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Pesaro 2011 - Eternity - Concorso

Pubblicato il 23 giugno 2011 da Giovanna Branca


Pesaro 2011 - Eternity - Concorso

Qualcuno ricorderà il lunghissimo piano sequenza di circa sette minuti del celebre finale di Professione Reporter. In Thailandia, però, Antonioni sarebbe ritenuto un principiante. Ne aveva già dato prova il vincitore di Cannes 2010, Lo zio Boonmee che si ricorda delle vite precedenti di Apichatpong Weerasethakul, e lo conferma Eternity di Sivaroj Kongsakul. In quasi due ore di film, gli stacchi di montaggio si possono contare sulle dita di due mani, i movimenti di macchina su quelle di una e i primi piani sono praticamente inesistenti.
Eternity - titolo ironicamente evocativo del sentimento di impotenza che si prova davanti a questa successione di lunghissimi piani sequenza – è la storia di un fantasma. Che si ricorda delle vite precedenti. Tema evidentemente molto sentito in Thailandia, viene declinato da Kongsakul nella variante di un uomo morto che “ricorda” il suo fidanzamento con la ragazza che sarebbe diventata sua moglie e poi “osserva” la vita della sua famiglia in sua assenza. L’evocazione di Antonioni, oltre ad offrire l’opportunità di facili battute sulla lentezza, non è però del tutto fuori luogo. Le inquadrature di Eternity sono costruite secondo il principio antonioniano dell’iniziare una sequenza prima che l’azione cominci e di prolungare lo sguardo della macchina da presa sul luogo in cui si svolgono le vicende anche oltre la conclusione degli eventi inquadrati (e spesso disinquadrati). Con la differenza che il lasso di tempo fatto trascorrere da Antonioni viene prolungato indefinitamente dal regista thailandese.
Il filo rosso del film è infatti la contemplazione dei paesaggi della campagna della Thailandia dove il protagonista ha passato l’infanzia, la cui resa in termini pittorici è il punto forte dell’opera di Kongsakul. Da questo punto di vista la sequenza iniziale – inquadratura di una strada campagnola percorsa molto lentamente da un uomo in motorino fino alla sua uscita dal campo, protratto poi ancora per qualche minuto – è una dichiarazione di poetica e anticipazione di quale sarà lo svolgimento, a livello stilistico, del film. Come a dire uomo avvisato mezzo salvato.
I dialoghi si conformano ovviamente a questo andamento generale, e sono rarefatti all’estremo; il silenzio e il cicaleccio la fanno quasi esclusivamente da padroni. Se è comunque impossibile restare indifferenti di fronte al tema della continua presenza nella nostra vita dei cari estinti, Eternity richiede una buona dose di forza di volontà per poter apprezzare il lirismo con cui questo sentimento è fatto risuonare nel paesaggio e nelle azioni più banali.


CAST & CREDITS

(Tee Rak) Regia: Sivaroj Kongsakul ; sceneggiatura: Sivaroj Kongsakul ; fotografia: Umpornpol Yugala ; montaggio: Sivaroj Kongsakul, Nuttorn Kungwanklai ; musica: Qong Monkon; scenografia: Rasiguet Sookkarn; interpreti: Wanlop Rungkamjad (Wit), Namfon Udomertlak (Koi); produzione: Pop Pictures Co., Ltd Red Snapper Co.; origine: Thailandia ; durata: 105’.


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