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OST - Gabriele Rampino: Galantuomini

Pubblicato il 13 gennaio 2009 da Alessandro Izzi


OST - Gabriele Rampino: Galantuomini

La musica che Gabriele Rampino ha composto per l’ultimo film di Edoardo Winspeare, Galantuomini, è, se ci si perdona la metafora forse non troppo ardita, una vera e propria musica da crocevia.
In essa si incrociano istanze, esigenze, desideri e sogni distanti che profumano di terre lontane e di idee esotiche.
In un panorama, come quello della musica per film italiana in cui tutto si appiattisce su melodie per grande orchestra al sapor di fiction televisiva, già solo questa considerazione dovrebbe far gridare al miracolo. Seppur piccolo.
Negli arabeschi sonori ideati da Rampino ci si sente un che di antico e un che di nuovo. C’è il sapore della terra salentina, generoso come un vino rosso rubino, che pulsa nelle percussioni, che innerva i non pochi abbandoni ad idee popolari (spesso sostenute dal timbro evocativo del duduk) e che ribadisce il forte legame dell’autore (e del regista per il quale lavora) con la propria heimat, con quella Puglia così aspra eppure incredibilmente così madre e così amante. E c’è, allo stesso tempo, la gentilezza del sospiro jazz che ricorda Piazzolla con inesausta malinconia.

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C’è il senso di moderno che gli deriva dalla campionatura elettronica dei timbri, dal bisogno di non fermarsi alla mera esecuzione di una musica ben scritta coi microfoni sistemati alla giusta distanza, ma di andare oltre, di disegnare il suono, di scolpirlo nello spazio, di farlo riverbare al di là dello spazio della sua semplice emissione.

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C’è il senso verticale dell’autore che aspira alle vette dell’Arte con la precisa cognizione di chi deve far emergere i profili delle melodie e gli intrecci dei contrappunti con la stessa pertinacia con cui Michelangelo traeva i suoi prigioni fuori dalla roccia nuda. Ma c’è anche, e senza contraddizione, il senso dell’artigiano che si mette al servizio di una cosa, come il film, che gli preesiste e che gli detta le sue regole, gli impone la sua grammatica.
Perché la musica per film è musica applicata. Non è arte per l’arte, ma un’idea che si mette al servizio di un’altra idea e che la esalta, esaltandosene a sua volta. Da una parte c’è il compositore, coi suoi suoni, il suo linguaggio e dall’altra c’è la prigione della pellicola che se non tarpa le ali, come minimo ti tiene incatenato al suolo. Come compositore di musica per film hai poca scelta: la tua melodia te la dà già la sceneggiatura, coi suoi ritmi e i suoi personaggi che devono diventare i tuoi temi; il tuo ritmo te lo impone il montaggio delle sequenze, l’alternarsi frenetico delle inquadrature; la tua orchestra te la impone il direttore della fotografia, coi suoi colori che devono diventare i tuoi.
Certo puoi pensare di scrivere della musica a contrasto, della musica che sia volutamente altra dalla scena che commenti. Ma, anche in questo caso, non sei uscito dalla trappola del film. Reagisci ad esso e, pur negandolo, lo affermi.
Rampino supera questo braccio di ferro in modo autonomo e del tutto inaspettato.
Intanto costruisce tutto lo score sulla base di una cellula melodica così piccola che ti fa quasi tenerezza. È tutto ed il contrario di tutto e ci si può lavorare indefinitamente esplorando ogni direzione. Si adegua alle logiche “etnografiche” del regista e ti racconta a modo suo la Puglia, ma al tempo stesso è abbastanza astratto da potersi piegare alla violenza di uno strumento elettrico che suona come una rock band che pensa alla sinfonia più che alla canzone.

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Quando lo ritiene opportuno adegua la sua musica alla situazione narrata. Si diverte a fare il madrigalista che piega gli strumenti a fare suoni e rumori, come la sparatoria delle percussioni che ti suona un po’ come modernariato d’altri tempi.

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Altre volte ti mischia le carte della melodia ritrovando echi di polifonie mediorientali. Perché se è vero che la sua musica è un crocevia di suoni ed idee, è anche vero che è la Puglia tutta a proporsi come incrocio di razze e speranze. Tenete a mente i momenti in cui la voce di Serena Spedicato prende corpo sul tappeto dell’orchestra: sono i più incantevoli del disco.

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Ma la vera utopia della composizione di Rampino la trovate altrove, quando in certi momenti sembra non poterne più della prigione dorata del film che deve commentare e quella gattabuia se la trasforma in materia di composizione, la fa materia di canto. È così che i rumori e le voci del film entrano a far parte dell’ordito musicale, sono i suoni campionati con cui il compositore costruisce il suo brano.

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Rampino non si è limitato a comporre musica per un film. Ha straordinariamente composto musica con il film e con la materia di cui esso è costituito. Ha ribaltato l’impaccio della musica applicata trasformandolo in un nuovo spunto di lavoro. Ed è per questo che, all’ascolto del CD ci senti non solo il gusto di esecutori che suonano insieme buona musica, ma anche il lavorio del sound designer che quelle esecuzioni se le rielabora in silenzio, ripensandole indefinitamente tra caffè e fumo di sigarette. Insieme agli altri in un franco rapporto dialettico, ma poi anche da solo, con le spalle oberate dalla responsabilità dell’autore.
Per questo poi l’autore sente il bisogno di portarsi un po’ di film anche nel disco: con le fotografie, i colori e le atmosfere che non potevano restarsene solo in sala.
In questa restituita nobiltà del comporre musica applicata sta, forse, l’aspetto più commovente di questi brani che chiedono a gran voce un loro spazio nello scaffale di ogni amante della musica per film.


Autore: Gabriele Rampino
Titolo: Galantuomini
Etichetta: Dodicilune

Tracklist: 1) Galantuomini (intro) 2) Za 3) Tre amici 4) Nostalgia de li vecchi tempi 5) TITO SCHIPA: Lecce mia 6) Intercettazioni 7) Lucia e il serpente 8) Il tempo dei galantuomini 9) Viltà fatale 10) Sangue e miseria 11) Tre amici 12) Le ammazzatine 13) Nun cunti Cchiui 14) Qui sta piovendo 15) Il distacco 16) Galantuomini 17) Braccato 18) L’Angelo dalle ali nere 19) La coppa dei campioni 20) Passione ferita 21) In Fuga 22) Our first tango 23) L’Attesa 24) Galantuomini (tema) 25) Galantuomini (jazz group)


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