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Post mortem

Pubblicato il 28 ottobre 2010 da Sila Berruti


Post mortem

Sottrazione, accumulo, storia personale, racconto universale, empatia e distacco. Ricetta infallibile quella di Pablo Larrain che già aveva convinto, e vinto, con Tony Manero (Miglior film al TorinoFilmFestival 2008). Post Mortem ne presenta gli stessi amari tratti, la stessa disillusa drammatica ironia. Ci si accosta nei colori, nello stile, nello squallore degli spazi e degli esseri umani. Ma quello che guardiamo, è un Larrain più maturo, più consapevole, meglio capace di gestire il mezzo visivo e i suoi elementi. Sullo sfondo, silente e rumoroso, il golpe di stato cileno, le manifestazioni e le speranze disilluse. Sembra che i registi sudamericani non riescano a liberare se stessi dal dramma del loro passato recente, che abbiano bisogno di collocarlo all’interno di eventi di ordinari e straordinari, pubblici e privati. La vita, quella di tutti i giorni deve necessariamente mescolarsi alle tragedie della storia. Ai golpe dei generali, agli stermini di massa negli stadi, ai desaparecidos e alle morti inutili. Non stupisce quindi che l’essere umano subisca immutabili e drammatici cambiamenti. La vita perde di valore e la morte di senso. Le brave persone comuni, circondate dall’assurdità del dolore collettivo, smarriscono il senso del bene e del male.
Post Mortem racconta di un funzionario di obitorio innamorato della sua vicina, una ballerina di cabaret anoressica che lo illude e tradisce. Fuori la rivoluzione, il colpo di stato e la morte del presidente Salvador Allende. Quando questo assurdo caos entra nell’ obitorio, quando i morti si accumulano per le scale, quando diventa necessario parlare di sterminio di massa, quando si presenta davanti agli attoniti occhi del protagonista il cadavere del Presidente con il cranio massacrato, allora i protagonisti implodono, compiendo con la solita inusitata quiete gesti di straordinaria follia. Lo straniamento brechtiano guida tutto il senso del film, fino al disperato climax finale che lascia disorientato lo spettatore. Larrain ama indagare le personalità sommerse, gli animi che emergono solo per un piccolo frammento, in un singolo irripetibile istante. Gli incontri tra anime sole, disperse che vagano senza meta alla ricerca di se stessi e della propria essenza. Esseri umani, che compiono azioni crudeli, quando fuori sembra che non ci sia più limite alla violenza per scoprire se sono capaci di fermarsi. Che trovano nella follia collettiva il coraggio e l’occasione per dare voce alla propria disperazione personale.
Post Mortem è un film che porta la firma del regista in ogni inquadratura o movimento di macchina. Coraggioso, complesso, ostico e per molte cose irrisolto. Prosegue Larrain il suo cammino verso un cinema alto, lasciandoci ben credere e sperare nel prossimo futuro.


CAST & CREDITS

(Post Mortem); Regia : Pablo Larraín; sceneggiatura: Pablo Larraín, Mateo Iribarren; fotografia: Sergio Armstrong; montaggio: Andrea Chignoli; interpreti: Alfredo Castro, Antonia Zegers, Jaime Vadell, Amparo Noguera; produzione: Fabula di De Dios Larraín; origine: Cile 2010; durata: 98’


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