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Out Stealing Horses - Concorso

Pubblicato il 10 febbraio 2019 da Matteo Galli


Out Stealing Horses - Concorso

Come il film di Fatih Akin, anche il film di Hans Petter Molland presentato oggi in concorso è tratto da un romanzo intitolato Out Stealing Horses un best seller internazionale dello scrittore Per Petterson, pubblicato anche in italiano da Guanda col titolo Fuori a rubar cavalli. Ne è assoluto protagonista il sessantasettenne vedovo Trond (interpretato dal sempre grandioso Stellan Skarsgård, attore icona di Moland e non solo di lui) che alla vigilia del nuovo millennio (siamo appunto negli ultimi giorni di dicembre del 1999), si è ritirato in una casetta sperduta nella zona orientale della Norvegia, con quantità di neve che non è difficile immaginare. Trond ha perduto la moglie in un incidente stradale (Petterson, lo scrittore, perse invece la famiglia nell’incendio/naufragio della “Stella Scandinava” del 1990) e vive in uno stato depressivo di lutto permanente, fermamente convinto a ignorare i prossimi festeggiamenti dell’anno 2000, una parca cena e poi a letto. Non è chiaro che cosa lo tenga ancora in vita. E’ il caso che, almeno in apparenza, mette in moto la vicenda, ossia l’incontro con un personaggio di pochi anni più giovane chiamato Lars che si rivela essere una figura importante del suo passato remoto, ovvero il figlio di primo letto della donna per amore della quale il padre di Trond lasciò la sua famiglia: la moglie, Trond stesso, e la sorella. Con una continua e talora anche un po’ ridondante alternanza fra presente e passato ha dunque inizio un percorso mnestico di Trond, che adesso ha – verrebbe da dire – quanto meno qualcosa a cui pensare. L’anno chiave, con poche e poco significative ulteriori analessi (il periodo dell’occupazione tedesca, un inserto poco utile a capire l’agire dei personaggi) e prolessi è il 1948, quando Trond ha circa quindici anni e trascorre un’estate insieme al padre, senza la madre e senza la sorella, secondo il principio, non esattamente “politically correct” professato dal padre che la presenza delle donne gli impedisce di pensare, dunque una vacanza di soli uomini. Un’estate indimenticabile per Trond, perché il padre, bello e muscoloso, prova a insegnargli, con esiti rivedibili, la rude vita nei boschi, perché Trond si trova suo malgrado ad assistere al dramma dell’amico Jon che, omettendo di vigilare sui due fratellini più piccoli, di fatto non impedisce che, sia pure per gioco e per sbaglio, uno dei due uccida l’altro con un fucile. L’omicida è per l’appunto quel Lars che il protagonista reincontra cinquant’anni dopo. L’incidente, la morte accidentale del figlio sfascia definitivamente quella famiglia: il padre viene portato via (in ospedale, in manicomio, chissà), Jon, avvinto dai sensi di colpa, si aggira come un fantasma per fiumi e per boschi, la madre che aveva fin qui tenuto una relazione clandestina col padre di Trond si lega definitivamente a lui, ciò che provoca l’abbandono di cui si diceva poc’anzi. E’ questo il trauma mai superato dal protagonista che in quella famosa estate aveva creduto di aver raggiunto una profonda e incancellabile intimità con il proprio padre e che alla fine di quella stagione si ritroverà privato per sempre di quella presenza e di quel modello, si ritroverà talmente sperduto e abbandonato da passare il resto dei propri giorni a leggersi e rileggersi, guarda caso, David Copperfield. In questo film molto maschile, nel quale tutti i personaggi sembrano costantemente dover dare prova a sé stessi e al mondo, delle proprie capacità muscolari, è la natura a farla da padrona: alberi giganteschi da abbattere, tronchi da raccogliere e scaricare a valle (dalla Norvegia giù giù fino in Svezia), docce improvvise sotto la pioggia scrosciante, galoppate selvagge (vedi il titolo), l’osservazione delle foglie e degli uccelli, con alcuni momenti che sembra di seguire un programma di National Geographic e in certi altri sembra di assistere a Survivor. E tutto questo vale, seppur in misura minore, anche nella parte ambientata nel presente: spalare neve, spalare neve, fare legna, fare legna. Moland ci aveva abituati male, ovvero bene, con film dall’umorismo leggero e paradossale, come gli ultimi due passati a Berlino A Somewhat Gentle Man (2010) e In Order for Disappereance (2014), qui il tono è molto più solenne e più patetico, malgrado l’understatement dell’impagabile Skarsgård.


CAST & CREDITS

(Ut og Stjaele Hester); Regia: Hans Petter Moland; sceneggiatura: Hans Petter Moland dall’omonimo romanzo di Per Petterson; fotografia: Rasmus Videbaek; montaggio: Nicolaj Monberg, Jens Christian Fodstad; interpreti: Stellan Skarsgård , (Trond), Bjørn Floberg, (Lars), Tobias Santelmann (il padre di Trond), Jon Ranes (Trond a 15 anni), Danica Curcic (la madre di Jon), Pål Sverre Hagen (il padre di Jon), Sjur Vatne Brean (Jon a 17 anni); produzione: 4 1/2 Fiksjon, Oslo; origine: Norvegia, 2019; durata: 122’.


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