X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Nip/Tuck

Pubblicato il 8 marzo 2004 da Alessandro Izzi


Nip/Tuck

Nip/Tuck rappresenta il tentativo forse un po’ maldestro di ridisegnare le coordinate della rappresentazione del corpo all’interno del panorama televisivo. Un tentativo se vogliamo ardito dal momento che la televisione, anche laddove milita negli spazi del così detto reality show, tende a ridurre tutto ciò che entra nel suo diretto raggio d’azione al rango di pura e semplice immagine. Le figure che compaiono sullo schermo televisivo, infatti, sembrano perdere molto rapidamente (più velocemente di quanto ciò non capiti al cinema, comunque) la loro carica referenziale, sembrano non avere nessunissima capacità di mantenere un contatto fattivo con quei corpi di cui sono diretta emanazione. Sembra quasi, e qui sta l’aspetto fascinoso, ma anche morboso della ripresa televisiva, che ogni corpo, ogni elemento solido, venga ridotto in pixel dal potere evanescente delle telecamere e venga, poi, trasmesso all’infinto nell’etere come un flusso di onde che brucia in una fiammata evenemenziale tutta la sua carica affabulatoria. Quando vediamo un’immagine televisiva, quindi, non siamo quasi consapevoli della realtà concreta delle cose che vediamo, e il mondo baluginante sullo schermo del nostro apparecchio ricevente sembra governato da regole sue proprie e non è mai in grado di tracimare dai limiti bidimensionali dello schermo stesso che lo ospita.
Il problema di fondo è che, se l’immagine trionfa sulla dorata superficie del piccolo schermo senza avere mai la forza di superarne i limiti, l’immaginario che essa veicola si afferma invece con forza sempre maggiore nelle nostre vite che vorremmo sempre più somiglianti a quelle dorate che vediamo troppo spesso in televisione. Il cambiamento costante di ciò che appare in TV reclama, quindi, nelle nostre vite un altrettanto inesorabile cambiamento che va però ad urtare contro i tempi più dilatati della vita quotidiana. Ma, soprattutto, va ad urtare con la persistenza fisica del nostro corpo che muta lentamente, inesorabilmente decade, ed è tangibile tanto quanto l’immagine televisiva si spinge verso l’evanescenza assoluta. Di qui il bisogno di controllare la persistenza del corpo (una percentuale altissima dei commercials televisivi e delle televendite è orientata proprio sul modo di adeguare il proprio corpo agli standard televisivi mediante diete, strumenti ginnnici ecc.); di qui la voglia di cambiare il proprio aspetto fisico, di fare e disfare il proprio corpo come meglio si crede.
Nip & Tuck è quindi una sorta di ondata di ritorno: riproduce televisivamente la realtà così come la televisione l’ha plasmata, rivendicando, con questo, la fisicità del corpo proprio nel momento in cui esso viene trasformato in un fascio di pixel da proiettare nell’etere. Di qui l’indugiare assurdo nei dettagli operatori (di chirurgia plastica), di qui l’attenzione per gli aspetti psicologici che inducono le persone ad intraprendere simili operazioni, ma di qui anche l’attenzione ossessiva verso la vita sessuale dei vari protagonisti con scene che sfidano il comune senso del pudore televisivo (ma non vanno mai oltre un certo erotismo al fondo più soft e ben educato di quanto si possa pensare) e che, necessariamente, pongono l’attenzione sulla fisicità dell’atto e sulle sue ripercussione nella sfera psicologica.
Come serie Nip andTuck non si discosta molto da prodotti analoghi con la differenza che, forse, la vita privata dei due protagonisti tende a prendere maggiormente il sopravvento sulle vite personali dei vari pazienti che si susseguono sul tavolo operatorio. Se può essere realistico il modo in cui vengono affrontati i vari interventi (scene in cui il corpo del paziente è trattato come mero accidente), non da meno l’immaginario televisivo non sembra voler andare oltre i limiti di una serie discretamente drammatica capitanata dalla classica coppia di protagonisti. La differenza sta tutta nel fatto che la coppia di protagonisti non è iconicamente speculare come molto spesso nel passato (uno scuro e l’altro biondo, uno alto e l’altro basso ecc.), ma, al contrario, è impostata su un principio di somiglianza reciproca. A cambiare sono i caratteri, i vissuti familiari, le rispettive esistenze. Come a dire che, nel mondo delle apparenze e delle operazioni di chirurgia estetica, l’immagine non è necessariamente proprio tutto.

(Nip/Tuck); Regie: Jamie Babbit, Scott Brazil, Elodie Keene, Nelson McCormick, Ryan Murphy, Michael M. Robin, Lawrence Trilling. sceneggiature: Brad Falchuk, Lynnie Greene, Sean Jablonski, Richard Levine, Ryan Murphy, Ryan Murphy, Jennifer Salt. fotografia: Christopher Baffa montaggio: Tim Boettcher, Byron Smith, Butch Wertman, Robert C. Wertman. musica: James S. Levine interpreti: Dylan Walsh, Julian McMahon, John Hensley, Valerie Cruz, Joely Richardson, Rob Macie, Roma Maffia. produzione: Patrick McKee, Ryan Murphy, Michael M. Robin, Greer Shephard, Bonnie Weis.

messa in onda: da venerdì 5 marzo 2004, tutti i venerdì; orario: 22:45; rete televisiva: Italia 1

[marzo 2004]


Enregistrer au format PDF