X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



"Ostaggi" di Angelo Longoni

Pubblicato il 15 novembre 2016 da Maria Vittoria Solomita


"Ostaggi" di Angelo Longoni

Roma - Sala Umberto. Angelo Longoni ha firmato un altro testo di denuncia, una nitida metafora delle disuguaglianze sociali, economiche e razziali di cui siamo testimoni. Ne sentivamo il bisogno.

Il pretesto narrativo rispetta le tre unità aristoteliche: per circa un’ora e trenta si è tutti ostaggio in una panetteria, bloccati fra farinacei sia quattro avventori sia un improbabile rapinatore che si rifugia in quell’esercizio dopo aver maldestramente svaligiato una banca. Fermi e rigidi lo siamo tutti, amara constatazione resa meno penosa da qualche battuta sul sesso, di sicura riuscita, e dalla certezza sempiterna che il mal comune sia fonte di gaudio. Il pubblico arriva così a immedesimarsi nei personaggi in scena, condividendone dubbi e paure, alternando l’angoscia di certe riflessioni autoreferenziali alla serenità del distacco (dai, extracomunitario siriano non lo sarò mai! Ex infermiera battona, poi!).
Eppure i cinque tipi sul palco fanno centro. Gabriele Pignotta è il rapinatore improvvisato, di fatto un piccolo imprenditore che all’ennesima cartella esattoriale ha dato di matto; goffo, tanto indeciso da accettare i consigli strategici di un ex infermiera interpretata da Michela Andreozzi. La donna ha barattato il lavoro di letti&corsie con un lavoro di soli letti ed è ora una prostituta metropolitan chic dalla forte indole umanitaria, una rustica filantropa. Durante la concitata ora e mezza di sequestro, infatti, aiuterà anche l’intramontabile Silvana Bosi, pensionata cardiopatica dai guizzi rivoluzionari, mentre il panettiere Pietro Genuardi, pavido perché ha tutto da perdere, lui, lavoro e famiglia, lo ha già aiutato più volte, senza troppi clamori. Chiude il quadretto l’extracomunitario, un siriano filosofo dal volto di Jonis Bascir - anche autore delle musiche. Il siriano è terrorizzato dalla Polizia, ma resta zen e dispensa pillole di saggezza e congiuntivi, roba da far impallidire i nostri laureati.
All’interno della comunità coatta aumenta la tensione, mentre il carceriere deve scendere a compromessi con le Forze dell’Ordine. Quelle dei cinque ostaggi sono anche le tensioni e i pensieri di chi è ostaggio in altri mo(n)di e magari ancora spera in un’umanità solidale e profonda.

Una commedia di facile condivisione e digestione.


Ostaggi; Regia e drammaturgia: Angelo Longoni; musica: Jonis Bascir; interpreti: Michela Andreozzi, Jonis Bascir, Pietro Genuardi, Gabriele Pignotta e Silvana Bosi; costumi: Margherita Longoni; Teatro: Sala Umberto fino al 20 novembre


Enregistrer au format PDF