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Nobody’s Daughter Haewon - Concorso

Pubblicato il 14 febbraio 2013 da Matteo Galli

VOTO:

Nobody's Daughter Haewon - Concorso

Difficile indicare un regista che, negli anni duemila, possa vantare un maggior numero di partecipazioni ai tre festival principali di quante ne vanta Hong Sangsoo (regista coreano nato nel 1960). Ne abbiamo contate 10, fra le quali ben tre presenze in concorso a Cannes (2004, 2005, 2012; più quattro volte in “Un certain regard”, nel 2010 il regista vince il premio con Hahaha). A Berlino era stato in concorso nel 2008 con Night and Day. La consacrazione era avvenuta, qualcuno forse lo ricorderà, a Rotterdam nel 1996 con The Day a Pig Fell into a Well. Consacrazione che però resta soltanto un fenomeno rimarchevole per il mercato cinematografico coreano e per gli addetti ai lavori, se è vero che quasi nessun film ha circolato al di fuori dei festival, a parte in Francia dove il regista è stato coccolato in tutti questi anni. Il film di Cannes 2012, girato parzialmente in inglese e intitolato In Another Country costituisce una parziale eccezione, forse grazie al traino di Isabelle Huppert. IMDB segnala distribuzioni in Francia, Russia, Spagna, Portogallo e Argentina. In Italia, salvo smentite, di Sang-soo Hong non è mai arrivato un film, salvo il passaggio al Festival di Venezia 2010, in Orizzonti, di Oki’s Movie. Il film presentato nell’ultimo giorno della Berlinale, salvo clamorosi colpi di scena, non cambierà la status del regista, che è e rimane regista da festival, fedele alla sua immagine di Rohmer dell’Estremo Oriente, con le sue storie quotidiane, incentrate su piccoli eventi ma con l’ambizione talora un po’ velleitaria di alludere a cose ben più grandi. Il film odierno, intitolato Nobody’s Daughter Haewon, racconta, sulla traccia di una sorta di diario fittizio con la voce off della protagonista tre giornate dell’eroina eponima, in giro sempre per gli stessi luoghi di Seul. Sono giornate punteggiate d’incontri: l’incontro con la madre in partenza per il Canada, l’incontro col regista e professore di cinema con cui Haewon ha avuto una storia d’amore tormentata e clandestina e con il quale aveva deciso di chiudere, l’incontro indesiderato – in compagna di costui – con compagni di corso che dunque scoprono gli altarini, l’incontro con un’amica e il suo compagno depresso, l’incontro con un professore coreano che insegna a San Diego, l’incontro con un libraio. E un paio di soste in biblioteca, dove la ragazza regolarmente reclina il capo e si addormenta. Che cosa accada in ciascuna delle rispettive date del diario, se quel che accade è vero o immaginato, sognato appare poco importante, a parte il fatto che al termine del film pare alquanto improbabile che la storia con il professore ricominci. Sullo sfondo di questi eventi: riflessioni sulla vita e sulla morte, opzioni su possibili uomini con cui allacciare relazioni e matrimoni, lo walkman del prof che suona la Pastorale e l’Allegretto della Settima Sinfonia di Beethoven in versione leggermente pop, quasi stile Rondò Veneziano, qualche strizzatina d’occhio al lettore colto occidentale, perché sul tavolo della biblioteca dove Haewon si addormenta si nota in bella vista e per ben due volte la versione inglese della Solitudine del morente di Norbert Elias, anche se il regista ha affermato in conferenza stampa che il libro non lo conosce, gli piaceva il titolo. Sempre in conferenza stampa – la più laconica conferenza stampa che si ricordi - si apprende che gli attori hanno ricevuto ogni mattina il testo della parte che sarebbe stata girata quel giorno. E lo si nota, la sceneggiatura non è la cosa più convincente di questo film. Forse quel che dispiace di meno è l’uso dello zoom sui volti dei personaggi, un artificio stilistico del regista, clamorosamente rétro, che si vorrebbe tanto considerare un effetto di straniamento brechtiano. Anche se resta il dubbio che lo sia davvero. E dire che, a proposito di effetti di straniamento, il film era cominciato bene: la protagonista incontra Jane Birkin che interpreta se stessa, la ragazza le chiede un autografo, Jane l’abbraccia, le dice che ha gli zigomi alti come la figlia, Charlotte. Le dà il numero di telefono e si raccomanda di farsi viva, se passa da Parigi.


CAST & CREDITS

(Nobody’s Daughter Haewon) Regia e sceneggiatura: Hong Sangsoo; fotografia: Kim Hyungkoo, Park Hongyeol; montaggio: Hahm Sungwon, Son Yeonji; musica: ; scenografia: ; interpreti:Jung Eunchae (Haewon), Lee Sunkyun (Seongjun), Yu Junsang (Jungshik), Ye Jiwon (Yeonju), Kim Jaok (Jinju), Kim Euisung (Jungwon); produzione: Jeonwonsa Film; origine: Corea; durata: 90’.


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