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OST - Philip Glass: Notes on a scandal

Pubblicato il 3 maggio 2007 da Alessandro Izzi


OST - Philip Glass: Notes on a scandal

Una sola nota di oboe si libra per un momento estatico nel silenzio buio dell’orchestra: solitudine dilatata cui la dinamica e l’emissione dona l’impressione di uno slancio che vorrebbe farsi melodia. Poi cinque coppie di toni, secondo una successione di semicroma e breve (una delle pietre angolari che compongono lo score) che più che tentare la strada di un percorso melodico sembrano esprimere il senso di un compianto che non riesce mai davvero a definirsi.
Il percorso nelle prime undici note che aprono lo score di Notes on a scandal è all’insegna della contraddittorietà: la successione dei toni disegna, infatti, l’idea di uno slancio che vorrebbe ad ogni passo farsi canto, ma il dilatarsi della breve spegne ogni afflato guidandolo verso il silenzio, verso un nulla che non riesce mai ad essere davvero contraddetto. Linearità e circolarità si prendono per mano in un percorso che è, fin dalle origini votato alla rinuncia di qualsiasi forma di simmetria. Tutto appare squadrato, ma non lo è. Le cinque coppie che dovrebbero ruotare, in una logica minimalista, intorno alle terza sono, in realtà, del tutto asimmetriche tra loro: la prima e la terza si spengono dinamicamente nel silenzio, mentre non c’è specularità tra la seconda e la quarta (che anzi, in modo del tutto incongruo, altro non è che la ripetizione proprio della terza). La quinta poi, è solo la figura che da il via al moto dell’orchestra in una serie di figurazioni tipicamente glassiane.
Sin dall’ascolto di questo breve inciso ci si rende contro che la colonna sonora della pellicola di Eyre è quanto di più anomalo potessimo aspettarci dalla penna del compositore delle musiche dei film di Godfrey Reggio. Tutto, nella composizione, appare all’orecchio autentico Glass, tutto rimanda ad un modo di comporre che ultimamente si era fatto un po’ maniera, ma tutto, allo stesso tempo, appare nuovo, inaspettato. È come se un Bernard Hermann redivivo avesse preso a scrivere delle musiche rifacendosi ad archetipi compositivi tipicamente glassiani.
Se come notavamo nella recensione alle musiche di The Illusionist Glass compiva un deciso passo indietro musicale ai tempi delle sue composizioni più impersonali, con Notes on a scandal abbiamo, invece, un deciso passo avanti.
E non ci vuole poi molto a rendersi conto di come questo passo avanti sia decisamente ispirato dall’adesione al mondo contorto della protagonista stessa della pellicola. Un mondo, questo, dove davvero tutto appare ordinato e preciso, ma che nasconde, invece insidie anche mortali. Un mondo dove la solitudine si fa invivibile e finisce per nutrirsi di se stessa incapace a fare a meno dell’abitudine: il peggiore dei mali.
Per questo, sempre nel primo track, il tema dell’oboe è tanto presto sopravanzato dalle volute dell’orchestra punteggiate dai violenti rintocchi delle percussioni. Per questo tutto appare elegante e brutale al tempo stesso, come raffinati, ma cinicamente crudeli sono i modi dell’anziana professoressa di storia interpretata con precisione millimetrica da Judy Dench.
Anche quando il soliloquio cede il passo al duetto questo è solo apparente. Sempre nel track 1, al calare dei toni dell’orchestra rientra in campo l’oboe e con esso si fa strada il timbro più acidulo e alto di un flauto e i due percorsi musicali sembrano intersecarsi sia pure brevemente in arabeschi incantati, ma ci si accorge poi che l’uno altro non è che il canone dell’altro: una mera proiezione sonora come proiezione psicologica è il rapporto di dipendenza che lega le due protagoniste del film.
C’è poca reiterazione di materiale melodico in questo score (caratteristica anche questa anomala del modo di comporre di Glass) e spesso il percorso musicale, nella sua asimettria si fa imprevedibile. Il track 2 (The history), ad esempio, già reso timbricamente ambiguo dal raddoppio del moto continuo, per note legate, di un tema insinuante del flauto con l’arpa, esplode di colpo e del tutto inaspettatamente negli accordi ribattuti e percussivi del piano su cui si innestano i lunghi accordi degli archi.
Il track 3 (Invitation) si apre ancora con l’oboe, prodigo in un tema questa volta più deciso e presto incastrato agli arabeschi ancora una volta del flauto, poi il moto insidioso dei contrabbassi crea un clima di sospensione alla Psycho che, dopo una sezione percussiva che mai ci saremmo aspettati dal compositore, conduce ad una cavalcata di archi e fiati decisamente ansiogena.
Di qui in poi è un profluvio di soluzione geniali. Ancora più hermanniana è la traccia 5 (Discovery) dove gli archi creano un clima thriller e il flauto costruisce oasi meditative, ma inquiete.
Flauti e celesta puntellano, invece, il tappeto inquieto dei contrabbassi all’inizio del successivo track 6 (Confession) che è il trionfo di un’allusività decisa ed insidiosa.
Difficile citare, nell’ascolto, soluzioni particolarmente originali. Tutto è all’insegna del capolavoro anche se un culmine espressivo viene sicuramente toccato nel superbo track 15 (Someone has died: per chi scrive il migliore dello score) che parte con un ostinato greve degli archi presto interrotti a più riprese da squilli allarmanti degli ottoni fino a che il tutto non precipita in un ingolfamento contrappuntistico degli archi sigillato da pochi accordi del piano raddoppiati dai timpani. Potrebbe portare la firma di Britten.


Autore: Philip Glass
Titolo: Notes on a scandal
Etichetta: Decca

Tracklist: 1) First Day of School 2) The History 3) Invitation 4) The Harts 5) Discovery 6) Confession 7) Stalking 8) Courage 9) Sheba & Steven 10) The Promise 11) Good Girl 12) Sheba’s Longing 13) Someone in Your Garden 14) A Life Lived Together 15) Someone Has Died 16) Betrayal 17) It’s Your Choice 18) Barbara’s House 19) Going Home 20) I Knew Her


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