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Piazza grande - Camille Redouble

Pubblicato il 9 agosto 2012 da Fabiana Proietti

VOTO:

Piazza grande - Camille Redouble

Dopo un’immersione nella recitazione, che l’ha vista protagonista di alcuni tra i film piu’ belli dell’ultimo anno, Noémie Lvovsky torna dietro la macchina da presa a cinque anni da Faut que ça danse!.

Lo fa con una storia potenzialmente autobiografica (non a caso il film è dedicato alla madre) debitrice in maniera scoperta del Peggy Sue si è sposata di Francis Ford Coppola, di cui ricalca sostanzialmente il plot: un divorzio difficile dall’amore della sua vita, una sbronza e un risveglio nell’adolescenza, nella Francia del 1984, in cui Camille incontra nuovamente i genitori scomparsi, le amiche di sempre e ovviamente lui, l’uomo che venticinque anni dopo le spezzerà il cuore.

Come in tanti film di questa Piazza Grande l’amore sembra ormai un grande e invincibile nemico, da aggirare con ogni mezzo a disposizione: un mostro che divora le interiora, un atto creativo di cui disporre a proprio piacimento, o semplicemente un destino inevitabile, come già ci avevano detto Kaufman e Gondry, che sembrano i referenti imprescindibili per diversi autori.

La variazione sul tema proposta da Noémie Lvovsky è tutta nel segno di un’atmosfera incredibilmente tenera, giocata sulla propria fisicità, un corpo appesantito strizzato in gonnelline a balze e scarpe da ginnastica, che diventa protagonista assoluto della scena. _Tra corse in bicicletta sulle note di 99 Luftballons, balli di gruppo con Walking on sunshine, sesso occasionale e imbranato, la Lvovsky dà tutto di sé nell’interpretare la sua vecchia teen ager, restituendo la malinconia di una vita trascorsa e l’icontenibile energia delle seconde chance.

Con uno stile classico, di certo lontano dalle sperimentazioni linguistiche di un Gondry, Camille redouble è anche una dichiarazione d’amore al cinema, custode di una memoria privata e collettiva: il mezzo tecnico che permette quotidianiamente viaggi nel tempo come quello extraordinario di Camille che, consapevole del dolore della perdita, recupera ricordi dei genitori scomparsi con registrazioni audio di quelle voci che le mancheranno.

Per questo il film accumula situazioni da tempo delle mele, mettendoci in mezzo set splatter - la Camille matura è un’attrice chiamata a prestare la giugulare per sbarcare il lunario - e cammei di un interprete simbolo di questi tempi, Mathieu Amalric, e dell’ormai leggendario Jean-Pierre Léaud, cui basta apparire sullo schermo per far sovrapporrre sul volto ormai invecchiato lo sguardo inquieto del piccolo Doinel.
Come Camille, le cinéma redouble.


CAST & CREDITS

Regia: Noémie Lvovsky; sceneggiatura: Noémie Lvovsky, Florence Seyvos, Pierre-Olivier Mattei, Maud Ameline; fotografia: Jean-Marc Fabre; montaggio: Annette Dutertre et Michel Klochendler; musica: Gaetan Roussel, Joseph Dahan; interpreti: Noémie Lvovsky, Samir Guesmi, Riad Sattouf, Jean-Pierre Léaud, Yolande Moreau, Michel Vuillermoz, Mathieu Amalric Denis Podalydès, Esther Garrel, Anne Alvaro, Vincent Lacoste, Judith Chemla; produzione: Le Pacte; origine: Francia, 2012; durata: 120’;


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