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Ost - Charlie and the chocolate factory

Pubblicato il 11 ottobre 2005 da Alessandro Izzi


Ost - Charlie and the chocolate factory

Le pellicole di Tim Burton, intrise come sono della logiche strutturali e poetiche dei cartoni animati, hanno sempre una natura ibrida e complessa. Al di là del racconto che veicolano, infatti, esse conservano sempre, al loro interno, una dimensione coreografica, sono, in altre parole, il risultato perfetto di un’operazione visuale che trasforma il ritmo musicale in colore, linee, superfici e movimenti. È il trionfo della geometria e della matematica sulle logiche dell’affabulazione pura e semplice, quella di cui stiamo parlando, una sorta di momento epifanico in cui il libero fluire del racconto viene miracolosamente interrotto per lasciar spazio a voli di pura fantasia scenica in cui i quartieri ripresi dall’alto, gli ambienti, i personaggi perdono la loro funzione attanziale e si trasformano in accidenti visivi in spettacoli per gli occhi. Come nei balletti o nelle canzoni dei musicals che, brevemente arrestano il logico fluire della storia per liberare sulla superficie dello schermo una realtà ulteriore. Non ci pare azzardato, a questo punto, affermare che tutte le pellicole di Burton, ben prima e ben dopo opere come La fabbrica di cioccolato o Nightmare before Christmas, siano nient’altro che dei musical in potenza. Partendo da questa considerazione di merito ci pare, quindi, del tutto superfluo dover rimarcare ancora una volta l’importanza capitale che in ogni film del regista americano finisce per assolvere la colonna sonora. Resta, però, fermo il punto che il soundtrack di La fabbrica di cioccolato occupi nel corpus complessivo delle collaborazioni tra Tim Burton e il fido Danny Elfman una posizione del tutto particolare perché in essa più che altrove (con la parziale eccezione del solo Big Fish) si fa strada consapevolmente un principio di ibridazione stilistica con tutta una serie di salti di tono che, sintomo certamente di un forte eclettismo di scrittura, fanno però anche pensare ad una sorta di vera e propria schizofrenia compositiva. Si va, infatti da brani squisitamente classici dominati da un’orchestrazione abbastanza risaputa (come all’inizio della traccia 6: Main titles con il suo ostinato movimento ritmico aperto solo dal solenne respiro del corno inglese prima dell’inaspettato irrompere delle voci e degli strumenti elettronici) a brani quasi caricaturali (tutti quelli che hanno a che fare con gli Oompa Loompa) basati su spinte percussive possenti e cori melismatici a bocca chiusa (track 14: The boat arrives che sfocia naturalmente con un attacca direttamente nel successivo e poderoso The river cruise). Danny Elfman, come il compositore di una suite barocca, sfiora con la sua tavolozza orchestrale (le orchestrazioni sono ancora una volta del fido Steve Bartek) tutti i possibili registri sentimentali che passano dai più possenti pieni d’orchestra a sospensioni magiche alla Big Fish con i tappeti armonici degli archi appena increspati da qualche accordo pianistico o, secondo una tradizione favolistica ben nota al compositore sin dai tempi di Edward Scissorhands, da campanelli e finti carillon a rendere un nostalgico e struggente senso di senshucht estrema. Ed è il track 20 (Finale) a riunire le esperienze dei due film appena citati con la sua delicata introduzione degli archi che pare ripresa proprio da Big Fish e che trascolora magicamente, grazie alla guida di un malinconico flauto in una discreta perorazione corale mentre qua e là nell’orchestra affiorano reminescenze dei bellissimi temi di Edward (del resto entrambe le pellicole si chiudono con una finta nevicata che riconcilia il dramma con la favola). Restano, infine, le canzoni ad esasperare l’isteria del tutto con soluzioni che vanno dalla cartoonistica opener (track 1: Wonka’s welcome song) alle quattro song che accompagano il triste e grottesco destino degli odiosi bambini cui sono dedicate. Dimenticate la traslitterazione italiana che avete avuto modo di ascoltare nel film (abbastanza pedestre) e ascoltate le canzoni in originale (con la voce dello stesso Elfman a farla da padrone). Il ricordo dei trascorsi del compositore con gli Oingo Boingo sono evidenti in una serie di brani che fingono di riprendere la lezione di certa musica anni ’80 per ribaltarla dall’interno con la lezione corrosiva dell’ironia che trascolora spesso nel sarcasmo. Citiamo qui, per puro gusto personale, i glissando e l’orchestrazione scanzonata di Violet Bauregarde (che mima musicalmente l’odioso gesto di masticare chewingum del personaggio) e l’impressionante Mike Teavee che altro non è che una trascrizione fantasiosa e iperbolica dei temi della splendida Bohemian Rhapsody dei Queen.


Autore: Danny Elfman; titolo: Charlie and the chocolate factory; etichetta: Warner

Tracklist: 1) Wonka’s Welcome Song 2) Augustus Gloop 3) Violet Beauregarde 4) Veruca Salt 5) Mike Teavee 6) Main Titles 7) Wonka’s First Shop 8) The Indian Palace 9) Wheels in Motion 10) Charlie’s Birthday Bar 11) The Golden Ticket/ Factory 12) Chocolate Explorers 13) Loompa Land 14) The Boat Arrives 15) The River Cruise 16) First Candy 17) Up and Out 18) The River Cruise - Part 2 19) Charlie Declines 20) Finale 21) End Credit Suite


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