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OST - Transamerica

Pubblicato il 24 marzo 2006 da Alessandro Izzi


OST - Transamerica

C’è una cosa che, incredibilmente, accomuna due film tra loro molto diversi come Transamerica e I segreti di Brokeback mountain: l’uso fin troppo insistito, nell’impaginazione delle rispettive colonne sonore, di brani (e di stilemi) assolutamente country.
Una cosa, questa, di per sè abbastanza sorprendente, perchè la musica country (e certi spirituals che vanno a comporre il caleidoscopico universo sonoro di Transamerica) è, tra tutti i generi di consumo della musica statunitense, quella che più mantiene uno spirito assolutamente conservatore e di fatto infinitamente lontano da tematiche omosessuali o, addirittura, transgender.
Ma sta proprio in questa scelta apparentemente controcorrente, portata avanti sulla base di un deciso gusto per il sovvertimento di tutte le regole codificate, che riposa tutto lo spirito polemico delle due pellicole. Mentre, però, la colonna sonora del film di Ang Lee muove verso i lidi del melodramma e si fa, via via che il procede verso il suo esito fatale, sempre più cupa e sofferta, lo score di Transamerica, seguendo il dettato di una commedia abbastanza underground, gioca di spiazzamento e di accumulo di stili e di sonorità con salti di tono repentini che si consumano, spesso, a brevissima distanza l’uno dall’altro.
Si va, allora, dai toni nostalgici e intensi del track 7 (I’m a pilgrim di Duncan Sheik) che innesta un canto dolente e malinconico sui timbri della chittara acustica (prima) e del pianoforte (poi) al gioco scanzonato dell’immediatamente successivo track 8 (Fish song eseguito dalla The nitty Gritty dirt band) che si fonda su un’orchestrazione spiazzante che gioca con le percussioni, imita, sul finale, il gracidio di un rospo e gioca di convenzioni con un classico banjo e poi con una quanto mai azzaccata armonica a bocca.
Questa continua metamorfosi sonora che fa trascolarare i toni del country fino a farli dissolvere in modi bluegrass e, addirittura, gospel risponde fino in fondo non solo al movimento incessante della macchina da presa nelle assolate regioni dell’America più profonda (il film è e resta, in fondo, un articolato road movie), ma segue da vicino anche un percorso di trasformazione sia interiore che esteriore che coinvolge i due protagonisti della vicenda narrata.
Esteriore perchè a cambiare sono anche i corpi: quello ancora adolescenziale di Kevin Zegers che, con molta difficoltà accetta di entrare definitivamente nel mondo adulto e quello di Felicity Huffman che, nelle sue dinamiche transgender, si trova ancora a metà strada tra due mondi.
Interiore perchè a cambiare, col mutare dei paesaggi, sono anche i caratteri e i modi di rapportarsi verso il mondo dei due personaggi in una sempre più profonda comprensione di se stessi e dei loro rispettivi legami.
La scelta delle musiche, che segue anche una precisa vocazione ironica, rivela, però sotto la crosta di un ammiccamento mai gratuito sui pregiudizi dell’America più conservatrice (quella che non vorrebbe mai accostato il tono sacrale del gospel con una storia di transessualità), anche un profondo anelito di valori spirituali che comprende, alla fine, entrambi i personaggi di questo viaggio generazionale.
Ed è proprio questo elemento che ritroviamo nell’eccellente (e giustamente nominata all’Oscar) track 21: Travelin’ thru di Dolly Parton l’unico brano di questa bellissima compilation ad essere stato composto appositamente per la pellicola.
Trattasi di un brano bellissimo che, avvalendosi di un testo complesso che affina la metafora del viaggio come attraversamento sia fisico che spirituale, avvia un discorso sulla reciproca comprensione e sulla tollerenza che sembra destinato ad essere scolpito nella storia del genere. Una vera e propria preghiera gioiosa che si lascia dietro, senza però dimenticarla, ogni amarezza ("questions are many, answers but a few") e ritrova, nel piano del creato quel "Senso" apparentemente perduto ("God made me for a reason and nothing is in vain. Redemption comes in many shapes with many kinds of pain") ponendosi come esortazione e desiderio per una migliore comprensione di quel viaggio cui diamo il nome di via ("Give me some direction oh Lord").
La scrittura musicale enfatizza questa aspirazione ad una spiritulità mai deteriore attraverso sonorità etniche dominate dal pulsare ritmico dei bonghetti su cui una chitarra acustica intesse fioriture e dà senso armonico al tutto mentre un violino gioca di controcanto. Il brano ha, di per sè, un andamento poco prevedibile che vede alternarsi un fraseggio tipicamente country con una sezione a cappella dove tacciono tutti gli strumenti eccetto le percussioni, ed entra in campo un coro solo maschile con, ancora, un’intenso duetto tra voce solista e violino (uno dei momenti più emozionanti di tutto il disco).
E il disco varrebbe l’acquisto solo per questi pochi intensi secondi.

Autore: A.A. V.V.; Titolo: Transamerica; Etichetta: Netwerk

Tracklist:

1) I Will Be A Woman (Dialogue) 2) Jol’Inkomo - Miriam Makeba 3) Headin’ West - David Mansfield 4) Church Of The Potential Father (Dialogue) 5) Take ’Em Away - Old Crow Medicine Show 6) Lay My Burden Down - Larry Sparks 7) I Am A Pilgrim - Duncan Sheik 8) Fish Song - Nitty Gritty Dirt Band 9) Quel Dommage (Dialogue) 10) There’s A New Moon Over My Shoulder - Larry Sparks 11) Lost In The Lonesome Pines - Jim Lauderdale/Ralph Stanley & The Clinch Mountain Boys 12) I Find Jesus - Nitty Gritty Dirt Band 13) You’re Gonna Love Me One Day - Heather Myles 14) We’re All In This Together - Old Crow Medicine Show 15) High Plains - David Mansfield 16) Beautiful Dreamer - Graham Greene 17) Beautiful Dreamer - David Mansfield 18) That’ll Put Hair On Your Chest (Dialogue) 19) Odessa Yodel - Wylie & The Wild West 20) Like A Rose - Lucinda Williams 21) Travelin’ Thru - Dolly Parton


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