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OST - Surf’s up

Pubblicato il 1 novembre 2007 da Alessandro Izzi


OST - Surf's up

Brillante, incalzante, piacevolissimo. Sono i tre aggettivi che vengono subito alla mente quando si deve condensare l’impressione che si prova di fronte al CD della colonna sonora di Surf’s up.
Variegato è il quarto. Quello più scontato visto che non si può, oggi come oggi, realizzare la tracklist per un qualsiasi cartone animato senza puntare su una scelta di brani che sono tra loro così diversi da apparire quasi reciprocamente estranei. È come se gli autori cercassero, attraverso la musica, di operare una sorta di zapping di atmosfere e stili per venire incontro ai bisogni di un pubblico di ragazzini che, in sala, sono appunto impossibilitati a cambiar canale al primo sintomo di noia.
Ci pensano, quindi, i 311 ad aprire le danze con un reggae (Reggae got soul è il titolo) abbastanza puntuto in cui il gioco delle percussioni e il trionfo degli squilli delle trombe si rivelano ideali per rendere il senso di una vita trascorsa sulla spiaggia, nell’attesa delle onde migliori che permettano quella cavalcata ideale che è il sogno di ogni surfista. Eppure proprio questo primo brano, che è perfetta espressione di quella controcultura disimpegnata ed un poco spaccona che è in generale la realtà degli skaters, è anche, paradossalmente, il luogo di un incontro ideale tra questa realtà profondamente “adolescenziale” e la dimensione un po’ edificante ed “infantile” che generalmente hanno le canzoni all’interno di un cartone animato. Basta, infatti, dare appena un’occhiata al testo della song per rendersi conto di quanto, a livello strettamente contenutistico, l’intero brano sia profondamente debitore di un modello quasi disneyano dove tutto il discorso va sulle opportunità del futuro che si apre davanti al bambino e sulla necessità di trovare la propria posizione del mondo (“Don’ be afraid. In your heart you’ll find the way”). Un discorso, questo, che, così estremisticamente sintetizzato, può adattarsi tanto a Surf’s up quanto a Pinocchio). Atmosfere spiaggesche che, tutto sommato, non sfigurerebbero in un realtà isolane come quella di Lilo e Stich, le ritroviamo un po’ ovunque in quelli che sono i brani più “leggeri” della compilations: l’ukulele (al posto della chitarra ritmica) che punteggia, coi suoi tagli regolari sul backbeat di consumata sapienza reggae, la melodia dei Dirty Head (track 3: Stand still che si lascia ricordare per lo scioglilingua della seconda strofa), nell’incipit strumentale del track 7 (Nine black alps: Pockett full of star) fino al tradizionale Hawaiian war chant (track 14) che condensa la logica della musica isolana in un linguaggio debitore di sonorità jazz. Altrove, come nell’incredibile flauto andino che evoca atmosfere alla Inti Illimani nel grazioso trac 6 (Forro in the dark: Forrowest) che, nella sua dimensione solo strumentale, evoca scanzonate atmosfere alla Mancini di The Pink panther, il discorso musicale sembra spostarsi verso altri lidi, ma è solo una breve parentesi di samba che si gusta tutta d’un fiato senza chiedersi il perché.
La componente adolescenziale prende, invece, maggiormente corpo già a partire dal track 9 (Pearl jam: Big wave, uno dei brani più attesi della compilation) quando cominciano a prendere forma sonorità decisamente più rudi con le chitarre elettriche a sostegno di un discorso decisamente più incline ad un hard rock sostanziato da una rabbia fino a questo momento sconosciuta nel CD e da una violenza di toni abbastanza estranea alla nostra concezione di musica per cartoni animati. Una grana violenta pronta a condensarsi in un assolo chitarristico di grande effetto.
Altrettanto violenta, se non più, è anche la scatenata ridda sonora di Wipe up dei Big Nose un pezzo strumentale incalzante che non ammette un secondo di respiro. È questo il lato meno solare della musica (e del film), il lato che parla della difficoltà di integrarsi con gli altri e di trovare la propria dimensione più vera.
Naturalmente il grosso dell’attesa non è tanto per i brani classici riproposti in questa sede (è il caso ad esempio del track 13: You get what you give dei New Radicals che sfonda il disco verso lidi nostalgici che ci fanno presagire quanto la stagione d’oro del surf sia finita e come tutto sia ora, come del resto per ogni fenomeno di costume, legato al commercio) quanto piuttosto alle due Extra track: Welcome to Paradise dei Green day e Get on top dei Red Hot Chili Peppers. Due brani di sicuro impatto, ma probabilmente non i veri vertici di questa compilation. Più sorprendenti ci sembrano il track 5 (Just say yes dalla voce di Ken Andrews) con la chitarra acustica che accompagna un pop intimo e minore sul pedale notturno della tastiera e il track 4 (Lose myself di Laryn Hill) con la sua frattura tra il ritmo ostinato della parte strumentale e le fioriture della voce.


Autore: A.A. V.V.
Titolo: Surf’s up
Etichetta: Sony

Tracklist: 1) Reggae Got Soul – 311 2) Drive - Incubus 3) Stand Tall - Dirty Heads 4) Lose Myself - Lauryn Hill 5) Just Say Yes - Ken Andrews 6) Forrowest - Forro In The Dark 7) Pocket Full Of Stars - Nine Black Alps 8) Into Yesterday - Sugar Ray 9) Big Wave - Pearl Jam 10) Wipe Out - Big Nose 11) Run Home (Instrumental) - Priestess 12) What I Like About You - The Romantics 13) You Get What You Give - New Radicals 14) Hawaiian War Chant (Ta-Hu-Wa-Hu-Wai) - Bob Wills & His Texas Playboys 15) Extra track: Welcome to Paradise – Green day 16) Extra track: Get on top – Red Hot Chili Peppers


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