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Ovunque sei

Pubblicato il 18 settembre 2004 da Antonio Pezzuto


Ovunque sei

Accolto da sberleffi a scena aperta alla proiezione veneziana, la prova numero sei di Michele Placido, regista a cui lo statuto dell’autorialità è stato assegnato da gente omologa a quella che in sala lo fischiava, lo ingaggia per le pubblicità dei telefonini, gli dedica lunghe monografie su prestigiose riviste cinematografiche. Domandiamoci allora: cosa vuol dire essere un autore oggi in Italia? E, soprattutto, quando è che un film in sala merita di essere fischiato? Michele Placido da tempo cerca di fare un cinema onesto ed arrogante, che affronta argomenti e autori difficili (Dino Campana due anni fa, quest’anno Caproni, Pirandello e il suo rapporto con la morte), cercando di osare, di giocare sulle strutture e sugli stili. Voluto fortemente da Placido nel concorso veneziano con antipatica presunzione è un film che parte da una intuizione quasi impossibile da realizzare. Raccontare la morte, lo svanimento della memoria, capire fino a quando continuiamo ad esistere. Forse per questo Placido si è affidato al gotha degli sceneggiatori nostrani: Umberto Contarello (Marrakech Express, Il toro, Luce dei miei occhi), Francesco Piccolo (Agata e la Tempesta, Paz, My name is Tanino) e Domenico Starnone (da Denti a L’amore ritorna). Ha chiamato Accorsi che è considerato il migliore attore italiano del momento (quanti premi gli hanno dato? Quante copertine? Quante parole gentili?), accanto a lui, Violante Placido e Barbora Bobulova, solida esperienza teatrale, un viso splendido e, sicuramente, una risorsa preziosa del nostro cinema. Tutto questo non è certo bastato a Placido per fare un film bello. Ovunque sei fa acqua da tutte le parti: nella storia e nei dialoghi, nelle luci di Bigazzi, nel montaggio di Esmeralda Calabria (non una esordiente, ma una che ha lavorato - tra gli altri - con Moretti, Infascelli e Puccioni), tutto ha contribuito a fare di questo film una opera non riuscita, un passo falso. Ma basta un film sbagliato per giustificare i fischi e le risate a scena aperta in sala? Il sospetto è che dietro questi fischi ci sia altro, cioè che non siano diretti verso questo film, ma verso un cinema italiano che non ha niente da dire. Ovunque sei si è trovato nella brutta posizione di divenire capro espiatorio, di un cinema, di una etica della produzione, di un mondo italiano del quale sembra, per fortuna, che non se ne possa proprio più, e che, quello sì, andrebbe fischiato con ben maggiore vigore.

[settembre 2004]

regia: Michele Placido sceneggiatura: Umberto Contarello, Francesco Piccolo, Michele Placido, Domenico Starnone fotografia: Luca Bigazzi montaggio: Esmeralda Calabria interpreti: Stefano Accorsi, Barbora Bobulova, Violante Placido, Stefano Dionisi produzione: Riccardo Tozzi per Cattleya, Rai Cinema origine: Italia 2004 distribuzione: 01 Distribution durata: 85’

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