X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Perlasca. Un eroe italiano

Pubblicato il 27 febbraio 2002 da Alessandro Izzi


Perlasca. Un eroe italiano

Una voce pare risuonare nella mente dello spettatore mentre assiste agli orrori narrati in questa fiction televisiva. Uno spettro inquietante che aleggia tra le immagini gridando (ma senza strepito, per carità, senza offendere la povera platea televisiva) che non bisogna dimenticare ciò che è stato, per evitare che l’orrore possa ripetersi. Belle parole, viene da pensare, di fronte ad una situazione italiana tutt’altro che edificante. Un’Italia che non legge più Primo Levi, se non nelle occasioni comandate, (e la lettura dei suoi libri andrebbe resa obbligatoria in tutte le scuole), e che pensa ai campi di sterminio come qualcosa di lontano nel tempo e nello spazio: una tragedia che ha raggiunto lo stesso grado d’intangibilità dell’incendio di Roma o della presa di Troia. Buffo che sia proprio la televisione (tanto più quella dell’era berlusconiana) che, con il suo profluvio insensato di pixel sulla superficie di uno schermo vetroso, è riuscita nell’osceno miracolo di trasformare in immagini innocue anche i fiumi di morti che scorrevano in Ruanda, a prendersi sulle spalle l’arduo compito di narrare l’inenarrabile. E, allo stesso tempo, significativo che dell’orrore passato (in fondo non il più grande anche se uno dei più immani di cui l’umanità sia stata in grado di macchiarsi) essa scelga gli episodi più gratificanti. Non il buio spalancato sull’abisso del crimine -sarebbe troppo nelle coscienze di persone che hanno da poco smesso di cenare e che si apprestano ad un sonno ristoratore- ma quelle poche fievoli luci, quei piccoli atti eroici che, nel momento più tragico, sono riusciti a brillare per qualche istante, salvando qualche vita. La storia di Perlasca, come quella di Schindler e di pochi altri, è una storia esemplare su come si possa mantenere la propria dignità e l’orgoglio, quasi, di dirsi uomini anche nei momenti in cui questa parola sembra perdere ogni senso. E nel raccontarla, Negrin trova una giusta misura di umiltà e delicatezza, e tira fuori del suo cappello di prestigiatore/regista una notevole attenzione al dettaglio storico che raramente ritroviamo in opere pensate per la televisione. Con molto rispetto il regista ci dona un’opera a tratti sottilmente inquietante che ha il solo imperdonabile difetto di essere troppo pacificatoria, come tutte le storie che, descrivendo tempi cupi, ci mettono, comunque, di fronte eroi positivi entro cui immedesimarci. Così di fronte all’abominio della persecuzione razziale, noi spettatori, pur nel raccapriccio di tanta abiezione, possiamo, sempre, alzarci in piedi come fa con fiero cipiglio Zingaretti, e gridare al mondo l’orrore di cui sono figlie e in cui non vogliamo riconoscerci. “Maledetti” aveva urlato un sopravvissuto dei campi di sterminio “coloro che dopo aver visto tutto questo, saranno capaci di tornare alla loro vita come nulla fosse successo”. E noi, finita la trasmissione, quando ricominciano le martellanti pubblicità dei nostri tempi grassi, anche se con qualche brivido che ancora ci corre per la schiena, possiamo tornare alla vita di tutti i giorni. Siamo, anzi, invitati a farlo dallo stesso film che ci lascia con l’impressione di avere imparato qualcosa in più e di avere gettato nelle nostre coscienze se non altro il seme del rispetto e dell’amore per il prossimo. E sentendoci meglio di prima e più buoni di prima non ci rendiamo conto di quanto, in fondo, somigliamo, ai persecutori descritti dalla storia, tanto quanto possiamo somigliare ai perseguitati e che la linea che divide i sommersi dai salvati è sottile come un giro di filo spinato. Che non si ripeta mai più l’orrore del passato, ci ripetiamo chiudendo gli occhi di fronte alle ripetizioni che poco lontano da casa nostra hanno avuto e ancora hanno luogo; ma siamo poi così sicuri che, dovesse alla fine ripetersi, noi sapremmo scegliere il lato giusto di quel giro di filo spinato?

(Perlasca. Un eroe italiano); Fiction televisiva;

regia: Alberto Negrin; interpreti: Luca Zingaretti

Messa in onda in prima televisiva: 27 e 29 gennaio 2002 replicata: 27 gennaio 2003; rete: RAI 1; orario: 20:55

[febbraio 2002]


Enregistrer au format PDF