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OST - Mokadelic: Come dio comanda

Pubblicato il 20 gennaio 2009 da Alessandro Izzi


OST - Mokadelic: Come dio comanda

Post rock ed Ambient. Se si dovesse sintetizzare con solo un paio di parole il senso della musica che i Mokadelic hanno composto per l’ultima fatica di Gabriele Salvatores, Come Dio comanda, sono queste quelle che salirebbero immediatamente alle labbra. Seguite, a breve distanza, da “psichedelico”: un vocabolo che trasforma un matrimonio tutto sommato non originalissimo in una sorta di più ambiguo menage a trois.
E, del resto, è sotto la cifra dell’ambiguità anche l’uso che il regista fa di questi brani (dodici nel CD) all’interno della pellicola. Salvatores, infatti, in alcuni momenti del film, rifiuta o sembra rifiutare ogni tipo di impiego empatico del fatto musicale. Preferisce, anzi, muoversi nel piano di una reciproca impermeabilità tra evento sonoro e immagine ripresa quasi che il primo debba porsi, nei confronti del secondo, in una sorta di controcanto (succede in maniera evidente con la canzone di Robbie Williams non inserita all’interno di questo CD, ma di importanza capitale nell’economia generale del film). Il regista non è tanto alla ricerca di un preciso asincronismo audiovisivo (e del resto i brani dei Mokadelic sono così parchi di melodie e così definiti dal punto di vista ritmico che i sync si formano spontaneamente qualsiasi sia l’immagine che ci metti sotto), quanto piuttosto ad una forma di contraddizione tra atmosfere. Ad urtarsi sono, quindi, le emozioni evocate dall’ascolto e quelle prodotte dalla visione in un gioco di rifrazioni emotive alquanto sfuggente. Il loro è, infatti, un urto giammai fastidioso, ma che si pone sottopelle, come una sorta di insistente prurito che avvertiamo costantemente durante tutto l’arco della proiezione del film senza che noi si possa fare qualcosa per contrastarlo.
Altrove, in franca contraddizione con questa scelta, la musica dei Mokadelic tende, invece, ad interagire col fatto narrato in maniera più tradizionale, alla ricerca di una perfetta fusione tra le evocazioni arcane della musica e l’immagine scarnificata che vi scorre sotto, non più indifferente. In questo senso diventa particolarmente pregnante la propensione registica al piano sequenza, all’eliminazione di ogni tipo di taglio dell’inquadratura (una scelta molto Nouvelle vague) come se a questo taglio visivo dovesse poi corrispondere necessariamente anche un taglio nell’universo sonoro di quel brano che gli era stato posto a commento.
Già da queste poche notazioni si capisce subito come gli esiti intriganti della colonna sonora di Come Dio comanda non dipendano tanto dalla qualità delle musiche composte per il film, ma dalla felicità del rapporto che il gruppo musicale ha saputo instaurare con il regista e con il montatore del film stesso. È dalla collaborazione effettiva con queste tre diverse funzioni che vien fuori, infatti, l’originalità dell’impaginazione sonora della pellicola.
Il mero ascolto del cd, che nasce come entità autonoma, come un vero e proprio concept album che in parte rielabora anche il materiale musicale creato per il film, è, quindi, solo esperienza parziale che ci dice poco e nulla del valore aggiunto che la musica è stata capace di donare al film.
A differenza di molte colonne sonore che, una volta estrapolate dal corpo pulsante dell’opera per cui erano state composte, rivelano all’ascoltatore tutta la loro povertà musicale, l’album dei Mokadelic mantiene, fuor di pellicola, una sua qualità indiscutibile. Epperò, senza l’immagine che doveva accompagnare/commentare, questa musica finisce per assumere un significato “altro”. Persa la sua componente applicativa, essa assurge ad una purezza che, ci pare, non riesce poi a sostenere fino in fondo. Quella che sul film ci era sembrata originalità pulsante, si fa, al solo ascolto, un poco più risaputa, produce, nel fruitore, un’impressione di deja ecoute. L’Ambient sembra, quindi, prendersi una sorta di rivincita sul post rock e la dimensione atmosferica si fa vincente rispetto alla logica strutturale, alla circolazione dei temi, alla pura e semplice grammatica musicale.
E del resto è la formazione stessa del gruppo (che unisce alle percussioni e alla classica presenza degli strumenti elettrici anche la gentilezza di una tastiera) a spingere le composizioni in questa direzione. Si ascolti ad esempio il principiare del track 1 (...But I will come back) per rendersi conto di questa caratteristica della musica dei Mokadelic.

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Aperto dal timbro suadente e caldo della tastiera, il brano è sin da subito evocazione di un’atmosfera rarefatta e triste che si perde in un giro appena melodico su una cellula minimale. Un arabesco sonoro sul vuoto, sul silenzio. Il tema proposto dalla tastiera viene poi, immediatamente fatto proprio dal resto della formazione, con le corde pizzicate dalla chitarra che si appoggiano sulla certezza ritmica della batteria. Un perfetto refrain che sembra preludere ad un canto che non viene mai. Forse perché, in pellicola, la funzione del canto l’assolveva l’immagine. Era l’inquadratura stessa ad assumere connotazioni melodiche.
Più elaborativa, invece, la traccia tre (Black face sparkling crown) che non segue la stessa progressione ad arco della prima (solista/gruppo/solista: la stessa di tutto l’album che si apre e chiude coi puntini sospensivi in una circolarità aperta all’infinito) e si apre a divagazioni contrappuntistiche nel gioco pizzicato delle parti che si rimpallano il pochissimo materiale melodico

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Ci sono alcuni momenti particolarmente evocativi all’interno dello score. Come ad esempio tutto il brevissimo track 10 (Homeless landscapes song) che rievoca sfondi sonori al principiar del nulla. Momenti fascinosi in cui si percepisce una certa cura timbrica cui non corrisponde, però, un’altrettanto grande sapienza di scrittura. Il suo spirito improvvisativo ci ricompensa comunque dell’eccessiva brevità e ci dà anche il senso (proprio qui nel momento di massima rarefazione sonora) della vocazione inaspettatamente sinfonica di questo score.

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In generale, comunque, il cd di Come Dio comanda, conferma la presenza, sulla scena italiana, di una band importante che ha molto da dirci ancora e che vale la pena seguire con le giuste dosi di curiosità e fiducia.


Autore: Mokadelic
Titolo: Come Dio comanda
Etichetta: CAM records

Tracklist: 1) ...But I will come back 2) Hanged country (Ramona superstar) 3) Black face sparkling crown 4) No monsters 5) Bahati 6) Grace 7) Red july 8) Hanged country 9 Hopi (Way home) 10) Homeless landscapes song 11) Black face sparkling crown (A nativity scene) 12) Hopi, but...


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