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OST - Wojciech Kilar: Il sole nero

Pubblicato il 25 giugno 2007 da Alessandro Izzi


OST - Wojciech Kilar: Il sole nero

Otto brani, per un totale di appena un quarto d’ora di ascolto: contrariamente a quella che è l’ormai tristissima pratica del comporre musica per film che vuole che la composizione investa e pervada ogni possibile intertizio sonoro della pellicola quasi nel timor panico di una qualsiasi stasi od oasi di silenzio, Wojciech Kilar (che, lo ricordiamo, non si afferma alla ribalta internazionale come autore di colonne sonore, ma come compositore tout court di musica assoluta) compie, per Il sole nero di Zanussi, un vero e proprio voto di castità.
E non solo per la quantità relativamente esigua dei brani (e relative durate) musicali che devono succedersi nel corpo della pellicola del regista polacco (una delle sue opere più deboli, purtroppo), ma anche per l’assoluta povertà timbrica, melodica e armonica che le caratterizza.
Il riferimento più immediato all’interno del corpus del compositore è da rintracciare tutto nell’importante Concerto per pianoforte ed orchestra d’archi di qualche anno fa. In quest’opera il compositore polacco, cimentandosi con la grande struttura ad ampie campate del concerto per strumento solista, lavorava, ferma restando una precisa vocazione minimale, soprattutto di suggestioni timbriche e di forti evocazioni sonore. La relativa semplicità della linea pianistica (spesso legata alla reiterazione di pochi accordi ribattuti) si sposava stranamente con la maestosa fissità dei pedali degli archi arrivando a determinare la creazione di una sorta di “tempo mistico”, eterno ed immutabile, che si contrapponeva scientemente alla frettolisità della ricezione musicale cui è ormai abituato il pubblico contemporaneo. L’ascoltatore finiva così per essere letteralmente rapito dall’eterea ariosità di una musica che si accendeva solo in poche drammatiche progressioni senza mai, però, approdare ad un che di realmente risolutivo, mentre il concetto di durata sembrava dilatarsi all’infinito come spesso avviene della più recente produzione polacca contemporanea (si pensi al caso Gorecki per rendersene compiutamente conto).
Di tutto questo resta, in questi brevi, pregnanti aforismi musicali, soprattutto la suggestione sonora e l’atmosfera di fondo. L’idea, ad esempio, del piano che, da solo, nel tema fondamentale (The black sun, appunto che si può ascoltare, nel primo track, subito dopo l’introduzione solenne di archi e piano di una dozzina di secondi appena) si libra sulla vertigine del silenzio coi suoi pochi accordi che, lungi dall’opporsi a quello stesso silenzio, sembrano voler ritornare ad esso con inesausta nostalgia.
Altrove, come nella sognante seconda frase pianistica del primo brano, l’enfasi malinconica si slancia in memorie chopeniane di incredibile suggestione.
Nel complesso vengono quindi abbandonate le ampie proporzioni in favore di una concentrazione tematica ed emotiva che ben si sposa ad un pessimismo di fondo dolente e giammai risolto (l’ultimo track Agata’s theme version 1 si esaurisce su una sospensione imponderabile).
Gli archi sono assoluti protagonisti del solo track 4 (The funeral) dove divengono veicolo ideale per una commossa trenodia sempre ricavata dal tema principale che, partita con una perorazione all’unisono, si increspa poi polifonicamente in un discreto canto a tre voci di grande semplicità di scrittura. Nel resto della composizione sono, invece, per lo più trattati come un blocco unitario, con quel suono acuto e metallico che siamo, ormai, abituati a considerare come squisitamente polacco.
Un disco, quindi, di grande interesse, ma niente più che una conferma (con qualche sensazione di deja vu) per gli ammiratori del magistero indiscutibile di Kilar.


Autore: Wojciech Kilar
Titolo: Il sole nero
Etichetta: CAM

Tracklist: 1) The Black Sun 2) The Black Sun - Version 1 3) Manfredi’s Death 4) The Funeral 5) Agata’s Theme 6) Salvo’s Theme 7) The Fall 8) Agata’s Theme - Version 1


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