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OST - Ezio Bosso: Rosso come il cielo

Pubblicato il 24 aprile 2007 da Alessandro Izzi


OST - Ezio Bosso: Rosso come il cielo

Si potrebbe cominciare col sottolineare la presenza di un dolente nodo autobiografico che intreccia il filo del racconto del film con quello della vita di Ezio Bosso, uno dei migliori autori di musica per film affacciatisi sulla scena negli ultimi anni.
Come il piccolo protagonista della pellicola ispirata alla vera storia di Mirco Menacci, ha perso la vista in un banale incidente domestico, anche l’autore delle musiche di Rosso come il cielo ha dovuto rinunciare alla sua attività di virtuoso di contrabbasso per via di un non meno malaugurato incidente occorsogli appena due anni fa. Al di là del dato strettamente autobiografico, che certo può avere ispirato il compositore a perseguire la strada di un commento pudico e privo di quei pietismi tipici di operazioni di questo genere, quello che colpisce all’ascolto delle musiche composte per il film è la straordinaria capacità di Bosso di aderire e farsi tutt’uno con il mondo dell’infanzia. Caratteristica, questa, che già ci aveva colpiti nel precedente lavoro dell’autore: la superba colonna sonora per Io non ho paura di Gabriele Salvatores.
Dell’infanzia Bosso sa raccontare sia il lato fiabesco e sognante che quello più oscuro, dolente, nascosto e sottilmente pauroso. Elementi che ritroviamo tutti in questo ciclo di immagini concertanti per flauto, oboe, clarinetto, fagotto, pianoforte ed orchestra d’archi.
In linea di principio l’intero ciclo di brevi brani - che sembra un’elaborata esplorazione delle possibilità espressive dei tempi lenti qua e là interrotte da brevi deroghe a tempi veloci (sei tempi sui ventiquattro complessivi dello score) - potrebbe essere divisa in due parti tra quasi loro speculari divise concretamente da un intermezzo (track 10, per soli fiati).
Nella prima parte l’idea di fondo, assai contemplativa, è quella di far emergere le potenzialità dei soli elementi solisti sul tappeto armonico degli archi. In questi brevi brani il suono è prima di tutto timbro, colore arabescato sulla superficie di un buio indefinibile. A Bosso interessa prima di tutto che la musica sia epifania della percezione sonora, incanto emozionale di un ascolto puro, ma non più semplice. E così come il bambino protagonista della pellicola scava nella natura in cerca di suoni capaci di raccontare una favola, allo stesso modo le musiche scavano al di là del suono la possibilità di farsi immagini.
Che sia il flauto del track 4 (Elegia ‘Les coleurs du ciel’) o il pianoforte del track 5 (Adagio ‘Le tresor’) o il clarinetto del track 8 (Adagio ‘Le noir de la Lumiere’), il principio di fondo è sempre lo stesso: lo strumento solista è il suono percepito che improvvisamente si staglia nella nostra coscienza cieca mentre l’orchestra d’archi, col suo appoggio discreto, è non tanto il silenzio che lo circonda quanto, piuttosto, la tensione dell’anima in ascolto.
Una volta superato l’intermezzo, quando nel film comincia a prendere corpo l’azione e il racconto si fa più corale e mosso, gli adagi perdono la funzione quasi ‘mistica’ che li aveva sino a questo momento caratterizzati e il discorso si sposta di più verso una fusione di timbri eterogenei (la maggior parte dei brani è composta per ensemble di archi e fiati) o, più raramente, verso, la pratica del duetto (track 14 Lento ‘Calin de nuage’, per clarinetto e pianoforte). Inoltre nella sezione degli archi comincia a prendere piede la pratica del pizzicato (trionfante nel track 16: Minuetto ‘Jeux d’infance’) che impedisce ogni abbandono contemplativo e garantisce sempre un certo movimento. È in questa seconda parte che (e la cosa non dovrebbe sorprenderci) troviamo la maggior quantità di allegri (l’ultimo addirittura gioioso: track 23 ‘Finale – Le ciel Rouge’).
Eppure i toni originalissimi che aprono il track 19 (Adagio Introduction à l’histoire finale), la logica minimale che sfiora l’apertura molto glassiana del track 20 (De la princesse) o l’impressionante e puntilinistico track 22 (Danjeuxreus) sembrano quasi non aver altro scopo che quello di illuminare di luce sempre mesta, pur se piena di speranza, le poche oasi felici. E ad uno sguardo più attento gli allegri, quando non sono di rabbia, restano sempre venati di profonda nostalgia come neggli assoli del pianoforte del pur allegro track 23 (che si rivela davvero geniale negli splendidi contrappunti tra i soli fiati).
Del resto l’intero CD si chiude, non a caso, con la ripresa per solo quartetto d’archi del lento ‘Les Abandons’ dove le parti strumentali emergono in tutta la loro profonda, dolente dolcezza.
È qui che ci si rende conto di come la musica di Bosso riesca a fare quello che il film non ha saputo e potuto: chiudere gli occhi per noi di fronte all’eccessivo splendore delle immagini e portarci in un mondo incantato di suoni dove ci si possa davvero sciogliere nel flusso di una favola antica che nessuno può, come nel film (e sta qui, in fondo, il suo limite), immaginare al posto nostro.


Autore: Ezio Bosso
Titolo: Rosso come il cielo
Etichetta: CAM

Tracklist: 1) Allegretto ’Della moscacieca’ 2) Andante ’De la peure’ 3) Lento ’Les Abandons’ (solo archi) 4) Elegia ’Les Couleurs du Ciel’ (flauto e archi) 5) Adagio ’Le Tresor’ (pianoforte e archi) 6) Allegro ’Di rabbia’ (archi e fiati) 7) Andantino ’Petite Histoire de la Nature’ 8) Adagio ’Le Noir de la Lumiere’ (clarinetto e archi) 9) Intermezzo (flauto, oboe, clarinetto e fagotto) 10) Lento ’Les Abandons’ - II (archi) 11) Andante ’Une Autre Petite Histoire’ (archi e fiati) 12) Allegretto ’Les Chevaliers Sans Lunettes’ (archi e fiati) 13) Con moto ’Petites Mains’ (archi e pianoforte) 14) Lento ’Câlin de Nuage’ (clarinetto e pianoforte) 15) Allegro ‘’A la guerre!’ 16) Minuetto ’Jeux d’enfance I’ (archi) 17) Allegro molto ’J’arrive!’ 18) Presto ’La Recherche’ (archi e fiati) 19) Adagio ’Introduction a l’histoire finale’ (archi e fiati) 20) De la princesse 21) Et des Chevaliers Sans Lunettes 22) Danjeuxreus (pianoforte e archi) 23) Allegro gioioso ’Finale-le ciel rouge’ 24) Lento ’Les Abandons’ (versione per quartetto d’archi)


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