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Non è tutto futuro quello che luccica: Pinocchio 3000

Pubblicato il 18 gennaio 2006 da Riccardo Protani


Non è tutto futuro quello che luccica: Pinocchio 3000

Senza volerlo siamo scivolati nel déjà-vu. E noi italiani, che anche con Pinocchio siamo cresciuti per lo meno fino ad una generazione fa, possiamo sentirci doppiamente defraudati di tanta facilità nell’adattamento di un romanzo imprescindibile per la nostra cultura ma evidentemente libero di essere adattato come chiunque meglio creda. Lascerà colpiti, ma ai tempi di Walt Disney si fece molto meglio. E Pinocchio, che praticamente da quando è stato ideato da Collodi è divenuto oggetto di imitazione ovunque, adesso si ritrova addirittura nelle vesti di un Astroboy ambientalista a salvare il destino del suo mondo. Un déjà-vu, appunto. Certo che per l’animazione europea questo film potrebbe rappresentare uno smacco. Mica come da altre parti: Osamu Tezuka una volta vide Bambi e se ne innamorò, lo fece suo e realizzò Jungle Taitei: novità mondiale. A distanza di decenni la Disney vide il Kimba di Tezuka e lo plagiò con Il Re Leone. Succede, anche se nessuno oltreoceano a quel tempo azzardò la parola “remake”. Un successo planetario, comunque; Miyazaki parte invece da più lontano: legge i romanzi europei e li adatta ad una propria sensibilità orientale che puntualmente si aggiudica Oscar e riconoscimenti ovunque. E in Europa? Certo, abbiamo talenti tecnici non indifferenti e coproduzioni che unendo fantasia, forze e mezzi potrebbero perlomeno giocarsela alla pari con l’America. Sorvolando ovviamente sulle tonnellate di romanzi nostrani che potrebbero poi fungere da soggetto a storie originali e ricercate. E succede invece che la programmazione nelle sale ci dice che Pinocchio 3000 sia attualmente il meglio che si possa ottenere stravolgendo una gran bella favola, ricopiando il Chris Wedge geniale di Robots e puntando maliziosamente sul mercato dell’home video. Ma siamo davvero sicuri che sia questo il top dell’animazione europea, per tecnica e spunti narrativi? Daniel Robichaud, anche se al suo primo lungometraggio, l’esperienza come supervisore alle animazioni di film notevoli girai dal vero ce l’ha, e fa persino strano che la premiata Filmax, dopo cotanto El Cid, abbia deciso di impuntarsi in un passo falso come questo, costato tra l’altro nove milioni di euro. Nel 3000 Astroboy è un Pinocchio (o viceversa) che deve impedire al perfido sindaco del suo paese di permettere alle macchine di dominare i pochi umani rimasti, compreso mastro scienziato Geppetto. Non si capisce dove inizi l’epopea di Robichaud/Geppetto e termini quella di Cashern/Pinocchio. In quali ingranaggi siano finiti il Grillo parlante (la voce del botteghino?) e la Fatina buona, il merito di Collodi o anche il disegno di Walt Disney. Tanti spunti ma stavolta nessuno degno di nota, in verità. Meglio il romanzo originale, allora. E questo sì che mai sarà un déjà-vu...

[Gennaio 2006]


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