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OST - Brokeback Mountain

Pubblicato il 12 febbraio 2006 da Alessandro Izzi


OST - Brokeback Mountain

Difficile parlare in modo esaustivo della colonna sonora di Brokeback mountain.
Raramente ci era capitato di aver a che fare con una composizione così evanescente e sfuggente, così minimale nella sua riduzione assoluta di qualsiasi spunto melodico e così testardamente radicata in una logica quasi cameristica con la sua orchestrazione ad un passo dal silenzio, dove le pause, gli echi remoti, la persistenza del suono nel vuoto della cassa acustica delle chitarre soliste, finisce per avere quasi più valore dei pochi parchi accordi che dovrebbero dare calore e colore al tutto.
È una musica, quella composta da Santaolalla e recentemente candidata all’Oscar per il miglior soundtrack, che porta ai massimi livelli la pratica dello schizzo sonoro, dell’appunto immediato che mette su pentagramma soprattutto emozioni e stati d’animo. In questa logica il compositore non ha da far altro che disporre, sulla carta, qualche rapida, fugace “impressione” colta in punta di penna di fronte all’improvviso miracoloso “accorgersi” dell’esistenza di qualche scorcio paesistico o di qualche volto particolarmente espressivo.
Ed è proprio in questa sua logica aforistica, nel suo essere espressione dell’intensità di un momento per sempre irripetibile che la musica di Santaolalla riesce a farsi sempre tutt’uno con le immagini che Ang Lee vi tesse sopra ed intorno con invidiabile maestria.
Perché quello che, in fondo, preme al regista non è tanto raccontare una storia d’amore, quanto, piuttosto raccontare la persistenza emotiva, l’aura incantata e fugace dell’Amore nel bruciare dell’Attimo. Non un fotoromanzo d’appendice (come qualcuno ha malignamente insinuato), non un film gay (l’opera si tiene ben lontana dalle dinamiche classiche del cinema a tematica omosessuale), ma l’intenso ritratto dello smarrirsi affettivo, l’una nell’altra, di due anime distinte.
Un racconto che è, nella mente del regista, prima di tutto musicale e non è un caso che il maestro di Taiwan abbia chiesto al “suo” compositore di scrivere le musiche già in fase di ripresa e le abbia, poi, più volte ascoltate per assicurarsi che le immagini, il loro ritmo e le emozioni in esse calate si “adeguassero” al mood sonoro ed emotivo in esse già compiutamente espresso.
Il compositore argentino ha risposto alle esigenze del suo regista con una serie di brani e di canzoni di incantata suggestione che hanno sempre il sapore, specie per i pezzi strumentali di puro accompagnamento, di un’improvvisazione sul vuoto, di una serie di arpeggi su accordi pochi fondamentali (spesso uno solo) come il nostalgico diteggiare sulla tastiera di una chitarra sull’onda di un qualche sentimento che non riesce tuttavia a trovare la strada maestra della melodia.
Le canzoni, nella loro pregevole maniera country, sono tutte molto belle e solo con grande fatica si riesce a dire che A Love That Will Never Grow Old cantata da Emmylou Harris e vincitrice di un Golden Globe, superi davvero le altre (almeno una menzione merita l’intensa No One’s Gonna Love You Like Me). Ma è nei brani strumentali, apparentemente più inerti, che deve ravvisarsi il desiderio utopico del compositore di trascendere i limiti della classica musica per film. La loro semplice successione rivela, infatti, percepibile quanto nascosta dall’interposizione delle canzoni, la cifra segreta di una progressione emotiva dolorosa. Man mano che il racconto musicale procede, infatti assistiano al progressivo prendere corpo dell’orchestra nel piano della composizione a scapito della chitarra solista che, da incontrasta protagonista del track 3 (Brokeback mountain) viene sempre più costretta (tra il track 9 e il track 15) ad un doloroso silenzio. Mentre gli archi prendono via via sempre più corpo e spessore, il dramma comincia ad imporsi sull’idillio e il melodramma, paradossalmente, finisce per prendere vita proprio con l’inesorabile azzittirsi delle corde dello strumento solista.
La società e le sue convenzioni trionfano su un amore impossibile. E trionfano perché convincono gli stessi amanti dell’impossibilità del loro amore. Una realtà, questa, che si riflette anche nel pubblico in sala che, scosso da tematiche solo all’apparenza omosessuali, si perde in un mare di polemiche che sono il riflesso dell’ostilità latente degli ambienti sociali rappresentati nel film. Nessuno sembra accorgersi, alla fine, che la storia raccontata dal film è quella di Ennis che ama Jack in quanto Jack e di Jack che ama Ennis in quanto Ennis. E in quanto tale è la storia di un qualcosa di unico, irripetibile e al di fuori di qualsiasi convenzione o tentativo di catalogazione. Che ad amarsi siano due persone dello stesso sesso è, come si dice spesso alla fine di un film, puramente accidentale.

[Febbraio 2006]

Autore: Gustavo Santaolalla; Titolo: Brokeback mountain; Etichetta: Verve

Tracklist: 1) Opening; 2) He Was A Friend Of Mine - Willie Nelson; 3) Brokeback Mountain 1; 4) A Love That Will Never Grow Old - Emmylou Harris; 5) King Of The Road - Teddy Thompson & Rufus Wainwright; 6.Snow; 7.The Devil’s Right Hand - Steve Earle; 8) No One’s Gonna Love You Like Me - Mary Mcbride; 9.Brokeback Mountain 2; 10) I Don’t Want To Say Goodbye - Teddy Thompson; 11) I Will Never Let You Go - Jackie Greene; 12) Riding Horses; 13) An Angel Went Up In Flames - Willie Nelson & The Gas Band; 14) It’s So Easy - Linda Ronstadt; 15) Brokeback Mountain 3; 16) The Maker Makes - Rufus Wainwright; 17) The Wings


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