano facilmente al televisivo “Boris”).

«Nessuno muore nasce come una sfida», ammette lo stesso autore. La sfida estetica e strutturale è calata in un panorama teatrale –almeno quello capitolino- che tende ad omologarsi: otto personaggi contro gli abituali due/tre, par condicio nūditātis (Giulio Forges Davanzati e Chiara Augenti), abbattimento delle unità aristoteliche, straripamento temporale e approdo al format titanico di tre ore.

L’esperimento è interessante. Per chi ha serbato in sé un vispo fanciullino e riesce a stupirsi ancora della quotidianità.


(NESSUNO MUORE) Drammaturgia e regia: Luca De Bei; Costumi: Lalla Sabbatella; Scene: Lorena Curti e Valeria Mangiò; Videografica: Marco Schiavoni; Luci: Marco Laudando; interpreti: Andreapietro Anselmi, Maria Vittoria Argenti, Chiara Augenti, Michele Balducci, Federica Bern, Giulio Forges Davanzati, Alessandro Marverti, Arianna Mattioli. Teatro della Cometa - fino al 24 maggio 2015.


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