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Phubbing - Life in the bow

Pubblicato il 13 settembre 2015 da Sabrina Mascellari
VOTO:


Phubbing - Life in the bow

Nel 1995, in piena ascesa del World Wide Web, Milan Kundera elogiava la lentezza nel suo omonimo saggio scrivendo che “la velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo”. Parafrasando il celebre scrittore ceco, potremmo dire che la velocità di connessione regala momenti di ebbrezza a tutti coloro che ormai vivono in simbiosi con uno smartphone o un tablet: un esercito di “connessi” che non riesce a fare a meno di raggiungere la rete per googlare ogni tipo di informazione, controllare la posta elettronica, chattare su Whatsapp e, soprattutto, girovagare sui social network per postare foto, ricevere messaggi o verificare lo stato del proprio profilo in termini di follower, “Mi piace”, notifiche e retweet. Ci siamo dentro fino al collo un po’ tutti e una volta entrati nel loop è quasi impossibile uscirne, proprio come per le tossicomanie.

Videodipendenza e tecnostress, nel nostro paese riconosciute come malattie professionali nel 2007, provocano effetti collaterali come insonnia, ipertensione e mal di testa per arrivare addirittura allo stato confusionale o alle alterazioni comportamentali. Un sovraccarico informativo che aliena, fa perdere i contatti con la realtà e favorisce il dilagare del phubbing (neologismo composto dai termini inglesi phone e snubbing, ignorare), vale a dire, quell’atteggiamento irritante e scortese di chi trascura la compagnia e l’attenzione delle persone con cui si trova per dedicarsi alle attività social sul proprio cellulare. Sono dunque i cosiddétti phubber i protagonisti di Life in the bow , il corto di animazione di Xie Chenglin, un giovane studente che nel 2014 si è aggiudicato il premio annuale della Central Academy of Fine Arts, l’Accademia d’arte diretta dal Ministero dell’educazione cinese. Un dissacrante filmato di soli due minuti in cui i diversi protagonisti si alternano in sequenza e sono accomunati dallo stare incurvati sul proprio smartphone completamente indifferenti agli eventi che intanto si susseguono e si evolvono in modo persino tragico intorno a loro. I tecnodipendenti del corto sono ritratti come dei piccoli mostriciattoli con testa, occhi e dita, le parti del corpo necessarie a restare sempre connessi all’infernale dispositivo; il racconto si snoda senza alcun dialogo o commento musicale, ma solo con il nevrotico picchiettio sulla tastiera, il familiare avviso di notifica di un messaggio in arrivo e tutti i rumori dei disastri che l’aberrazione dei personaggi provoca. La grafica è essenziale, quasi scarna, con colori neutri, pallidi, contenuta in un insieme inquietante e affatto accattivante ma nel complesso efficace e di impatto per veicolare il messaggio. Xie Chenglin sembra prediligere la sostanza alla forma con uno stile personale e sopra le righe, non edulcorato da alcun effetto speciale sorprendente, che colpisce per il cinismo e l’irriverenza.

I terribili phubber di Life in the bow rappresentano una versione esacerbata e catastrofica del multiforme e alienato popolo del web che forse ha dimenticato che, come sosteneva Oscar Wilde, “vivere è la cosa più rara al mondo” e non esistere in una sequenza di bit su un social network.

Tweeting: Aberrante e ironica parodia animata sui disastri che provoca la tecnodipendenza.

Where to: Su Dailymotion o 3nz.it


(Phubbing - Life in the bow); Regia: Xie Chenglin; origine: Cina, 2014; durata: 2’,48’’



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