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Ash vs. Evil Dead (Prima stagione) - Teste di Serie

Pubblicato il 17 gennaio 2016 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Ash vs. Evil Dead (Prima stagione) - Teste di Serie

C’è un uomo di mezza età che vive in una roulotte. È un omone ben piazzato, che usa una panciera di cuoio per nascondere qualche chilo di troppo, maniaco della brillantina, sorriso guascone da donnaiolo, dentiera scintillante, impantanato in una vita mediocre, abituato a gironzolare tra squallidi locali, night club e zone di periferia. E ha una mano sola, la sinistra. L’altra l’ha sostituita con una protesi in legno, perchè molti anni addietro è stato costretto a mozzarla con una motosega, dopo che questa era stata posseduta da uno spirito demoniaco, intenzionato a ucciderlo. Il suo nome è Ash Williams, (ex ma non per molto ancora) cacciatore di demoni e, anche se nessuno scommetterebbe un centesimo a suo favore, è riuscito a salvare il mondo dalla distruzione per mano di ancestrali forze maligne. Ash è una leggenda vivente. Lui è El Jefe.

Sono almeno due le generazioni che hanno assistito alla nascita di un’icona del cinema horror così importante e dissacrante da riuscire a eclissare tutte le altre, in un valzer di sanguinolente performance ai limiti dell’assurdo. Bastano tre lettere per rievocare un mito senza tempo, Ash, protagonista culto della saga horror/trash venata di macabra comicità La casa (The evil dead, in madrepatria), ideata e diretta da quel genio mainstream di Sam Raimi nel 1981. Dopo un sequel divenuto ancor più celebre del primo capitolo (evento raro nella storia del cinema) e un capitolo conclusivo meno roboante e brillante dei precedenti, Raimi ha spiazzato il panorama cine-televisivo tutto, decidendo di cavalcare l’onda della nuova età dell’oro della serializzazione che ci stiamo gustando in questi ultimi quindici anni, per rispolverare dalla soffitta il suo capolavoro. Utilizzare i più versatili (rispetto al cinema) standard televisivi per riprendere un filone narrativo pensato in precedenza per il grande schermo, rileggere attraverso un lavoro di riscrittura un franchise già noto o, più semplicemente creare un contesto del tutto nuovo, prendendo spunto da uno già esistente ed esaurito, sono operazioni all’ordine del giorno nel sempre più affollato palcoscenico seriale dietro il piccolo schermo: si pensi al meritato successo che hanno riscontrato serie come Fargo, The walking dead e Sherlock, o ai tentativi di espandere un universo già dispersivo come quello Marvel, dando lustro a personaggi secondari o dimenticati, giusto per citare qualche titolo. Perchè, quindi, non La Casa? Cos’ha Ash in meno rispetto a zombie e supereroi? Assolutamente nulla, anzi, considerato che ha già salvato la Terra un paio di volte e lui gli zombie prima li evoca dopo aver fumato erba e poi li ammazza tutti, uno dopo l’altro, a colpi di motosega e fucile a canne mozze.

Il gioco vale la candela se è lo stesso Raimi a riprenderne in mano le redini. E non servono altro che semplici idee per lasciare che Ash si scrolli di dosso la polvere accumulata nel tempo, giusto qualche birra e un paio di spinelli per commettere il grave errore di sfogliare a caso il Libro dei Morti per far colpo sulla seducente ragazzaccia di turno e il gioco è fatto: il Male è di nuovo tra noi e chi se non El Jefe può salvarci da un infausto futuro? Solo che stavolta Ash non è da solo, perchè ad aiutarlo ci saranno l’innocente ma temerario Pablo (Ray Santiago) e l’impavida Kelly (Dana Delorenzo), insieme a qualche imprevisto di troppo...
Sam Raimi è un cineasta malizioso ed esperto. Egli sa che per non snaturare la sua creatura e renderle omaggio come si deve c’è bisogno di un nuovo punto di partenza, di un conflitto morale (oltre che fisico) adatto per espandere a dismisura l’aura canzonatoria e selvaggia di Ash e di un obiettivo ancor più arduo da conquistare. Ash non è più giovane come un tempo, gli anni passano e gli acciacchi si fanno sentire. Ash è vecchio e lento e sono i demoni stessi a ricordarglielo episodio dopo episodio. Per questo motivo Ash non può farcela da solo, ma non ha nessuna intenzione di arrendersi alla minaccia infernale che solo lui può ricacciare nel mondo dei morti. Ma se nel 1981 Ash Williams e compagnia risvegliarono per sbaglio la furia del Male, stavolta basta un momento di scellerata incoscienza per spingere il mondo nel caos e così El Jefe dovrà assumersi le proprie responsabilità, inghiottire l’orgoglio, mettere a disposizione del prossimo e dei nuovi compagni l’ego narcisista che lo rende un perfetto antieroe e rispolverare la motosega per chiudere i conti con il passato una volta per tutte. Sempre con lo stesso tocco ironico e surreale di un tempo, ai limiti della parodia di genere, quasi maltrattando (ma in realtà, elogiando) gli stereotipi dell’horror classico tra bagni di sangue, massacri gratuiti, ripetuti capovolgimenti di ruolo. E poi c’è il finale, spiazzante, addirittura spaventoso, a tratti poetico, finemente melodrammatico che infonde un senso di compiutezza a un’opera pur sempre sperimentale, che se a prima vista poteva sembrare un mero tentativo di rosicchiare fino all’osso un simbolo sul quale non c’era più nient’altro da aggiungere, si rivela un eccellente lavoro di riscrittura, intesa come prosecuzione ed espansione di un piccolo universo horror/trash da dare in pasto alle nuove leve, con lo stesso ardore e spavalderia di un tempo.

E come non spendere qualche battuta su un mostro sacro del calibro di Bruce Campbell. Se Ash viene considerato ancora oggi un’icona, un mito senza età, è solo grazie al carisma e alle straordinarie capacità attoriali di un professionista che ha saputo scolpire nell’immaginario collettivo la grandeur scenica della lotta contro le forze del Male, grazie a indimenticabili performance splapstick.
Non ci sarebbe potuto essere un futuro per Ash senza Bruce Campbell, perchè se Raimi può vantare il successo del suo intramontabile cult, lo deve in gran parte al buon vecchio Bruce. Lunga vita a El Jefe. Bentornato a Casa, Ash.


(Ash vs. the Evil Dead); genere: horror, comedy, trash; sceneggiatura: Sam Raimi, Ivan Raimi, Tom Spezialy; stagioni: 1 (in corso); episodi prima stagione: 10; interpreti: Bruce Campbell, Jill Marie Jones, Ray Santiago, Dana Delorenzo, Lucy Lawless; musica: Joseph LoDuca; produzione: Renaissance Pictures; network: Starz (U.S.A., 31 ottobre 2015-2 gennaio 2016), Inedita (Italia); origine: U.S.A., 2015; durata: 30’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x01 – El Jefe


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