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OST - THE CHRONICLES OF RIDDICK

Pubblicato il 17 ottobre 2004 da Alessandro Izzi


OST - THE CHRONICLES OF RIDDICK

La colonna sonora di The chronicles of Riddick, opera di un autore di sicuro talento quale è il neozelandese Graeme Revell, è dominata da un senso di grandeur sinfonica e da una compattezza di stile e di atmosfera decisamente anomali se paragonati ai soundtrack di analoghi blockbusters fantascientifici. Si tratta, infatti, di una composizione che rifiuta a priori di piegarsi all’idea di costruire realtà musicali diverse per ogni mondo visitato durante il racconto (che passano tra gli estremi costituiti dalle lande ghiacciate del primo, e dall’inferno di fuoco del terzo) cercando, piuttosto, di individuare tra le pieghe del tessuto narrativo una sorta di principio musicale unificante che possa adattarsi indifferentemente a tutte le realtà messe in scena. All’interno di un meccanismo così compatto resta comunque, e non potrebbe essere altrimenti, lo spazio per quei piccoli dettagli, quelle piccole caratterizzazioni musicali necessarie ad evitare che si venga a creare un’impressione di anonimato nella descrizione comunque inevitabile dei mondi messi in scena e fondamentale per impedire alla composizione di perdersi nella ripetizione ossessiva di pochi assunti. Al proliferare di temi e scelte stilistiche diversissime che dominano, ormai, le colonne sonore dei grandi film spettacolari americani, Revell oppone, insomma, una grande concentrazione tematica obbligando l’intera composizione a ruotare intorno ad un piccolo gruppo di idee musicali soggette in corso d’opera ad una serie di aggiustamenti spesso piuttosto efficaci. Risulta evidente, quindi, che Revell si adegui profondamente ad un modello musicale assolutamente classico, eternato da nomi come John Williams e Jerry Goldsmith, che però viene rinvigorito da un bisogno di “essiccamento”, da un rifiuto al tematismo eccessivo della tradizione sinfonica ottocentesca che viene però bilanciato da un rifiuto altrettanto netto verso scelte eccessivamente sperimentali (solo in un paio di momenti dell’intera partitura il compositore indulge in scelte precisamente atonali e si tratta di pochi secondi: il track 14 per il resto assai concitato e percussivo e il track 16). Di qui il bisogno di lavorare con un’orchestrazione per certi versi molto tradizionale anche se sorretta da una nutrita sezione percussiva necessaria a restituire l’incalzare delle varie azioni messe in scena. Su una classica formazione da quartetto d’archi (costituita da una sessantina di elementi), quindi, Revell innesta come qualsiasi compositore ottocentesco i timbri delicati di due flauti, due clarinetti, due oboi e due fagotti. Più preponderante appare, invece, la sezione degli ottoni con tre trombe, tre tromboni e una tuba, mentre ai corni (ben otto) è assegnato il compito, ormai classico in composizioni di questo genere, di dare profondità alle immensità dello spazio. Il coro misto, infine, enfatizza i pochi momenti melodici dando al grosso della partitura un senso di vastità che a torto è stato giudicato da qualcuno barocco. Poco barocca è, infatti, la scelta di trattare l’orchestra e il coro in maniera prettamente sinfonica lasciando, così, pochissimo spazio a momenti autenticamente solistici. E se esiste un’impressione di grandeur, come accennavamo prima, essa è piuttosto virata verso climi ombrosi, quasi luttuosi con una tavolozza che predilige toni scuri e rifiuta ogni impressione di sfarzo fine a se stesso. Basti ascoltare il track 9 (Kyra’s theme) dominato dagli archi gravi, per rendersi conto di quanto sia forte il bisogno di adeguarsi ad una generale impressione di cupezza (impressione confermata dalla bellissima conclusione del precedente Save my family (track 8) affidata, per la cadenza, al solo dolente timbro del coro maschile a cappella. Anche i momenti patetici sono ridotti all’osso come nel caso del track 11 (Imam’s death) dolente e commosso, ma sempre molto composto. Ovviamente il momento topico è tutto nel possente coro che intona il tema dei Nocromanger (che apre anche la partitura e definisce, in effetti la cifra stilistica del tutto), ma è in alcuni momenti apparentemente marginali che troviamo le vere perle: il track 2 efficacemente percussivo e molto variegato (è la traccia più evidentemente legata all’azione di tutta la partitura), il clima rarefatto e insidioso dei track 3 (Vaako conspirancy) e 13 (Show you the way) e, infine, il tono sacrale che apre il track 18 (The purifies end).

Autore: Graeme Revell; Titolo: The crhonicles of Riddick; Etichetta: Varese Sarabande CD import

Tracklist:

1) The Chronicles of Riddick 2) Hunt for Riddick 3) Vaako Conspiracy 4) One Speed 5) The Sweet Spot 6) The Animal Side 7) Arrival at Helion 8) Save My Family 9) Kyra’s Theme 10) Helion Attack Pt. 2 11) Imam’s Death 12) Necromongers 13) Show You the Way 14) Hellhounds 15) Pops A Cork 16) The Slam 17) Furyan Energy 18) The Purifiers End 19) Aereon Fortells 20) Final Betrayals 21) Keep What You Kill 22) End Credit - Final Chronicle

[ottobre 2004]


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