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Pesaro 2011 - I Love You - Documentari Russi

Pubblicato il 24 giugno 2011 da Giovanna Branca


Pesaro 2011 - I Love You - Documentari Russi

Il problema dello sguardo è da sempre argomento centrale quando si parla della presunta oggettività del documentario. Quanto la posizione del regista, i suoi interessi e le sue esperienze, condizionano il modo di guardare l’oggetto filmato? Il modo di rispondere a questa domanda da sempre caratterizza il vasto numero di diversi approcci al cinema non di fiction.
Mettere la macchina da presa nelle mani delle persone che sarebbero oggetto dell’osservazione – come fanno Pavel Kostomarov e Aleksandr Rastorguev in I Love You – rappresenta, rispetto a questo assunto di partenza un passo, che va in due direzioni fortemente divergenti. Da un lato ci si pone alla distanza più ravvicinata possibile, si annulla la presenza di una persona esterna che, presente per filmare, influisce inevitabilmente sul corso degli eventi. D’altro canto, consegnare la macchina da presa ai diretti interessati pone ovviamente al centro dell’attenzione lo sguardo che i protagonisti – nel nostro caso un gruppo di ragazzi della periferia russa e le loro vicende amorose – hanno su se stessi, e ancor più l’immagine di sé che vogliono proiettare all’esterno. Massima abbreviazione della distanza dall’oggetto, quindi, ma al contempo rinuncia ad ogni pretesa di oggettività e spostamento dell’attenzione sul modo in cui le persone indagate intendono mettersi in scena, che diventa il vero e proprio oggetto d’indagine dell’opera.
I Love You è quindi l’autorappresentazione di tre personaggi principali, che posizionano la telecamera nelle loro automobili, case, luoghi d’incontro, per registrare principalmente il modo che hanno di rapportarsi con l’amore. Ciò che ci è dato scoprire sulle loro vite non è niente di particolarmente inatteso: giornate inconcludenti insieme alla percezione fortemente maschilista dei rapporti sentimentali, infondo non molto diversa da quella che si può riscontrare in alcuni giovani (e non solo) di tante città dell’Europa occidentale.
L’interesse è costituito, appunto, dalle modalità con cui le dinamiche vengono rivelate. Il candore che questi ragazzi hanno nel mettere in scena i propri difetti è un interessante spunto di riflessione, che regala anche qualche sorpresa quando si nota la loro disponibilità a mettersi in discussione. E’ il caso della piccola parabola offerta dalle vicende del single incallito del gruppo, che si lascia andare a monologhi straordinariamente misogini. Per poi riprendere se stesso, nel finale, avvilito dal rapporto con una ragazza e pronto a fare tutti quei gesti (come regalare un mazzo di fiori) che aveva precedentemente stigmatizzato come inaccettabili sottomissioni, mostrando così una deliberata disponibilità a criticare le sue stesse posizioni e a offrirsi come esempio negativo che va giustamente incontro ad una banale ma efficace pena del contrappasso.


CAST & CREDITS

(Ja Tebja Ljublju) Regia: Pavel Kostomarov e Aleksandr Rastorguev ; sceneggiatura: Pavel Kostomarov, Susanna Baranzieva; montaggio: Pavel Kostomarov e Aleksandr Rastorguev; interpreti: Vladislav Kuzmenko, Stanislav Cerkasov, Aleksandr Glotov); produzione: Non-Stop Productions; origine: Russia 2011 ; durata: 72’.


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