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Pensieri sparsi sul Napoli Film Festival

Pubblicato il 17 giugno 2009 da Donato Guida


Pensieri sparsi sul Napoli Film Festival

Non avrà il blasone di Berlino, né la storia di Venezia, tantomeno le “sciccherie” di Cannes, eppure il Napoli Film Festival (giunto quest’anno alla sua XI edizione) resta uno dei più affascinanti appuntamenti nazionali. La splendida cornice medievale del Castel Sant’Elmo (dove il Festival si è svolto, dal 10 al 15 giugno) rimbombava di passi, voci, emozioni; eppure tutti questi sentimenti sembravano relativamente pochi: lo scarso pubblico presente durante l’intera manifestazione non rispecchiava né la grande fatica a cui sono stati sottoposti gli addetti ai lavori, né tantomeno la fama degli ospiti invitati. La bassa risonanza di questo Festival ha (purtroppo) fatto sì che ai grandi incontri fossero presenti davvero pochi spettatori. Ma andiamo per ordine.
L’ormai consolidato appuntamento annuale col Napoli Film Festival ha portato, all’ombra della bellezza del Vomero, non solo il grande regista Francesco Rosi (a cui, tra l’altro, è stata dedicata una retrospettiva durante la quale sono stati proiettati tutti i suoi film), ma anche Giovanni Minoli (che ha deliziato il pubblico con aneddoti di una pluriennale ed ottima carriera televisiva), Laura Morante, Isabella Rossellini (giunta nella città partenopea anche per presentare la seconda serie di Green Porno, cortometraggi sulle abitudini sessuali degli insetti, da lei stessa ideati, prodotti, diretti ed interpretati), l’autore napoletano Stefano Incerti, Roberto Andò, Roberto Herlitzka e, per concludere, Matt Dillon.
Incontri, questi, che – con l’aggiunta di una retrospettiva dedicata all’intera opera di Robert Bresson, a dieci anni dalla sua scomparsa – possono essere considerati delle vere e proprie ciliegine che hanno meravigliosamente condito la torta dei quattro concorsi sui quali il Festival si è basato.
Se il concorso Nuovo cinema Italia (sezione nella quale sono state presentate opere indipendenti, realizzate a basso budget) ha sancito la vittoria del film Narciso. Dietro i cannoni, davanti ai muli, ultima fatica del compianto Marcello Baldi – con protagonista l’ex Aldo Moro bellocchiano, Roberto Herlitzka –, il premio Vesuvio Award per il concorso Europa, Mediterraneo se lo è aggiudicato (non affatto in maniera facile, visto l’alto livello delle cinque opere in gara) il serbo Goran Markovic per The tour; nominati i due maggiori concorsi, bisogna ora dar spazio ai restanti due, sicuramente minori, ma non per questo invisibili: Fabrizio Bancale, col il suo Il ring scomparso, si è aggiudicato il premio Vesuvio Award nel concorso SchermoNapoli documentari, e, infine, la sezione SchermoNapoli corti è stata vinta dall’intelligente ed affascinante U’ Su’ di Mimmo Mancini.
A conclusione avvenuta, le somme che si possono tirare da tutto ciò che si è osservato non possono essere altro che positive: l’undicesima edizione del Napoli Film Festival, oltre ad offrire opere di alto interesse, ha saputo anche mettere a disposizione del pubblico degli ottimi lavori (siano essi indipendenti o piccoli o grandi produzioni di richiamo) che, però, difficilmente riusciremo ad ammirare nuovamente nelle sale cinematografiche: film come il commovente dramma familiare Exchange (Schimb valutar) del rumeno Nicolae Margineanu, la simpatica e leggera (pur se non priva di significati) commedia spagnola Lost in Galicia (Los muertos van deprisa) di Angel de la Cruz, o anche il geniale racconto (un po’ tarantini ano, un po’ jarmuschiano, e di sicuro totalmente nouvellevagueiano) I always wanted to be a gangster (J’ai toujours revé d’etre un gangster) di Samuel Benchetrit.
Al di là di questo dispiacere, però, resta il fascino di un Festival che ha offerto bei film e non, incontri e disapprovazioni, giudizi critici e pareri avventati; qualcuno, giustamente, potrebbe dire “come gli altri Festival”: certo, ma con una differenza di non poca importanza: la cornice che ha racchiuso queste visioni filmiche; un luogo antico che ha attraversato i secoli osservando, dal punto più alto, una città eterna.
E, tra guitti e signorotti, siamo in attesa della prossima edizione, sia per rivivere ed annusare nuovamente i profumi storici di quei luoghi, sia per accompagnare il tutto con la visione di ottimi lavori cinematografici.
E, magari, sperando di poter chiacchierare con qualche persona in più.


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