X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Pesaro 45 - Sweetgrass - Band a part

Pubblicato il 25 giugno 2009 da Donato Guida


Pesaro 45 - Sweetgrass - Band a part

Un mondo che sembra non esistere più, del quale oggi non vi è rimasta alcuna traccia: il mondo pastorale; un’idea antica, per molti, insignificante (oggi), per tanti, ma importante per alcuni – in questo caso, le antropologhe Ilisa Barbash e Lucien Castaing-Taylor –, tanto da sentire il bisogno di realizzare un documentario. Sweetgrass, presentato fuori concorso alla 45° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro – e già presentato al Festival internazionale del Cinema di Berlino 2009, nella sezione Forum – ha tanto l’aspetto di un melanconico testamento, quasi un grido disperato rivolto al mondo intero; certo, bisogna dire che non c’è rabbia, ma un pedagogico tentativo di studio sugli animali e sugli uomini che di questi animali hanno cura, sulle relazioni che si sviluppano tra gli stessi animali e tra questi ultimi e i pastori.
«Se alla fine Sweetgrass parla di qualcosa, è sull’attrazione e al tempo stesso le contraddizioni del mondo pastorale, uno stile di vita basato sull’inseparabilità tra la natura e la cultura: un sistema che è stato determinante per la costruzione della civiltà ma che oggi è progressivamente in forte declino». Parole, queste, rilasciate dalla stessa regista, Lucien Castaing-Taylor. Certo è che di natura, in questa opera, ce n’è davvero tanta. Il film, nel far fuoriuscire le relazioni sopra citate, segue un gregge di pecore in uno degli ultimi ranch rimasti nel Montana sulle montagne Absaroka-Beartooth. Il colpo d’occhio è di quelli che lasciano senza fiato: una natura primitiva, la cui bellezza, aggiunge, allo sguardo – quello cinematografico, ovviamente –, emozioni e sensazioni che non è facile far esplodere in ogni parte del mondo. _E alla fine ciò che resta è il rapporto uomo-natura, “studiato” – è proprio il caso di dirlo – al di fuori di semplici luoghi comuni. Certo, non si assiste all’apocalittico e superomistico rapporto presente nelle opere di Herzog, né tantomeno siamo dinanzi al taglio etnografico del cinéma vérité di Jean Rouch: eppure sembra essere proprio questo il senso di un lavoro cinematografico che altro non ha voluto esprimere se non la naturalezza e la semplicità; elementi propri di un mondo che troppo facilmente è in caduta libera verso la definitiva scomparsa. _Un grido disperato, si diceva all’inizio; un mondo del quale non tutti (quasi nessuno!) s’interessano e per la cui scomparsa in pochi si dispereranno. Eppure, se anche solo due signore hanno sentito il bisogno di parlarne, di studiarlo, di registrarne anche i più piccoli elementi di vita quotidiana, ciò vuol dire che non tutto è perduto e che, probabilmente, a qualcuno verrà in mente che anche questo mondo (in un presente, alcune volte, anche “troppo” tecnologico) è parte integrante della vita di tutti.
E si spera che l’affascinante Sweetgrass possa aiutare a velocizzare quella che doveva essere una certezza, ma che altro non potrà divenire se non una “semplice scoperta”.


CAST & CREDITS

(Sweetgrass) Regia: Ilisa Barbash e Lucien Castaing-Taylor ; sceneggiatura: Lucien Castaing-Taylor: ; interpreti: John Ahern, Elaine Allestad, Lawrence Allestad, Pat Connolly, Billy Allestad, John Sweet, Mark Miller, John Jankens, Jackie McKenney; produzione: Andromeda Film Zürich; origine: U.S.A.; durata: 105’.


Enregistrer au format PDF